Ancora oggi, per molti bambini nel mondo, andare a scuola è un’impresa davvero difficile. Non stiamo parlando però di istruzione, ma bensì dei pericoli e delle insidie che devono superare, ogni giorno, per raggiungere la scuola. Queste sono storie di vita quotidiana che arrivano da paesi che non solo sono lontani da noi geologicamente, ma anche dal nostro cuore e dal nostro animo, ed è ciò che umanamente ci fa arrabbiare. Ognuno di loro ha diritto allo studio, ma soprattutto ha il diritto di arrivare a scuola in tutta sicurezza, proprio come i “nostri” bambini fanno sempre. Il viaggio virtuale di oggi ci porterà in Nepal dove l’80% degli abitanti non vive in città, alcune famiglie abitano in piccoli villaggi, uno tra questi – il più alto al mondo per collocazione – si trova a più di 4.000 metri sul livello del mare.
Ed è proprio dal Nepal che la giornata di alcuni bambini comincia all’alba, salutano i propri genitori perennemente preoccupati, per raggiungere la scuola in città: devono scendere a piedi, indossando la loro divisa blu con il cravattino fornita dalla scuola, ma ai piedi portano ciabatte di plastica.
Devono arrivare al torrente che ha una larghezza di circa sessanta metri e che nasce dall’Himalaya, torrente che proprio nel periodo dei monsoni ha un corso impetuoso e che ha l’unico ponte a troppi chilometri di distanza.
L’unico modo per attraversarlo e arrivare alla sponda opposta, e con una vecchia cabina agganciata a due cavi molto arrugginiti: i bambini si aiutano a vicenda, sono molto uniti e al tempo stesso spaventati, seppur coraggiosi.
I più piccoli salgono dentro la cabina, mentre i più grandi salgono con i piedi sul tetto della cabina e, con le mani, afferrano saldamente i cavi e fanno scivolare le carrucole sopra agganciate per raggiungere il lato opposto. In tutto ciò, oltre al pericolo di cadere nel torrente (come è già successo a uno di loro che si è salvato perché sapeva nuotare) si feriscono le mani con i cavi arrugginiti rischiando di prendere il tetano, non essendo vaccinati. Alle volte, quando sono ancora meno fortunati, la cabina si trova dalla parte opposta e devono sperare nell’arrivo di un contadino che deve andare in città e che raggiunga il lato opposto con una semplice seduta, da lui creata, da agganciare ai cavi, perché riporti la cabina dal loro lato. In caso contrario, quel giorno salteranno la scuola.
Non appena arrivati al lato opposto, stanchi, impauriti ma sempre con quello sguardo fiero negli occhi, devono raggiungere la strada principale e fare l’autostop nella speranza di arrivare a scuola alle dieci, l’ora di ingresso.
I bambini che già vivono nelle vicinanze della scuola, solitamente non hanno problemi nello studio e nello svolgere i compiti assegnati, ma per i bambini che arrivano dai monti non è così, loro pensano per tutto il tempo – durante le lezioni – al ritorno, a quel viaggio che dovranno ripercorrere a ritroso per tornare a casa, nella speranza di tornarci.
Tutto ciò avviene ogni giorno, per sei giorni su sette.
Grandi sogni, speranze, progetti futuri accompagnati dalla paura costante di morire annegati nel torrente che, insieme a tante altre insidie, è il loro nemico peggiore lì in Nepal, ma l’unica via per poter andare a scuola e sentirsi, per un po’, come gli altri coetanei che, a volte purtroppo, non si rendono conto di quanto sono fortunati.
Da alcune ricerche è emerso che diverse Onlus stanno prendendo a cuore situazioni di questo tipo, il Nepal è solo uno dei territori in cui vi sono presenti queste difficili situazioni, nella speranza che si adibiscano ponti, strade e tutto ciò che può migliorare la vita di questi bambini che hanno il diritto assoluto di vivere una vita serena e felice, lontana dalla paura costante.
Il documentario è visibile su RaiPlay
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