Budgeron Bach
Oggi è la giornata mondiale della gentilezza e una riflessione nasce spontanea: perché se sei gentile vieni preso talvolta per stupido?

La Giornata Mondiale della Gentilezza si celebra oggi, il 13 novembre. Si tratta solo di una giornata dedicata a chi è gentile? No, si vuol promuovere la gentilezza come valore universale e incoraggia a compiere azioni di cortesia, rispetto e solidarietà. Lo scopo è ricordare che anche piccoli gesti quotidiani possono fare una grande differenza nel mondo, creando relazioni migliori e comunità più accoglienti. 

Basta binomio: “Se gentile? Sei stupido, allora”. Una semplice banalità ma troppo spesso assisto a scene tragicomiche in cui una persona gentile viene puntualmente e volutamente fraintesa. E ci sono due tipi di individui che “fraintendono” i comportamenti di persone educate che non hanno il coraggio, o forse lo hanno ma sono – appunto – troppo educate per farlo notare.

Le origini.

La giornata è nata in Giappone nel 1997 e si è diffusa a livello globale. L’obiettivo era ed è riflettere sull’importanza di essere gentili verso gli altri e se stessi, mostrando attenzione, rispetto, pazienza e ascolto.

Come? Con azioni concrete. Incoraggiando gli altri e noi stessi a compiere piccoli gesti come dire “grazie”, “per favore”, “scusa”. Essere generosi, disponibili, aiutare gli altri, rispettare le diversità, prendersi cura dell’ambiente e degli animali. I benefici sono molteplici. Migliorano le nostre relazioni interpersonali e il benessere della comunità.

Diversi studi suggeriscono che anche pochi minuti di gentilezza al giorno possono contribuire alla felicità.

Non è debolezza. Essere gentili non significa essere deboli; al contrario, è una dimostrazione di forza interiore. 

Le tipologie di chi abusa della gentilezza altrui.
  1. Quello che non capisce mai quando non è opportuno. Ricordate Carlo Verdone nel film Viaggi di nozze in cui interpretava un medico che continuava ripetere: “No, non mi disturba affatto?”. Ecco, spesso le persone gentili ripetono come un mantra questa frase sperando che chi è dall’altro capo del telefono capisca che non è il momento. Vi svelo un segreto: chi appartiene alla prima tipologia non capisce mai quando non è opportuno che vi disturbi.
  2. Quello che capisce benissimo di essere inopportuno ma se ne frega. E si tratta della categoria peggiore. Perché pur sapendo di abusare di tempo e pazienza lo fa senza pietà alcuna e per un proprio tornaconto.
Perché la gentilezza viene presa come sintomo di un carattere debole?

Perché non si è più abituati alla cortesia? O forse perché semplicemente siamo tutti egoisti, e chi se ne frega se non puoi farmi un favore, perché non è un buon momento.

Come difendersi?

Mai cedere alla scortesia. La buona educazione a volte spiazza più di urla sconsiderate. Credetemi. Chi urla non ha mai ragione, per lo meno questo è il messaggio che arriva a chi subisce le urla. Quindi evitiamo. Una risposta fredda, serena, pacata, mette più a disagio, perché coglie impreparati i disturbatori.

Ci sono poi i profittatori navigati, quelli che la dignità non sanno nemmeno cosa voglia dire, anche se la cercano sulla Treccani. Bene, per questi vale il motto che io ho imparato a Napoli: “Trattali come ti trattano (e vedi poi come si arrabbiano)”. Io personalmente ho adottato un sistema infallibile che mi viene da uno slogan degli anni Settanta, quando i Figli dei Fiori recitavano:

Praticate gentilezza a casaccio, e atti di bellezza privi di senso”

Photo credits by Budgeron Bach

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