Chi bazzica il mondo dell’editoria sa che tra le case editrici e gli scrittori spesso vi è una realtà mediatrice: l’agenzia letteraria. Molti gli autori che non ne capiscono la funzione tanto da recriminare che queste si “limitano a leggere” chiedendo anche una remunerazione. Ma che cos’è un’agenzia letteraria? Qual è il suo ruolo effettivo? Alessandra Selmi, fondatrice insieme a Jacopo Viganò dell’agenzia letteraria Lorem Ipsum, ci accompagna nel loro mondo e ci aiuta a fare chiarezza.
Chi è Lorem Ipsum? Quando nasce?

L’agenzia letteraria Lorem Ipsum nasce da un’idea mia e di Jacopo Viganò. Io e lui lavoriamo nell’editoria si può dire da sempre. Le nostre strade si sono incrociate quando, come autrice, Jacopo è stato il mio editor. Dopo quella prima bella esperienza, abbiamo collaborato su altre cose sino a capire che avremmo potuto costruire qualcosa insieme. Le nostre competenze sotto alcuni aspetti sono similari, ma poi ognuno ha le proprie peculiarità che vanno a completare e ad ampliare quelle dell’altro. Io sono più focalizzata sul testo, sulla parola, sulla sua manipolazione; Jacopo è un ottimo commerciale con un occhio attento e preciso però anche su ciò che potrebbe essere un testo interessante da proporre. Il progetto di un’agenzia letteraria viene da qui; Lorem Ipsum nasce a fine 2016 e da allora non ha fatto che crescere e di questo siamo molto fieri e orgogliosi.

Perché un’agenzia letteraria e non una casa editrice, che invece pare andare per la maggiore.

Noi siamo dei forti lettori, leggiamo un po’ di tutto e forse questa è stata la chiave: voler trovare la casa giusta a tutti quei testi che hanno tanto da dire, ma che per un’infinità di motivi non riescono a trovarla. Una casa editrice, proprio per sua genesi interna, non può essere aperta a tutti i libri, ma dovrà seguire linee guida editoriali che essa stessa si è data, così da soddisfare eventualmente una precisa e determinata fetta di lettori. Il fine ultimo di un’agenzia, invece, è l’esatto l’opposto: accogliere i manoscritti, di qualsiasi genere, forma, tema e se hanno del potenziale proporli. Noi, però, avevamo e abbiamo tutt’ora un’aspirazione in più rispetto a una canonica agenzia che funge esclusivamente da mediatore tra autore e casa editrice: creare libri partendo solo da un’idea.

Si spieghi meglio: di fatto i manoscritti non arrivano già confezionati inviati dai propri autori?

Sì, e anche noi riceviamo mensilmente una certa quantità di testi che andremo ad analizzare, ma Lorem Ipsum offre servizi in più. Noi, come dicevo, creiamo libri partendo da un’idea. Sulla scorta di trend, tendenze, buzz studiamo a fondo l’argomento, confezioniamo l’idea, cerchiamo la persona giusta che potrebbe occuparsi della stesura e il tutto lo proponiamo alla casa editrice che a nostro avviso potrebbe essere la più ricettiva; di contro potrebbe essere la casa editrice a volere un libro su un determinato argomento e ci chiede informazioni in merito. In questo caso capita che il testo giusto sia già in nostro possesso, ma se così non è ci proponiamo di confezionare ciò di cui necessita la casa editrice. Lavoriamo in entrambi i sensi, cercando di soddisfare tutti gli interlocutori che bussano alla nostra porta: autori e case editrici.

Perché uno scrittore dovrebbe rivolgersi a un’agenzia letteraria e non direttamente a una casa editrice? Qual è la differenza sostanziale tra i due approcci?

Le differenze sostanziali sono due. L’agente letterario possiede un’agenda di contatti che una persona che non lavora nell’editoria non può avere. Agenda che si è costruita e consolidata negli anni. Sono contatti mirati, io non mando il manoscritto nella casella info, ma lo invio alla persona giusta, alla casella giusta, sapendo che quella persona potrà darmi la risposta che eventualmente mi auspico. Questo passaggio già dà una possibilità in più al manoscritto che rappresento. Perché è inutile nascondersi, le case editrici sono subissate di manoscritti e molte volte magari questi stessi non rientrano neanche nella linea editoriale che loro seguono. Quindi la stragrande maggioranza dei testi si perde nell’etere. Con noi non accade. Noi siamo precisi, mirati e questo è il nostro grande patrimonio: la conoscenza profonda delle case editrici, delle loro linee, delle persone che le compongono e con le quali ci confrontiamo costantemente. Secondo motivo: l’agente letterario conosce e ha tutti gli strumenti per approcciarsi al meglio all’iter burocratico/contrattuale che segue l’interesse verbale di una casa editrice per un manoscritto. Uno scrittore, spesso al suo primo libro, non è tenuto a dover conoscere la composizione di un contratto editoriale, le sue clausole, gli eventuali vincoli etc. Per l’agente, invece, è fondamentale avere un ufficio diritti, perché solo così può fare al meglio gli interessi dello scrittore e allo stesso tempo soddisfare le esigenze della casa editrice. Un autore seguito da un agente letterario mai incapperà in un contratto capestro, mai la sua professionalità e il suo conseguente riconoscimento economico sarà sottostimato.

Che cosa risponde a chi dice che l’agente si limita “solo” a leggere e quindi chiedere dei soldi è scorretto.

Innanzitutto puntualizziamo: chi scrive un libro deve capire che quando lo invia a un agente per avere un parere sta di fatto chiedendo il parere di un professionista che conosce il mondo dell’editoria, conosce i meccanismi, è in grado di capire se ciò che sta leggendo ha del potenziale o meno. In quanto professionista di quel settore quindi all’agente dovranno essere riconosciute le competenze e queste in qualsiasi altro settore vengono di solito retribuite. Nel momento in cui mi metto a tavolino e inizio la lettura, il mio approccio sarà quello del professionista che deve capire che cosa ha di fronte e deve essere in grado di valutarlo. Tutto questo si tramuta in tempo che si spende e competenze che devono scendere in campo. Detto ciò il manoscritto da noi può essere valutato con due differenti approcci: leggiamo il testo e diamo allo scrittore una risposta netta, sì/no, ma non la motiviamo, in questo caso il servizio è del tutto gratuito. Le cose iniziano a cambiare quando l’autore chiede anche la motivazione della nostra decisione, vuole che essa venga argomentata, per farlo l’agente stende la scheda di lettura, nella quale si toccano diversi punti. Tutto ciò ha un costo. Se la cosa accadesse in altri ambiti nessuno griderebbe allo scandalo, nel nostro settore spesso invece accade, fermo restando poi che ci saranno, come ci saranno in altri settori, degli imbroglioni da cui tenersi sempre ben alla larga.

Chi scrive di più? E quali sono i generi che vanno per la maggiore.

Ci arriva di tutto e da tutti. Non abbiamo una fascia d’età preponderante. Uomini, donne, giovani, meno giovani. Per quanto riguarda i generi: il fantasy piace parecchio, così come il genere femminile, ma abbiamo una grossa fetta di manoscritti che appartengono all’autofiction. Una cosa positiva dell’agenzia letteraria è che di solito le proposte che ci arrivano hanno già di per sé un senso, è difficile trovare nella casella di posta proposte che di fatto non sapremmo nemmeno come definire e trattare. Questo accade perché chi ci scrive sa già a chi si sta rivolgendo, conosce i meccanismi. Nel nostro caso, per esempio, per inviare degli scritti ci sono una serie di passaggi obbligati da fare, senza i quali non è possibile andare oltre.

Di tutto questo quanto arriverà a essere pubblicato.

Pochissimo, ma può capitare che tra questi pochissimi però ci siano dei veri piccoli gioielli presi in considerazione da editori di un certo calibro, vedi la saggistica di Mondadori. Quindi sfatiamo un po’ la leggenda per cui se mandi un testo questo rimarrà solo uno dei tanti. Il lavoro dell’agente è scoprire autori che hanno effettivamente qualcosa da dire e trovare l’editore giusto che voglia far parlare quell’autore.

Come si fa a decidere cosa proporre a una casa editrice.

Di fatto l’agente deve essere un lettore onnivoro, forse questa è la competenza base da cui partire e che si raggiunge e si consolida negli anni attraverso appunto la lettura, la ricerca, lo studio e l’approfondimento. A questo bisogna affiancare la conoscenza profonda del mondo editoriale, delle case editrici, di che cosa stanno cercando, cosa vorrebbero per il loro futuro. Bisogna conoscere i trend del momento – noi abbiamo un’intera squadra che si dedica quotidianamente alla lettura dei giornali, dei social. Messi insieme tutti questi fattori si arriva a decidere quale testo può avere un mercato e quale no. Ci sono anche dei testi bellissimi, scritti molto bene, ma che in quel momento potrebbero non essere la cosa giusta e che comunque vengono proposti… Non nascondiamoci dietro un dito, l’agenzia deve fare una grossa selezione all’ingresso: noi potremmo fare un contratto di rappresentanza a tutti quelli che ci scrivono, da entrambe le parti non ci sarebbe alcun obbligo economico, ma così non faremmo il nostro interesse, ne andrebbe della nostra credibilità, e soprattutto non faremmo l’interesse dell’autore, che sarebbe di fatto parcheggiato in agenzia, senza alcun obiettivo concreto per il futuro.

Ho notato che a differenza di altre agenzie la vostra segue molto l’area della saggistica, forse quasi la predilige rispetto alla fiction.

In effetti la non fiction – varia e saggistica – per la nostra agenzia gioca un ruolo importante: come per le case editrici anche per le agenzie vale la regola di cercare di ritagliarsi una nicchia in un settore/genere poco battuto ma che ha bisogno di esserci. Orientarci poi in questo settore ci è venuto quasi naturale: io amo particolarmente la non fiction e vederne di più sugli scaffali delle librerie non mi dispiacerebbe. Come vede le inclinazioni personali rientrano sempre anche nei ruoli professionali.

Chi sono gli scrittori della varia? Professionisti del settore o semplici appassionati di un tema.

La maggior parte è già un professionista in quel campo, ma vi sono anche persone che hanno una tale conoscenza della materia che si possono permettere di scriverne. Tra l’altro qui la penna gioca un ruolo meno importante rispetto all’argomento, questo non vuol dire che il testo si possa presentare completamente sgrammaticato, sia chiaro! Esempi? Daniele Coen, ex primario del Pronto Soccorso dell’ospedale Niguarda di Milano (lui è passato dalla casella di posta della nostra agenzia letteraria per l’invio del manoscritto), ci manda uno scritto sugli errori dei medici: argomento molto delicato, ma molto interessante, bello da leggere… ora fa parte della collana Strade blu di Mondadori e ha pubblicato anche per Cortina Editore il libro L’arte della probabilità. Altro esempio, Dejanira Bada è un’insegnante di yoga e meditazione e ci invia (sempre nella casella di posta) testi su questo tema molto interessanti; in contemporanea scopriamo che Giunti sta cercando un manoscritto sul pensiero tibetano, accontentiamo Giunti chiedendo a Dejanira di scrivere sull’argomento. Titolo del libro: Il pensiero tibetano.

Qual è il genere per cui una casa editrice è più propensa a chiedere un lavoro preconfezionato?

Più facile che ci chiedano cose mirate sulla non fiction ed è più usuale e può capitare anche più spesso. Anche loro, come noi, seguono i trend e cercano di capire se è il caso di pubblicare su quel determinato tema. La fiction è più “semplice” da gestire perché più facile da reperire, c’è un ventaglio di scelta molto più ampio.

Da qualche tempo a questa parte sono molti i così detti influencer, instagrammer, bookblogger che pubblicano un libro. Necessità di mercato o effettivamente hanno tutti qualcosa da dire.

L’editoria è un’industria: le case editrici devono vendere libri e far quadrare i conti a fine anno. Quindi se vi sono figure social o altro che hanno una grande visibilità, perché non cogliere l’attimo anche con l’uscita di un loro libro? Questa operazione forse, e lo sottolineo, forse, potrebbe centrare l’obiettivo facendo vendere di più quella casa editrice. Sia chiaro che ora sto parlando solo di una mera operazione commerciale, i contenuti non sono contemplati. E le operazioni commerciali possono funzionare come anche no.

Ma seguire questo tipo di approccio non è uno svilire un po’ il ruolo dell’editore, che dovrebbe anche in qualche modo indirizzare il lettore verso appunto il contenuto non tanto l’autore?

A volte questo può accadere, ma può anche succedere che da un influencer possano uscire argomenti interessanti che vale la pena raccontare e divulgare. Eva Giusti ne è un esempio con il suo Il frutto della passione, edito da Fabbri, sa scrivere e ha dei contenuti e l’editore al netto di tutto ciò le ha dato anche una visibilità maggiore, dato il personaggio, immaginando un sicuro ritorno in termini di promozione, visibilità e comunicazione. Il testo sta andando ancora molto bene, ma non perché lo ha scritto Eva Giusti, ma perché il libro evidentemente ha qualcosa da dire. Il nome può far accendere la scintilla, può muovere la comunicazione e la promozione, ma poi è il libro e il suo contenuto che fa sì che vi sia un reale ritorno. Ci sono persone molto famose che nonostante la loro fama e notorietà sono stati un flop nelle librerie. Persone, di contro, del tutto sconosciute hanno letteralmente scalato le classifiche e sono tra le più lette, Stefania Auci ne è un esempio lampante.

Quindi il lettore non è persona facile da ingannare.

Decisamente no. Chi acquista i libri si lascia affascinare sino a un certo punto. Certo nell’intera torta ci sarà una piccola parte che acquista sulla scia del nome e dell’impulso, ma sono sempre la minima parte.

Perché Lorem Ipsum e perché quel logo così particolare: un pesce grande e un pesce piccolissimo, muso contro muso?

Lorem Ipsum è un testo segnaposto, di solito è usato dai grafici, designer per capire gli ingombri di un testo a livello grafico, ma di fatto non serve a nient’altro. Noi lo abbiamo scelto proprio per questo: troviamo i manoscritti e cerchiamo loro un luogo in cui stabilirsi; riempiamo spazi sino a quel momento vuoti. Il logo rappresenta una enorme orca che ha di fronte a sé un pesciolino piccolissimo, praticamente invisibile ai più, che però la sfida. Noi siamo il pesciolino. Di solito non lo nota mai nessuno e a noi piace questa cosa. Siamo piccoli, ma non abbiamo paura di confrontarci con chi è più grande.