
Artista italiana contemporanea da anni residente negli Stati Uniti, Vanessa Beecroft ha spaziato nel mondo dell’arte sperimentando generi nuovi senza mai perdere di vista l’obiettivo di mostrare le potenzialità del corpo e della mente femminile.
Vanessa Beecroft va oltre l’arte. Per molti l’arte resta pervasa da un’aurea quasi mistica, un mondo di nicchia nel quale si riconoscono pittura, scultura ed architettura. Eppure, nel corso del Novecento, a partire dalle Avanguardie storiche, l’arte ha conosciuto piani mai toccati fino a quel momento. Ha affondato le sue radici in altre forme artistiche che hanno avvicinato l’arte stessa alla quotidianità e alla società. L’arte, in sostanza, si è evoluta ad un livello di massima sintesi con la realtà circostante e ha sviluppato nuove forme di comunicazione che in Beecroft convergono in un successo che dura da decenni.
Nuove sperimentazioni.
Vanessa Beecroft ha usato le nuove sperimentazioni che l’arte stava vivendo tra gli anni Settanta e Ottanta per creare un proprio “marchio di fabbrica”. In particolare parliamo delle performance che hanno caratterizzato alcuni indimenticabili lavori. Il suo messaggio è uno scardinamento di ruoli imposti dalla società alla donna. Attraverso una sorta di mercificazione del corpo femminile, Beecroft vuole affermare l’esatto contrario. Un esempio? Nel 1993, in una galleria di Milano, furono esposte una serie di donne nude, come se fossero dei manichini causando divergenze di opinioni fra i passanti. Molti, però, concordavano che sembravano delle prostitute.

L’etichetta al mondo femminile.
Se per l’uomo esistono diverse sfumature per alcune parole, le stesse se declinate al femminile diventano un titolo offensivo per le donne. La società ha etichettato e categorizzato determinati atteggiamenti e modi di vestire in modo deplorevole se riferiti alla donna. Non esistono sfumature: o bianco o nero. In un’intervista rilasciata l’anno scorso, la Beecroft parla proprio di questa performance che le lasciò l’amaro in bocca. Ma anziché deviare su altre soluzioni artistiche, decise che avrebbe continuato a riproporre quella performance finché il giudizio delle persone non fosse cambiato. Come lei stessa ammette, usa lo sguardo del pubblico per cambiare il modo di guardare il corpo delle donne. La scelta di esporre donne nude nasceva dalla necessità di dover cambiare le regole del gioco e di far rapportare finalmente gli spettatori con la nudità e il corpo. La storia dell’arte ci insegna che un tempo, i corpi nudi erano ritenuti belli e simboli di bellezza, così come c’è stata un’epoca dove raffigurare una donna nuda portava allo scandalo, come successe a Manet con Colazione sull’erba o con Olympia.
È mercificazione del corpo?
Seppur il messaggio lanciato da Beecroft sia abbastanza chiaro, spesso le sono state rivolte accuse da alcuni movimenti femminili, che non gradiscono questa spettacolarizzazione della donna. Eppure, utilizzando il corpo umano come mezzo espressivo, l’artista crea scenari che sono allo stesso tempo intimi e universali. Le sue opere spesso mettono in luce la vulnerabilità e la forza delle donne. Esplorano la bellezza, l’erotismo e la serialità dell’immagine femminile. Spesso, questo aspetto non è stato colto e ha trasformato l’artista in un bersaglio facile da parte di chi non è andato oltre l’arte, oltre il fenomenico.
Un’arte a 360 gradi.
Seppur usando strumenti diversi, Vanessa Beecroft ha usato le persone per mostrare l’evoluzione dell’arte. Un’arte fortemente concettuale, sul quale uno sguardo non deve indugiare e fermarsi alla superficie. L’arte concettuale, nelle sue innumerevoli declinazioni, non è di semplice lettura sempre, bisogna ammetterlo. Rispetto al passato, lascia molto spazio all’immaginario. E’ per questo che l’arte di oggi dovrebbe essere scevra dai pregiudizi che tutti noi, consapevolmente o meno, abbiamo. L’arte di oggi, così come quella di Vanessa Beecroft, ha bisogno di menti il più aperte possibili. Menti che siano in grado di abbracciare e non respingere tutto quello che non rientra in schemi prestabiliti.
Oltre l’arte.
L’arte di Vanessa Beecroft è talmente di impatto e spregiudicata da aver intrapreso anche un percorso all’interno del mondo della moda. Non è una collaborazione sempre serena ma Beecroft lavora con le modelle anche per esprimere una serialità che evidenzia l’immaginario comune della donna alta, bella, magra, androgina. Mostrando gli stereotipi, Beecroft li nega al tempo stesso. La serialità rappresenta l’omologazione di molti aspetti della società. Molti dei quali, però, si riferiscono alla donna. Ogni sua performance e pittura sono legate a quella precedente e a quella successiva come un ordine grammaticale che, nella sua sequenzialità, ha una logica. Per tale motivo il titolo dei suoi lavori è dato dalle sue iniziali, VB e da un numero. Perché l’occhio, con il tempo, può essere educato a guardare in modo diverso, come se mettesse a fuoco una verità che gli è sempre sfuggita.
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