Il libro di Nicoletta Romanoff, uscito a maggio per Rizzoli, ci parla della sfida “di rimanere in cammino con Dio” con la prefazione di Erri De Luca.

Nicoletta Romanoff è ricordata dal grande pubblico per il ruolo di Valentina, una ragazza che vuole intraprendere la carriera di show girl, nel film “Ricordati di me” di Gabriele Muccino del 2003. Questo ricordo ce la fa apparire giovane, sorridente, intraprendente, e anche un pizzico superficiale. Un’immagine cinematografica che cozza con l’intima quiete attraverso la quale prova invece a raccontarsi, con umiltà e sincerità, nel libro edito da Rizzoli e uscito da poco dal titolo “Come il tralcio alla vite” e dal sottotitolo “La sfida di rimanere in cammino con Dio”.

Un grande dolore, subito seguito dalla speranza.

Un libro attraversato da un grande dolore: la perdita improvvisa, inaspettata e inspiegabile, poco prima del “debutto ufficiale in società” di Nicoletta, del fratello maggiore di tre anni, Enzo-Manfredi. Lei, che di anni ne aveva appena 18, si è improvvisamente ritrovata ad essere figlia unica, con tutto il peso che dà ciò può derivare. Oltre al lutto personale, anche una nuova spiazzante dinamica familiare. Nonostante ciò, non subito, ma quasi, la vita dell’attrice prosegue, dopo un primo attimo di smarrimento e “fuga”, con una grandissima e travolgente apertura alla vita (diventerà mamma a vent’anni del primo figlio, Francesco, e subito dopo del secondo, Gabriele).

La maternità in giovanissima età.

La maternità l’ha forse strappata dal dolore intenso della perdita, riportandola quotidianamente alla vita, anche alla sua brutalità, al suo bisogno di concretezza e cura, soprattutto nei primi anni. E’ delicato il suo modo di parlare di maternità, perché lo fa candidamente, ammettendo di essere cresciuta insieme soprattutto a questi due primi figli maschi (avrà poi anche due femmine, Maria ed Anna), di aver goduto della loro infanzia mettendo da parte, volutamente, la carriera e di essere cresciuta fortemente durante la loro adolescenza.

La vita sentimentale e il desiderio originario di famiglia si sono però in qualche modo sgretolati, sia nella famiglia d’origine che in quella che avrebbe voluto tenere in piedi ad ogni costo e Nicoletta ha vissuto anni turbolenti non soltanto per le vicissitudini amorose e familiari, ma anche perché in questo mare mosso ha sempre cercato di restare vicina alla vite, per lei rappresentata dalla Chiesa, da Dio e dai sacramenti. Un percorso tortuoso, difficile ed in salita, ma seguito con coscienza, purezza e consapevolezza di “fare la cosa giusta”.

Il libro, ricco di citazioni.

Colpiscono le esperienze di pellegrinaggio, le parole dedicate alle amiche, i dubbi, le incertezze e le responsabilità della maternità, il rapporto con la famiglia del primo marito, il ricordo dolce, affettuoso e luminoso del fratello, le angosce per l’ultimo periodo di vita del padre. Colpiscono anche le molte citazioni, laiche e non, che ci raccontano di letture e padri spirituali, ma anche di grande attenzione ai classici e al loro modo di raccontare l’animo e la genitorialità (nella prefazione, questo aspetto sarà sottolineato da Erri De Luca).

Tra tutte, riporto quella di José Saramago: “Essere madre o padre è il più grande atto di coraggio che si possa fare, perché significa esporsi a un altro tipo di dolore, il dolore dell’incertezza di stare agendo correttamente e della paura di perdere qualcuno tanto amato”. Tra quelle, invece, più spirituali, la prima che, come una freccia scoccata, ha colpito Nicoletta, ma colpisce anche il lettore, di Luigi Maria Epicoco: “La grazia di Dio opera in noi prima ancora che arrivi il dono della fede”.

Un resoconto di vita limpido, a tratti disarmante. All’inizio, subito, toglie il fiato, poi, piano piano, lo restituisce. In sintesi, non è forse questo il senso dell’essere “come il tralcio alla vita”?

Link per l’acquisto: Nicoletta Romanoff – Come il tralcio alla vite

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