L’ecofemminismo, un importante movimento che unisce le ideologie femministe con quelle ecologiche.

L’ecofemminismo unisce i principi ambientalisti e femministi. Nasce come critica alla cultura dominante dell’uomo e della civiltà occidentale sulla natura, sulla donna e sulle persone vittime di razzismo e oppressione.  

Da dove ha inizio la cultura ecofemminista

La cultura ecofemminista ha inizio negli Usa e si è poi sviluppata in tutto il mondo, oggi è ritornata alla ribalta per via dell’emergenza climatica e ambientale.

La storia e i principi dell’ecofemminismo

L’ecofemminismo è un movimento che presenta correnti diverse ma, con un unico principio e obiettivo di base, ossia mostrare come nel mondo sia in vigore una gerarchia sbagliata imposta dall’uomo nella storia, secondo la quale l’uomo occidentale si ritiene superiore a tutto: alla donna, alla natura e agli animali e anche alle altre etnie.

Unisce i principi che accomunano il femminismo, l’ambientalismo, l’animalismo, i movimenti anti-razziali.

La donna, sin dalle antiche civiltà viene associata alla natura, assimilata alla terra come produttrice di vita e fecondatrice. Poi più avanti con l’uomo possessore di terreni, la donna e la terra vengono ritenute dei possedimenti da sfruttare. Questo pensiero è cresciuto con la colonizzazione e la rivoluzione tecnologica a partire dal 1700, che ha reso la natura un mero mezzo per soddisfare le esigenze degli uomini.

L’ecofemminismo oggi, però non si focalizza sull’idea della donna fecondatrice, ma come parte integrante e fondamentale della società e del mondo.

Il termine ecofemminismo compare per la prima volta in un lavoro di Françoise d’Eaubonne del 1974, anche se esiste già dagli anni ’60 negli Stati Uniti. Nasce come partecipazione femminile alle lotte di carattere sociale ed ecologico. Nel corso dei decenni si è creata la consapevolezza che questa comunità fosse molto ampia, ne facevano parte femministe e ambientalisti. Nel corso della storia si sono viste femministe partecipare a proteste che riguardavano la salvaguardia dell’ambiente.

L’ecofemminismo oggi

L’ecofemminismo oggi sostiene che l’oppressione subita dalle donne e il deterioramento ambientale abbiano un’origine comune, ossia la gerarchia patriarcale che si è instaurata nella società. Molte sono le donne sostenitrici di questo movimento come Vandana Shiva, Arundathi Roy, Bina Agarwal in India e Esther I. Njiro in Africa.

Il principio fondamentale dell’ecofemminismo è evidenziare il legame tra il potere che l’uomo crede di avere sulle donne, e allo stesso modo sugli animali e sulla natura, non riconoscendo i loro diritti fondamentali. L’emergenza del degrado ambientale deriverebbe, secondo il femminismo ecologico, dallo sfruttamento che l’uomo ha sempre portato avanti sulla terra con tecnologie invasive. L’ecofemminismo critica anche la scienza moderna, che ha reso la terra uno strumento meccanico al servizio dell’uomo.

“Io penso che le scienze reali, autentiche, che stanno emergendo dalla nostra ricerca indipendente di conoscenza non sono connesse con il denaro, con il commercio o con il profitto. Il mio progetto è di salvare la biodiversità assicurando di servire la natura e soddisfare i nostri bisogni come risultato di tale servizio. Il mio progetto è di eliminare la diseguaglianza tra uomini e donne, tra Nord e Sud del mondo, tra ricchi e poveri. Queste sono strutture costruite dall’essere umano.”

Vandana Shiva

L’ecofemminismo in Italia

Questo movimento esiste in tutto il mondo, anche in Italia, dove il percorso delle femministe ecologiche ha inizio nel 1985 con la fondazione delle Liste Verdi. Un esempio da ricordare è quello nel 1986 dopo Chernobyl, a seguito del disastro vari gruppi femministi in Italia diedero vita al vero e proprio ecofemminismo italiano.