Luigi Malerba è probabilmente uno degli autori più interessanti e originali del secondo Novecento italiano. Nei suoi Consigli inutili (Quodlibet) sono raccolti una serie di suggerimenti grotteschi e stravaganti per chi abbia tempo da perdere.

I consigli di Malerba. Fin dal prologo Malerba rileva che non ha senso attribuire al lavoro un ruolo privilegiato quando tutti sappiamo benissimo che l’ozio è il massimo produttore di idee, e quindi di civiltà.

Date queste premesse, ci si può immaginare che genere di consigli inutili potranno seguire. Si comincia con un elogio dell’ombra, la nostra compagna più fedele e discreta: “Di lei puoi fidarti, non tradirà mai un segreto che le hai confidato, da lei non dovrai temere né tradimenti né pettegolezzi” (p. 35).

Ci sono poi preziosi suggerimenti su come coltivare querce – un’attività decisamente a lungo termine – e su come produrre un fango degno di questo nome: non la vile fanghiglia delle pozzanghere, ma una mota che ricordi “la nobiltà delle fertili sedimentazioni dove sono nati i primi insediamenti umani e le prime civiltà” (p. 26). Con un buon fango, suggerisce l’autore, si può modellare anche un’immagine a propria somiglianza e provare a soffiarci sopra: non si sa mai…

Per gli scrittori

Non mancano consigli per gli scrittori, ai quali si suggerisce di evitare romanzi troppo lunghi per non suscitare uno spontaneo raffronto con Guerra e pace o con il Don Chisciotte. Per ogni argomento Malerba ha pronta un’osservazione o una battuta, nella consapevolezza che non bisogna farsi troppi problemi a esternare i propri pensieri: se ogni volta ci si preoccupasse delle conseguenze che potrebbero scaturire da una battuta o da una sua cattiva interpretazione, si finirebbe infatti per restare in silenzio tutta la vita.

Ai consigli inutili fanno seguito anche alcune biografie immaginarie, divertenti e altrettanto inutili. Basti ricordare quella del buffone Callipide, che “viene ricordato nelle storie del teatro per essere riuscito, dopo estenuanti esercizi, a far mostra di correre senza muoversi dal punto dove si trovava. Non sapeva fare altro” (p. 132).

Dopo aver letto questo manualetto di Malerba, non ci resta che andare in giardino a piantare la nostra prima quercia.

Arthur Lombardozzi