Parliamo sempre più spesso di emergenza climatica e di tutto ciò che questa comporta sull’ambiente e sull’uomo. Molti di noi sono attenti già al mondo che ci circonda ed è sia con loro, sia con chi ancora non si scopre curioso, che vogliamo iniziare questo viaggio alla scoperta della natura che ci circonda. Per imparare a capirla e, magari, rispettarla per la sua storia e bellezza.

Dante Alighieri viene sempre raffigurato con una corona di alloro sul capo. Visto che ricorrono i ‘700 anni dalla sua morte, iniziamo proprio a parlare del laurus nobilis, o più semplicemente il sempreverde alloro.

Il mito e…

L’alloro è legato al dio Sole, Febo Apollo e a Dafne, la ninfa delle acque. Il dio, invaghitosi di lei, fa di tutto per possederla. Complice anche una freccia di Cupido che ha colpito lui con l’amore e lei con l’odio. La ninfa, infatti, fa di tutto per sfuggire alle attenzioni del dio. Mentre cerca di scappargli, Dafne implora suo padre, Peneo, di trasformarla in un albero. Viene quindi tramutata in alloro, l’albero che per Apollo, da quel momento, diventa sacro.

… l’amore negato

Un amore non corrisposto e tragico, dunque, la cui storia può avere senz’altro risvolti psicologici: l’affetto non corrisposto, il desiderio di possedere qualcuno che non si può ottenere, degenera quasi in follia. Per quanto possiamo amare o voler bene a qualcuno, se l’altro non corrisponde dobbiamo essere consapevoli e avere la forza di lasciare andare. Il sentimento, reso quasi falso dalla freccia scagliata da Cupido, non ci autorizza a “perseguitare”. Il sentimento non può essere il movente per annientare l’altro. Il mito, purtroppo, ricorda moltissimi ignobili fatti di cronaca nera dove protagonisti sono amanti che non si arrendono di fronte alla negazione dell’altro. Dafne, per sfuggire dalle mani di Apollo pazzo d’amore – o presunto tale – preferisce annientarsi e trasformarsi in ciò che non è. Facciamo che questo, alle nostre vite e a quelle degli altri, non accada mai.

Apollo, i romani e la corona

Il dio Apollo era caro soprattutto ai romani: considerato, infatuazione a parte, come simbolo di saggezza, forza e gloria. Proprio per questo motivo i romani dedicavano a lui ogni tipo di vittoria. Da qui a incoronare poeti e saggi il passo è stato breve. Torniamo a citare Dante, la cui figura ci torna alla mente sempre con la corona verde di alloro sul capo. Una corona dunque per tutti coloro che brillano per arte, intelligenza e conquiste vittoriose. Una corona, insomma, da re.

Pianta Sempreverde

L’alloro, pianta sempreverde, simboleggiava anche l’immortalità, l’esistenza che perdura. Una pianta dunque di molteplici significati, tipica dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Ma non solo: utilizzata come eccellente spezia nella marinatura o per dare sapore a stufati, ripieni di carne e pesce. Le sue foglie sono profumate ma hanno anche un sapore piuttosto amaro. Contengono olio essenziale, il cui componente principale è il cineolo ovvero il più comune Eucaliptolo, assai noto in Aromaterapia.

Attenzione al suo simile

Facciamo attenzione a una pianta che per foglie e frutti ha un aspetto molto simile a quelli dell’alloro, ma che risulta tossica se ingerita: è il lauroceraso (Prunus laurocerasus L.). Questa pianta sta meglio nei giardini, come siepe ornamentale.

Le proprietà magiche

Jacques Brosse nel suo Storie e leggende degli Alberi ci dice che “l’alloro simboleggiava il trionfo della luce sulle tenebre, proprio perché simbolo di Apollo, dava accesso al mondo invisibile dello spirito e per questo era oracolare. Si credeva che fosse sufficiente una foglia d’alloro sotto il cuscino per vedere in sogno avvenimenti che si sarebbero verificati. Si credeva proteggesse anche dai fulmini.” Non ci è dato sapere se questo sia vero o no, provare – magari – per credere. Ma tutto ciò fa di questa una pianta affascinante che non passa inosservata per la sua storia e la leggenda che si trascina dietro da tempo.

Vogliamo chiudere la prima pillola di natura, ricordando che il mondo è anche a queste piante che appartiene e torniamo all’amore tormentato di Apollo per Dafne con la bellissima statua del Bernini.

La natura ispira le leggende e le leggende l’arte che rende immortali.

Alla base della statua, in un cartiglio, troviamo incise le parole del cardinale Maffeo Barberini, futuro papa Urbano VIII:

“Quisquis amans sequitur fugitivae gaudia formae fronde manus implet baccas seu carpit amaras.” Ovvero: chi amando insegue le gioie della bellezza fugace, riempie la mano di fronde e coglie bacche amare.