
La storia di una donna coraggiosa Mariasilvia Spolato che per prima ha dichiarato: «Io amo una donna». Considerata una diversa a causa della sua omosessualità e del suo coming out.
Una data da ricordare
L’8 marzo del 1972, molte donne tra cui Jane Fonda, attivista e attrice americana, scesero in piazza a Roma, a Campo dei Fiori, si parla di 20.000 presenze, ma molte donne presenti quel giorno testimoniano che il numero era di gran lunga inferiore e quindi più esposte. Tra loro la prima donna a fare coming out.
A questa sfilata partecipa Mariasilvia Spolato infilata dentro un cartello-sandwich con la scritta: “Liberazione omossessuale”. Questo è stato il primo coming out in una piazza italiana e Mariasilvia era la prima donna italiana a dichiararsi pubblicamente lesbica.

Chi era Mariasilvia Spolato
Mariasilvia Spolato nasce a Padova il 25 giugno del 1935, si laurea a pieni voti in scienze matematiche nell’ateneo della sua città natale. In seguito si trasferisce a Milano dove lavora all’Ufficio tecnico della Pirelli e nel 1971 fonda il Flo Fonte di Liberazione Omosessuale, partendo dall’idea che le lesbiche dovessero liberarsi dalla “doppia oppressione” che subivano in quanto donne e omosessuali.
Il Flo si trasforma in Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario italiano e Mariasilvia fonda insieme ad Angelo Pezzana l’omonima rivista, portavoce dell’organizzazione.
Mariasilvia Spolato ama scrivere e pubblica la prima poesia lesbica del neofemminismo italiano seguita da un’altra pubblicazione dal titolo I movimenti omosessuali di liberazione che ancora oggi è considerato la bibbia dei diritti civili.
Le conseguenze del suo coming out
Durante la sfilata dell’’8 marzo del 1972, Mariasilvia viene immortalata dalla rivista “Panorama” e finisce in copertina, questa esposizione mediatica le costa il posto di lavoro e non solo.
Infatti Mariasilvia è licenziata per “indegnità” dalla scuola statale dove insegna, la sua compagna la lascia e viene ripudiata dalla sua famiglia.
Da quel momento qualcosa dentro di lei si spezza e la sua vita comincia a sgretolarsi. Senza soldi e senza una casa, inizia a scivolare ai bordi della società, costretta a dormire per strada.

Gli ultimi anni a Bolzano
Negli anni si trasferisce a Bolzano, dove la ricordano vagare per la strada in cerca di libri e giornali da leggere, perché nonostante tutto non aveva mai abbandonato le sue passioni.
Negli anni novanta si ammala, la ricoverano per una cancrena alla gamba e accetta per la prima volta gli aiuti dai servizi sociali che la ospitano nella casa di riposo “Villa Armonia”, mette in chiaro le sue intenzioni, non intende rinunciare alla sua libertà, così di giorno esce e la sera rientra nella struttura per dormire.
Pian piano inizia fidarsi del personale della casa di riposo e prende parte alle attività culturali.
Mariasilvia Spolato muore il 31 ottobre del 2018 nella struttura di Bolzano circondata dall’affetto degli operatori. La sua morte le ha reso un riconoscimento pubblico, come pioniera del movimento per i diritti delle persone omosessuali. Numerosi giornali hanno ricordato la sua storia e il suo gesto coraggioso che ha pagato duramente.
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