L’ULTIMA MANO DI BURRACO

Quattro coinquilini e un’indagine (per non parlar del gatto)

di Serena Venditto

“Chiudi gli occhi. Pensa alla libertà. Non al concetto astratto, all’idea, ma alla sua forma, alla materia di cui è composta, alle sembianze con le quali si manifesta. La libertà.”

In una Napoli piena di vita, di nuvole e di segreti, il corpo esanime del professore di matematica Temistocle Serra viene ritrovato presso la sua abitazione – in uno dei quartieri bene della città del Principe de Curtis. Temistocle muore per mano di un veleno potente come il cianuro, ma chi ha deciso d’ucciderlo non ha fatto i conti con l’intelligenza e l’arguzia del professore che, negli ultimi momenti di vita, lascia un messaggio criptato composto con delle carte da gioco francesi, messe in una sequenza bizzarra al primo sguardo, ma nella quale si cela l’indizio per la risoluzione del caso.

Il commissario di polizia Timoteo de Iuliis è pronto a farsi carico dell’enigma e dell’assassinio, insieme al suo fidato vice Andrea Silvestri; entrambi si ritroveranno da subito a dover capire cosa sia successo e a dipanare silenzi e lacrime tra le persone che facevano parte della vita del professore; in primis la moglie l’algida quanto elegante Celeste Costantini Serra, per poi finire alla figlia Rebecca e al genero Ettore, coppia (nella vita come nel lavoro) di botanici; senza dimenticare il figlio Giulio – cronista sportivo, perdutamente innamorato della segretaria del padre, l’affascinante assistente tuttofare dall’aria perplessa e dall’indubbio charme, che di nome fa Maria Addolorata ma per tutti è Dorothy; fino ad arrivare alla cara domestica di casa Serra, Paoletta, che dell’ordine e dell’igiene ha fatto il suo vanto.

Il commissario Timoteo fin da subito, capisce che ha bisogno del piglio deciso della sua “consulting Detective”: Malù – Maria Luisa Ferrari: archeologa molisana, bionda e trendy, alleata con un gatto impiccione Mycroft – che donerà quel pizzico di fascino in più alle indagini, che s’avvarranno del perfetto connubio: umano e felino. Praticamente una pronipote di Hercule Poirot con stile, carattere e perspicacia da vendere. Ma anche lei, come tutti i bravi detective che si rispettino, ha una fidata assistente che si chiama Ariel Hamilton – traduttrice di libri, bilingue, amica fidata, ex fidanzata del vice commissario Andrea e narratrice scanzonata di questo libro dall’aria retrò e il piglio della commedia.

Le ragazze hanno la loro base operativa nel colorato appartamento sito in via Atri 36, interno 5; dove vivono in subaffitto con Samuel – detto Magnum – rappresentante itinerante di gelati, attuale compagno di Ariel. Kashiro Kobe: pianista giapponese tanto bravo a suonare, quanto incapace di argomentare una frase di senso compiuto in italiano, e la sua compagna bella quanto maliziosa Yoshida che per vivere fa la violinista.

Malù e Ariel verranno subito inserite nel complesso ingranaggio delle indagini; con o senza l’approvazione ufficiale del commissario Timoteo, riuscendo a capire che ci sono molti indizi, e altrettante prove nascoste non solo nella sequenza di carte, lasciate dalla vittima come estremo atto comunicativo, ma che anche nelle famiglie più ermetiche e dall’apparenza unite, ci sono sempre crepe da cui sbirciare e trovare nuove verità e altrettanti indizi per arrivare ad incastrare il killer e a mettere a segno un caso che sembra davvero una partita a burraco: dove si calano le carte e si attaccano altre combinazioni… sembra difficile, ma non lo è: leggere, per credere.

Che dire? Questo libro è una miscela esplosiva di bravura e di gusto. Bravura nello stile e nella capacità dell’autrice di creare un perfetto noir; e gusto nel saper sfumare i personaggi e le loro dinamiche. Io l’ho letto con molto interesse e in pochissimo tempo!

“Lo spazio che hai dentro, non hai bisogno di altro per essere libero davvero. Chiudo gli occhi. Penso alla libertà. Sì, la vedo chiaramente. È una città col vulcano e il mare, una casa tutta colorata al terzo piano senza ascensore, l’odore del caffè, tre amici veri, un grande amore, e un gatto nero che dorme su un divano rosso.”

Mirtilla Amelia Malcontenta