Torno volentieri a vedere come stanno le ragazze del The Reading Group di Della Parker, nel loro salotto accogliente:

Il cantuccio di Serena era una delle stanze più rilassanti del pianeta. La stufa a legna era incandescente ed evidenziava i rossi e oro smorzati dei due divani imbottiti disposti ad angolo retto. Da una parte c’era un vassoio di pasticcini…

Questa volta nel gruppo di lettura si legge Rebecca, la prima moglie e ormai sappiamo che qualcuna dei suoi partecipanti troverà molte corrispondenze con la storia del libro del mese.

Infatti arriva il turno di Jojo, l’ostetrica del gruppo, che da quattro anni non vede il marito che l’ha lasciata per andare a fare una pausa di riflessione in Marocco. Lei innamoratissima di Big Al (non so se un giorno potrò mai chiedere a Della Parker come fa a inventarsi nomi così!) lo aspetta per anni, coltivando il suo ricordo in un culto quasi devozionale mentre la sua vita scorre via. In realtà Jojo, aiutando le donne a partorire, fa un lavoro che la porta a contatto tutti i giorni con il miracolo della vita, ma sembra non volersi accorgere che lei rimane solo a guardare.

Quando comincia a frequentare il collega Daniel, Jojo si stupisce di sentirsi ancora apprezzata e desiderata ma scopre di essere anche ossessionata, come in Rebecca la prima moglie, dal ricordo del marito che da tempo non dà più notizie di sé.

A un certo punto accese l’abat-jour e decise di leggere un capitolo di Rebecca, nella speranza che la distraesse. Ma non era un libro tranquillo. La testa dell’eroina era ancora piena d’ombre, piena della paura che il nuovo marito non l’amasse come aveva amato la moglie defunta. Sembrava passare la maggior parte del tempo a temere di perderlo. Alla fine decise che non era una buona storia da leggere prima di dormire…

Anche Daniel vive nel passato, conservando gli arredi e gli oggetti appartenuti alla madre, morta all’improvviso quando lui aveva appena sedici anni.

Presto sia Jojo che Daniel dovranno fare i conti con la realtà per accorgersi che imparare a vivere nel presente non è poi così doloroso.

Arrivederci ad aprile e al prossimo libro!