L’abbigliamento dovrebbe essere l’aspetto meno importante per un atleta. Eppure, sempre più spesso, è proprio quello a far da padrone. E non sempre positivamente. Specialmente se si tratta di quote rosa e di outfit che vengono considerati… “inappropriati”.
Outfit considerati inappropriati: pantaloncini troppo lunghi
In questi ultimi giorni, si è parlato molto della nazionale femminile norvegese di beach handball, la pallamano da spiaggia, e del problema “pantaloncini”. La scelta delle atlete di indossare degli shirts a lunghezza coscia, anziché il classico bikini, è stata infatti causa di non poche polemiche.
Durante la finale per il bronzo contro la Spagna nel corso di Euro 2021 che si è svolta in Bulgaria domenica scorsa, le ragazze norvegesi hanno indossato dei pantaloncini, contravvenendo alle regole che prevedono invece gli slip. Secondo il regolamento della pallamano, la parte inferiore della divisa delle giocatrici non deve coprire più di 10 cm su ogni lato.
Lo stesso presidente della federazione norvegese dello sport ha definito l’abbigliamento imposto “imbarazzante”, eppure la Commissione disciplinare dell’Associazione europea di pallamano non ha avuto dubbi nell’adottare delle sanzioni nei confronti delle giocatrici.
“Nella partita per la medaglia di bronzo contro la Spagna di domenica, la squadra della Norvegia ha giocato con pantaloncini che non rispettano il Regolamento dell’Uniforme dell’Atleta, definito nelle Regole del Gioco dell’IHF Beach Handball. La Commissione Disciplinare ha deciso di comminare una sanzione di 150 euro a giocatore, per un totale di 1.500 euro“, recita il comunicato ufficiale rilasciato.
Regole ferree, che non interessano, però, gli atleti uomini, i quali possono tranquillamente giocare in canottiera e pantaloncini fino a 10 cm sopra il ginocchio.
Fortunatamente, la Federazione norvegese sta combattendo a fianco delle sue atleti per mettere un freno a questa sessualizzazione del dress code a scapito delle donne. Va’ inoltre aggiunto che la stessa Federazione si è offerta di pagare la multa. Una sanzione davvero incomprensibile. La scelta delle nazionali norvegesi, che hanno voluto ribadire la propria opposizione al sessismo nello sport, è sacrosanta e legittima.
E se indossi gli slip? Il caso Olivia Breen
Sempre in questo periodo, per la serie outfit considerati “inappropriati”, ecco una altro caso. Protagonista la campionessa paralimpica Olivia Breen, che durante i Campionati inglesi di Bedford in scena lo scorso 18 luglio è stata rimproverata per aver indossato degli slip-sprint ritenuti “troppo corti”.
“Io indosso gli stessi slip in stile sprint da molti anni e sono progettati specificamente per gareggiare”, ha dichiarato l’atleta, oro ai campionati del mondo IPC 2017 nel salto in lungo T38, che rappresenterà la Gran Bretagna alle Paralimpiadi di Tokyo.
Non era la prima volta che Olivia indossava un indumento simile. Gli slip incriminati erano gli slip Adidas ufficiali 2021, specificamente progettati per le competizioni. Eppure è stata la prima volta che sono sorte polemiche.
“Mi sono chiesta se un concorrente maschio sarebbe stato criticato allo stesso modo. Spero che nessun’altra atleta abbia avuto problemi simili. Riconosco che ci devono essere regolamenti e linee guida in relazione al kit di gara, ma le donne non dovrebbero ‘preoccuparsi’ di ciò che indossano quando competono, anzi, dovrebbero sentirsi proprio agio”, ha spiegato la Breen, già vincitrice di un bronzo alle Paralimpiadi di Londra del 2012.
Parole che ci sentiamo di condividere e che facciamo nostre. “L’abito non fa il monaco”, recita un detto. In questo caso l’outfit non fa l’atleta. Peccato che a volte paia proprio il contrario, e che questo accada ancora nel 2021, francamente, è qualcosa su cui val la pena riflettere.
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