
“Aprile dolce dormire” recita un famoso detto, ma potremmo tradurlo anche con “Aprile, dolce poetare”
Con una ricerca veloce si può scoprire, forse non senza sorpresa, di quante citazioni letterarie, soprattutto poetiche, esistano sul mese di aprile (ma non mancano quelle del cantautorato).
Passiamo in rassegna tre fra le tante poesie della letteratura italiana dedicate al mese primaverile per eccellenza.
Iniziamo da uno dei più famosi poeti contemporanei, protagonista della letteratura per l’infanzia, Bruno Tognolini, che nel suo libro “RIME CHIAROSCURE”, edito da Rizzoli nel 2012, ha inserito una filastrocca che ci ricorda anche il lato… allergico della primavera.
Aprile, di Bruno Tognolini e Chiara Carminati
“Pieno di pollini che danno starnuti
Ovunque insetti e ronzii sconosciuti
Per questo aprile, non sarà un caso
Mi fa saltare la mosca al nasoE il naso spara, moccioso cannone
Quei freddi giorni di buio bagnato
E caccia fuori con quell’esplosione
Via dalla testa l’inverno passato”
Ada Negri, poetessa italiana molto conosciuta che visse fino al 1945, ci ricorda invece la parte poetica ed emozionante della vita rinascente della primavera: le gemme che sbocciano, le foglioline che spuntano e tornano ad essere verdi. Un mistero ricco di speranza capace di donarci una gioia intima che niente e nessuno può scalfire. Il contatto con la natura, grazie al “giovinetto aprile”, è una cura per l’anima gratuita e sempre pronta a riaffacciarsi nel girotondo delle stagioni.
Pensiero d’Aprile, di Ada Negri
“Eppure è bella, anima mia, la vita:
non fosse che pei giorni in cui le foglie
giocano a quale per la prima spunti sui rami;
e tu le vedi, così tenere e trasparenti,
che ti s’apron l’ali nel rimirarle.
Come puoi del mondo tante cose sapere,
e non sapere come fa la fogliuzza
a tornar verde entro la scorza,
ad affacciarsi,
e tutta nova ridere al sol che la richiama?
La strada lunga che t’importa,
e l’essere strappata alla speranza
che più cara ti fu,
tradita da chi più fedele credesti,
se goder sempre t’è dato di questa gioia?E tu la sai ben certa nel giusto tempo:
ché non fu mai l’anno senza vicenda di stagioni,
e mai fu senza fronda il giovinetto aprile”.

La pioggia d’aprile, invocata dagli uccellini, è lieve, leggera, passeggera. Non spaventa, anzi, dona quasi un sollievo: è una leggera innaffiatura per la natura dai colori freschi e per noi umani, bisognosi di novità e bramosi di un nuovo amore. Con questa poesia Luigi Pirandello ci ricorda la fugacità della pioggia d’aprile e delle sue nuvole, ultimi ricordi dell’inverno ormai alle spalle e la speranza di un contatto, di una “dolce cosa”… un bacio.
Pioggia d’aprile fu scritta nel 1890 ed è il XIV componimento poetico della raccolta di poesie Pasqua di Gea, pubblicata per la prima volta a Milano nel 1891. L’intera raccolta fu scritta dall’autore in Germania a Bonn, tra il 1889 e il 1890. Le poesie sono dedicate ad una giovane tedesca, Jenny Schulz-Lander, figlia dei pensionanti presso cui soggiornava il poeta, di cui Pirandello era innamorato.
Pioggia d’aprile, di Luigi Pirandello
“Attoniti, dai nidi
nuovi, sui vecchi tetti
guardano gli uccelletti.Mettendo acuti gridi,
cadere l’invocata
pioggia di mezzo aprile.Tu dietro la vetrata,
dalla finestra bassa
come lor guardi e ridi.E’ nuvola che passa
giovinetta gentile:
la rosa imbalconata
metterà foglie nuove.
Su la tua bocca io tanti
baci vorrei contare,
o giovinetta, quanti
in questo punto sono
che dicon: “Guarda, piove! ”
Sorpresa curiosa,
e curiosa voglia!
io prego che tu voglia
lasciarmela passare…
Via, te la prendi a male?
Io chieggoti perdono:
ma un bacio è dolce cosa,
un bacio non fa male“.
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