Le grandi aziende italiane stanno accusando il colpo della guerra tra Russia e Ucraina. Una crisi che non si risolverà facilmente

Non si tratta solo di gas e petrolio, i rapporti commerciali tra Italia e Russia vanno oltre, si stima che tra i due stati vi sia un giro d’affari da 20 miliardi di euro.

Le aziende italiane che operano in Russia

In Russia ci sono circa 500 aziende italiane impegnate nei settori della produzione di energia, chimica, petrolio, gas, acciaio, agricoltura, banche e assicurazioni.

Tra i nomi più noti troviamo: Snam, Eni, Barilla, Pirelli, Candy, Ferrero.

A queste si aggiungono le aziende esportatrici e importatrici verso Mosca che hanno un giro d’affari di 12.6 miliardi di euro.

Numeri alla mano è facile intuire che il conflitto tra Russia e Ucraina avrà serie ripercussioni sulle nostre aziende.

In primo luogo avranno un gran peso l’effetto delle sanzioni che l’Europa ha imposto alla Russia a partire dal blocco delle transazioni finanziarie con l’uscita del sistema Swift di Mosca. Il rublo è in caduta libera e il paese rischia il crollo nonostante la Borsa di Mosca sia chiusa, sul mercato britannico i maggiori titoli russi si avvicinano allo zero.

L’abbandono dei colossi industriali

Decine di grandi realtà industriali come Apple e Volvo hanno sospeso le vendite.

Ma per l’Italia non è semplice uscire dal mercato russo, perché rischia di portare gravi conseguenze per l’economia italiana.

Migliaia di posti di lavoro a rischio

Sono migliaia le persone che rischiano di perdere il proprio posto di lavoro per colpa di questa drammatica crisi e per l’avanzare della guerra.

Quando l’Unione Sovietica è crollata, le aziende straniere hanno visto una enorme opportunità di guadagno e hanno investito con le aziende russe ma ora bisogna fare i conti con la guerra e il sistema si è frenato.

I primi bilanci

Secondo le prime stime, la guerra tra Russia e ucraina ha congelato 27 miliardi di interscambio dell’Italia con la Russia, un grande danno per le piccole medie imprese italiane soprattutto quelle delle regioni Marche, Veneto e Emilia Romagna che coprono il 34.9% del prodotto italiano in Russia.

In Europa, l’Italia è quella che sta pagando il pezzo più alto e il conflitto in atto potrebbe portare conseguenze ancora più disastrose.