Calligrafia dal greco “bella scrittura”. Quanti di noi possono dire di conoscere realmente le regole della calligrafia? La calligrafia era materia di studio nelle scuole elementari e chi non ricorda le pagine e pagine di segni per arrivare a padroneggiare soprattutto la scrittura corsiva? Ora la calligrafia non è più contemplata a scuola, ma la sua arte resiste e anzi sta avendo la sua età dell’oro. Ne parliamo con Francesca Biasetton presidente dell’Associazione Calligrafica Italiana.
Come si è avvicinata al mondo della calligrafia?
In modo del tutto casuale quasi trent’anni fa. Nasco illustratrice, e all’epoca volli seguire un corso di calligrafia cinese, tenuto da un maestro giapponese; il mio interesse era legato per lo più a come veniva utilizzato il pennello per riprodurre le lettere cinesi. Per me era soprattutto un copiare gli ideogrammi per carpire esattamente la tecnica di utilizzo degli strumenti. Nello stesso periodo trovai nello studio di un cliente un libro di calligrafia inglese tradotto in italiano. Nella prefazione si sottolineava come in Italia la calligrafia fosse caduta in disuso, mentre in Gran Bretagna ricopriva ancora un ruolo importante, sottolineato dalla presenza di corsi, convegni di approfondimento, associazioni calligrafiche. A questo punto mi metto in contatto con Anna Ronchi – attualmente la nostra presidente onoraria – che era appena tornata da Londra, dove aveva frequentato un corso universitario di calligrafia. Io di contro decisi di partire per la stessa meta per seguire una scuola estiva di calligrafia.
Quando nasce, quindi, l’Associazione Calligrafica Nazionale.
Quasi nello stesso periodo, esattamente nel 1991, a Milano, e viene fondata come APS (associazione a promozione sociale), quindi senza alcuno scopo di lucro. Unico obiettivo quello di promuove la diffusione della calligrafia e delle discipline ad essa collegate ai suoi soci. I soci iniziali erano sei, con Anna Ronchi come presidente.
Ma esattamente cos’è la calligrafia?
In italiano si fa l’errore di pensare che il mero atto di scrivere sia calligrafia. La calligrafia, invece, è un’arte ed esattamente l’arte della scrittura educata, bella, che per essere eseguita in maniera corretta necessita di regole ben precise. La bella grafia, eseguita seguendo le regole del bello, riproduce delle forme che sono state codificate negli anni.
In cosa consiste lo studio della calligrafia?
Quando si vuole intraprendere lo studio della calligrafia si inizia studiando la storia della scrittura, si analizza come essa si è evoluta nel tempo, si studiano le diverse forme, le lettere, gli alfabeti, che regole sono state codificate, che cambiamenti ed evoluzioni sono stati adottati. E tutto ciò si esegue utilizzando strumenti atti a queste cose. Bisogna dimenticarsi di come si scrive nel quotidiano, seguendo degli automatismi dettati semplicemente dal rendere più facile e fluido il nostro tratto, e imparare una sequenza di gesti per riprodurre determinate grazie, che ci porteranno a delineare le lettere finali, in gergo si definisce ductus, l’ordine e la direzione dei tratti. Naturalmente ogni lettera ha la sua sequenza, così come ogni alfabeto ha i suoi strumenti e bisogna imparare a familiarizzare con tutto ciò.
Perché studiare calligrafia?
Le motivazioni possono essere le più varie, partendo sempre dal presupposto che è un percorso lungo e richiede molta pazienza e abnegazione. Innanzitutto si può imparare un mestiere, da quando è nata l’associazione abbiamo formato molti professionisti che hanno trovato lavoro realizzando calligrafia per applicazioni nel settore della grafica editoriale e pubblicitaria, e per eventi, e che a loro volta insegnano. Chi invece non ha ambizioni professionali spesso segue i nostri corsi per il semplice gusto di studiare quest’arte, di crearsi un hobby, di ritrovare l’antico piacere di una scrittura lenta e di massima concentrazione. Molti apprezzano l’arte calligrafica proprio per questo, lasciare fuori dalla porta del corso la frenesia, il tempo incalzante, le distrazioni tecnologiche, aiuta a ritrovare se stessi.
Invece da un punto di vista didattico, la calligrafia ha un suo ruolo?
Ormai da molti anni nelle scuole primarie la calligrafia – bella scrittura – non viene più insegnata. I bambini apprendono la scrittura, soprattutto quella corsiva, seguendo indicazioni che non hanno regole calligrafiche di fondo, questo perché le stesse insegnanti, soprattutto le nuove generazioni, non sono più formate in tal senso. Le docenti un po’ avanti negli anni, avendo frequentato le scuole in un’epoca in cui la calligrafia era ancora una materia di studio, ora riescono ad avere un approccio più appropriato nell’insegnare a scrivere; quelle più giovani, se completamente a digiuno, insegnano la scrittura seguendo il loro modo di scrivere, che quasi sempre non trova riscontro nelle regole della calligrafia, questo comporta un insegnamento del corsivo che spesso lo rende molto più difficile e poco fluido nell’esecuzione. Prima della pandemia tenevo corsi di formazione per le insegnanti delle scuole primarie proprio sull’insegnamento del corsivo.
Sarebbe giusto reintegrare l’insegnamento della calligrafia nelle scuole primarie?
Ci sono fior fiori di studi di neuroscienziati sull’importanza della scrittura a mano, ma questo non è il mio campo. Da tecnico della scrittura posso dire che imparare a tracciare nel modo corretto la lettera sul foglio, aiuterebbe a rendere la scrittura corsiva più fluida, più scorrevole e più leggibile. Quando ciò non avviene si verificano due problemi: la scrittura può diventare illeggibile per gli stessi scrittori che dunque non la riconoscono come propria e non la sanno leggere, e per ovviare a questo inconveniente si delinea il secondo problema, si decide di passare a scrivere in stampatello maiuscolo. Questa scrittura era stata creata dai romani come una scrittura che doveva avere come fine ultimo il dover essere chiara e durare nel tempo (pensiamo alle epigrafi), ma non è scorrevole e questo comporta che spesso mischiamo le scritture, uniamo stampatello maiuscolo al corsivo rendendo ancora più difficile l’interpretazione di ciò che scriviamo agli altri e complicandoci noi stessi la vita. Poi teniamo conto che ci sono ancora degli ambiti in cui lo scrivere a mano e dunque il corsivo è richiesto, pensiamo agli esami di stato per notai. Pensi che esiste, infatti, una scuola per notai in cui è contemplato un corso di calligrafia.
Come si è evoluta l’associazione negli anni?
L’anno prossimo compiamo trent’anni e speriamo innanzitutto di poter festeggiare. Sin dalla sua apertura l’interesse intorno a noi è stato alto. I primi maestri sono stati gli stessi insegnanti stranieri da cui avevamo imparato noi. A mano a mano abbiamo formato a nostra volta docenti, che ora tengono i corsi. Lo scopo dell’associazione è stato pienamente raggiunto, perché oggi è di fatto un valido punto di riferimento per tutti coloro che vogliono avvicinarsi all’arte calligrafica. Negli anni siamo riusciti a creare anche delle borse di studio. Peri venticinque anni abbiamo organizzato un convegno internazionale presso l’Archivio di Stato di Milano dal titolo “La scrittura a mano ha un futuro?”. Gli ospiti invitati da tutto il mondo hanno analizzato la scrittura da diversi punti di vista: didattico, artistico, calligrafico. Abbiamo anche dato alle stampe poco tempo fa il nostro “Manuale di calligrafia”, andato a ruba, tanto che è prevista una ristampa a un mese dall’uscita. Le royalties serviranno per finanziare borse di studio e attività gratuite per i soci. Ci riteniamo molto soddisfatti.
Come avete affrontato la pandemia?
L’emergenza pandemica di questo ultimo periodo ha arrecato una battuta d’arresto. In questi ultimi tempi la calligrafia è diventata un po’ di moda, e sono in molti a proporla, l’effetto COVID poi ha fatto sì che nascessero tante realtà in rete. Noi volevamo poter garantire l’alta qualità dei nostri corsi, ora siamo pronti per riaprire. I corsi rimarranno formati da gruppi ristretti, come avviene in presenza, perché riteniamo che l’insegnante debba essere in grado di seguire personalmente tutti i partecipanti.
Chi frequenta i vostri corsi?
Sono in molti ad avvicinarsi alla calligrafia, e delle realtà più disparate, ma la cosa che ci rende più felici è che l’età dei partecipanti si sta a mano a mano abbassando. All’inizio i corsi erano frequentati principalmente da persone di una certa età, nostalgici, che avevano voglia di cimentarsi nuovamente con pennini e inchiostro. Poi aumentando i soci abbiamo visto arrivare persone anche più giovani. Come ho già detto chi si iscrive ai nostri corsi lo fa per diversi motivi. Ma c’è un legame comune a tutti, la voglia di apprendere un qualcosa che è in continuo divenire, nella calligrafia non esiste un punto d’arrivo. Non si smette mai di imparare e di migliorarsi. Io stessa seguo ancora corsi per principianti. Perché il fine ultimo sarebbe quello di trovare una propria strada calligrafica, non copiare pedissequamente ciò che insegnano i maestri, e questo non è facile.
I corsi hanno vari livelli di difficoltà?
Sì, nel calendario delle attività segnaliamo il livello di difficoltà. Ma sta al corsista decidere quale seguire, certo siamo sempre disponibili per un confronto e un consiglio.
Cosa si può leggere dietro a un aumento di attenzione verso la calligrafia. C’è bisogno di riscoprire attività del passato che a questo punto tanto obsolete non sono, così da riportare un po’ di equilibrio tra frenesia, velocità tecnologica e riappropriazione dei propri spazi e del proprio tempo?
Sì, forse si ha la necessità di riequilibrare la propria vita e il proprio tempo, ritagliando dello spazio tutto per sé, in cui non vi è bisogno alcuno di correre. Poi c’è anche il fenomeno della reazione, un po’ come nella musica dove c’è stata la riscoperta del disco in vinile. Tutte queste cose ci stanno, l’importante è fare in modo che il tutto conviva e quando è necessario ci sia un aiuto reciproco. Ogni strumento va usato per il suo obiettivo finale: se devo ricevere una lettera d’amore è più bello riceverla scritta a mano; se ho bisogno di fissare un appuntamento di lavoro whatsapp mi aiuta parecchio.
Io sono mancina e sin da piccola il mio più grande cruccio è stato quello di non poter adoperare le penne stilografiche, dato che ogni volta il mio foglio diventava un concentrato di inchiostro sparso ovunque. C’è spazio per noi mancini nei vostri corsi?
I corsi possono essere frequentati da tutti. I mancini devono sicuramente riassestare la propria postura. Ci sono dei sistemi per modificarla e facendo ciò si è in grado di seguire i corsi e scrivere utilizzando l’inchiostro. Inoltre, se si parte dal concetto che la lettera è un oggetto e so da che cosa è composto, non vedo più la lettera come tale. Ma come uno oggetto appunto composto da varie parti che si andranno a comporre sul foglio. Anche la strumentazione, a parte qualche elemento, è uguale per tutti.
Andando a sbirciare sul sito dell’associazione ho notato che la strumentazione che voi richiedete è abbastanza articolata. Come mai?
L’evoluzione della calligrafia non si è avuta solo a livello di significato che determinate grafie avevano. Ma vi è stato anche un’evoluzione tecnologica, gli strumenti si sono evoluti, sono aumentati per far fronte alle nuove esigenze di tratto. Ogni strumento ha un suo tratto e dunque dà un’accezione grafica diversa a quella determinata lettera.
Le regole calligrafiche si applicano a tutti gli alfabeti?
Sì, sono gli strumenti che potrebbero variare. Per esempio la calligrafia giapponese prevede l’utilizzo di determinati pennelli, così come l’alfabeto arabo che predilige il calamo.
La scrittura a mano ha un futuro?
Difficile ora vedere un futuro, ma sicuramente la calligrafia potrà avere un futuro, così come la scrittura a mano, anche se la DAD (didattica a distanza) applicata ultimamente nelle scuole non ne faciliterà il compito e di questo sono molto preoccupata.
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