Nasceva oggi Edgar Allan Poe, uno degli scrittori maggiormente apprezzati della letteratura gotica, misteriosa e soprannaturale. Nei suoi drammi personali che hanno senza dubbio influenzato la sua produzione, nella sua vita sregolata, ci sono state però alcune figure femminili positive che in parte riuscirono a dissipargli le tenebre dell’esistenza.
Edgar nacque come Poe nel 1809, a Boston. Il cognome Allan gli venne affidato quando rimase orfano: il padre abbandonò la famiglia molto presto, sparendo senza lasciare alcuna traccia e la madre, l’attrice britannica Elizabeth Arnold, morì di tubercolosi quando Edgar aveva soltanto due anni. Fu in quel momento, nel 1811, che gli Allan fecero ingresso sul palcoscenico della sua vita.
Frances Keeling Allan, la madre adottiva.
Frances era una donna delicata e incisiva, materna, che prese a cuore l’esistenza del Poe bambino. Aveva sposato John Allan nel 1803 ma dalla loro unione non erano nati dei figli, con sommo dolore per la donna. Proprio per questo motivo cercò in tutti i modi di portare a casa il piccolo Edgar al quale, seppur non adottandolo mai formalmente, diedero il cognome di Allan confezionando dunque quel nome che ancora adesso suscita ammirazione tra i fanatici del moderno racconto dell’orrore e non.
John Allan al contrario faticò sempre a instaurare un rapporto più intimo con il figlio adottivo e numerose furono le liti tra i due, anche in età più avanzata, tanto che l’uomo finì addirittura con il rinnegarlo dopo la morte della moglie.
Frances al contrario prese ad adorarlo fin da subito. Si improvvisò come sua prima insegnante istruendolo sulla scrittura, la lettura e anche sulle nozioni religiose. Una mamma e una maestra, insomma. Una figura raffinata e protettiva che sicuramente il grande scrittore americano deve aver inserito in alcuni sui scritti.
Frances morì nel 1829, lasciando nella vita di Poe un vuoto.
Il mal di vivere e le orripilanti, seppur bellissime, visioni oniriche che Poe ci ha lasciato devono forse la loro origine dal distacco dalla donna che lo amava come suo figlio? Non solo.
Virginia Clemm
La sua produzione letteraria deve aver risentito indubbiamente anche della morte della giovane moglie, Virginia Clemm, una cugina che Poe sposò nel 1836. Pare che i due nutrissero l’uno per l’altra un sincero affetto, nonostante Virginia fosse più giovane di Edgar e che, per sposarsi, venne addirittura falsificata la data di nascita di lei. Un amore mai consumato, si dice, eppure Poe si prodigò per insegnare alla moglie l’amore per la letteratura e i classici, cercando di non farle mancare mai nulla.
Poi arrivarono i primi segni della malattia che consumarono Virginia, portandola alla morte prematura e facendo cadere lo scrittore in un profondo baratro di depressione. A riprova del suo sentimento, Poe si recò molto spesso alla tomba della moglie, accendendo forse in lui quella empatia nei confronti del mistero della morte e della vita, mistero che si celerà e si cela tra le pieghe della sua macabra fantasia.
Della vita del grande scrittore americano conosciamo dunque alcune luci deboli ma soprattutto sappiamo di ombre, quelle stesse ombre che forse lo hanno trascinato, delirante, per le strade di Baltimora, episodio che seguì di poco la sua morte.
Come se il lutto e la separazione fossero state Muse che hanno condotto a noi l’estesa e magnifica produzione letteraria di uno dei più grandi autori dell’orrore.
There is 1 comment on this post
Comments are closed.