A 17 anni, mentre fugge dalla guerra in Siria, salva la vita delle persone a bordo del suo gommone, nuotando per ore nel mare in tempesta. Oggi è una nuotatrice olimpica.
Yusra Mardini è siriana, classe 1998. Inizia a nuotare a 3 anni, come tanti bambini ,ma lei fa di più. Nel 2012, infatti, rappresenta la sua nazione, la Siria, ai Campionati mondiali di nuoto in vasca corta. A causa della guerra, però, perde tutto. La piscina dove si allena è irrimediabilmente danneggiata dalle bombe e lei non può più andarci. Così nel 2015 decide di fuggire con la sorella e il cugino. Nell’ultimo tratto del suo lungo viaggio per fuggire dalla distruzione della guerra a Damasco, a bordo del gommone diretto verso la Grecia, un forte temporale mette a rischio la sua vita e quella di chi come lei si trova sull’imbarcazione. Entra l’acqua a bordo. Troppa. Yusra così si tuffa in acqua e, insieme alla sorella e ad altri due uomini, inizia a nuotare intorno al gommone, nonostante il mare in tempesta, per mantenerlo in equilibrio.
Il naufragio e l’impresa eroica
Quando l’imbarcazione di Yusra naufraga tra la Turchia e la costa di Lesbo, la ragazza e sua sorella nuotano per tre ore e mezza, mettono a rischio la propria vita per salvare quella degli altri venti passeggeri a bordo.
Grazie alla sua impresa eroica, il gruppo di profughi riesce a salvarsi. Una volta raggiunta la Germania, trova accoglienza a Berlino, dove riprende a praticare il nuoto. Il coraggio di Yusra e il suo grande talento vengono inoltre riconosciuti dal Comitato Olimpico Internazionale, e lei diventa membro della prima squadra olimpica di rifugiati, che ha gareggiato alle Olimpiadi di Rio nel 2016.
Yusra è ora diventata l’emblema per i migranti di tutto il mondo e un esempio di determinazione. Ha ricostruito infatti la sua vita e si è integrata perfettamente nela comunità ospitante.
“Non c’è da vergognarsi nell’essere un rifugiato se ricordiamo chi siamo. Siamo ancora i medici, gli ingegneri, gli avvocati, gli insegnanti, gli studenti che eravamo quando ci trovavamo nelle nostre case. Siamo ancora madri e padri, fratelli e sorelle. Sono state la guerra e le persecuzioni a costringerci ad abbandonare le nostre case per cercare la pace. Questo vuol dire essere un rifugiato. Ecco chi sono io. Ecco chi siamo tutti noi, quella popolazione senza patria che cresce di giorno in giorno. Sono una rifugiata e sono orgogliosa di battermi per la pace, l’onore e la dignità di tutti coloro che fuggono dalla violenza. Unitevi a me. State dalla nostra parte.”
Oggi, a 24 anni, Yusra Mardini è una nuotatrice olimpica e non solo…
Nel 2016 davanti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Yusra Mardini ha invocato il diritto dei rifugiati ad avere accesso all’istruzione, ai mezzi di sussistenza e alle opportunità di formazione.
Nel 2017 all’UNHCR al World Economic Forum di Davos era la partecipante più giovane. “Con un po’ di cibo in corpo, i rifugiati possono sopravvivere. Ma solo se ricevono anche cibo per l’anima potranno prosperare”, ha detto con forza.
Yusra Mardini sostiene ancora oggi la causa dei rifugiati e ha incontrato il Papa, Obama, ma anche registi, artisti e leader mondiali.
Il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Thomas Bach ha infine dichiarato: “La partecipazione di Yusra e del Team Olimpico dei Rifugiati ai Giochi Olimpici di Rio del 2016 ha lanciato un messaggio di speranza a tutti i rifugiati del mondo. Ha dimostrato a un pubblico globale che i rifugiati sono esseri umani come noi e che sono un arricchimento per la società. Spero che con il suo ruolo di Ambasciatrice di Buona Volontà dell’UNHCR, Yusra continui a ispirare i rifugiati, ricordandoci che chiunque può contribuire alla società attraverso il proprio talento, le sue capacità e la forza dello spirito umano”.
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