In questa estate torrida fatta di medaglie olimpiche, vaccini e green pass, l’attenzione è rivolta anche e soprattutto agli incendi che stanno divorando, letteralmente, la nostra bella penisola.

L’Italia brucia sotto chilometri di fuoco. Colline e aree verdi che scompaiono sotto i nostri occhi. Una natura deturpata, violentata, a volte anche dalle mani sciocche degli uomini. Il triste fenomeno degli incendi estivi non si riduce soltanto ai drammi locali ma si ripercuote sui cambiamenti climatici, divenendo una spia di emergenza.

Stiamo giocando con il futuro della Terra

Incendi e cambiamenti climatici sono strettamente collegati e danno origine a un circolo vizioso sul quale dobbiamo fermarci a riflettere. Gli alberi, le foreste, le aree verdi, assorbono anidride carbonica che maggiormente contribuisce al riscaldamento del pianeta. La CO2, infatti, è responsabile del 63% del riscaldamento globale. Le lingue di fuoco, inarrestabili, che mangiano ettari di boschi, colline e foreste, cancellano dunque “gli strumenti” necessari per aiutare la nostra atmosfera. Una logica infantile, potremmo dire, che tuttavia viene ignorata.

Cause degli incendi

Ne avevamo già parlato in questo articolo ma davanti al mondo che brucia sotto i nostri occhi, davanti alla sensazione di impotenza, occorre riflettere ancora sulle cause di queste tragedie umane e naturali. Il riscaldamento globale, il termometro della Terra, è in netto aumento a un ritmo di 0,2ºC per decennio. Ciò a causa, soprattutto, delle azioni dell’uomo. La temperatura dunque sale e gli equilibri degli ecosistemi sono costretti a cambiare. Gli habitat subiscono tale cambiamento dato dalle piogge improvvise e violente, o dalla scarsità di esse, dalla siccità gravosa nonché dall’inaridimento e conseguente desertificazione di alcune aree. Terreno fertile, potremmo dire con un terribile gioco di parole, per probabili e improvvisi incendi.

La mano dell’uomo

A questo desolante panorama si somma la mano dell’uomo che per mere e sciocche ragioni, o per motivi di interessi che si fa fatica a capire, dà la vita a piccole fiamme che poi si trasformano in mostri di fuoco in grado di divorare colline intere. La mano scellerata dell’uomo è però aiutata dall’abbandono e dal degrado in cui versano alcuni terreni dimenticati, vittime dell’incuria o della deforestazione. Insomma, un circolo vizioso che sembra senza soluzione e che si aggrava di anno in anno.

Spegnere gli incendi: cosa avviene

Quando la terra inizia a bruciare, le prime a scendere in campo sono le squadre di terra coordinate dalle singole Regioni. Come troppo spesso accade però, purtroppo, l’incendio si espande talmente in fretta a causa delle problematiche territoriali sopra riportate che chi dirige le operazioni di spegnimento può richiedere l’intervento di elicotteri in dotazione alla Regione. Ma, se questi risultano ancora insufficienti per via della violenza e vastità delle lingue di fuoco, la Regione si trova costretta a richiedere l’intervento della flotta aerea dello Stato.

Per la Campagna estiva antincendio boschivo 2021, la Flotta aerea di Stato, nel periodo di massima attenzione è composta da 15 velivoli Canadair CL415 e da 5 elicotteri Erickson S64F (Fonte:protezionecivile.gov.it)

Canadair e costi

Ma al di là dei danni ecologici, al di là delle morali e delle coscienze personali, quanto costa effettivamente spegnere un incendio? Placare ed estinguere le fiamme presenta un conto molto salato. I 19 Canadair di proprietà della Protezione Civile italiana sono attualmente gestiti da una società multinazionale con sede in Gran Bretagna, la Babcock. Essi hanno un costo piuttosto elevato se si somma sia il denaro del mezzo stesso che le ore di volo impiegate per attuare il proprio lavoro (costo quest’ultimo che oscilla tra 5.000/6.000 euro all’ora). A questi costi vanno sommati quelli delle unità di terra tra i vigili del fuoco a servizio permanente e quelli volontari. Cifre che presentano un conto altissimo. Una catastrofe quella degli incendi, dunque, umana ed ecologica alla quale si aggiunge la beffa economica. Beffa che impedisce magari di rafforzare e mantenere sia i mezzi stessi che l’addestramento di nuovi piloti per far fronte alle emergenze.

L’Italia continua a bruciare. Le temperature globali continuano a salire. Occorrerebbero maggiori investimenti per la prevenzione nonché una più profonda educazione verso ciò che ci circonda. Una lezione troppo spesso ripetuta, di impianto puramente moralistico, ma ancora senza alcun tipo di soluzione concreta.

Un pericoloso clu de sac illuminato non dalla ragione ma dalle sterminate fiamme degli incendi estivi.