Titolo: La felicità del cactus
Autrice: Sarah Haywood
Casa editrice: Feltrinelli
Genere: Narrativa
Pagine: 362
“Era sotto gli occhi di tutti. A volte, però, l’istinto di autoconservazione ci spinge a distogliere lo sguardo.”

Susan Green, quarantacinque anni, single, autonoma, determinata, con la mania del controllo, viene definita dai suoi colleghi fredda e inavvicinabile, vive a Londra e non si fa coinvolgere da nessuna emozione.

Susan punge come un cactus, pianta che ama collezionare nel suo ufficio. Ma la vita sfugge ad ogni controllo e quando Susan si trova a dover fronteggiare contestualmente una gravidanza imprevista e la perdita di sua madre, le sue certezze iniziano a diventare incertezze.

L’avvenimento attorno al quale si muove la trama è la contestazione del testamento della madre da parte di Susan, contro suo fratello.
Il romanzo dura il tempo della gestazione della gravidanza.

Il narratore è interno, Susan racconta la sua storia in prima persona rivolgendosi qualche volta direttamente al lettore.
La prosa è essenziale e scarna e non ammette sbavature o fronzoli.
La protagonista è sempre molto razionale, per autodifesa, o almeno cerca di esserlo fino a quando deve fare i conti con le sue fragilità e con rivelazioni del suo passato. E così si aprono delle crepe nella corazza di Susan che inizia ad avere difficoltà a tenere sotto controllo le emozioni.

Il romanzo è piacevole anche se l’ho trovato un po’ prolisso nella parte centrale. La narrazione in prima persona ci consente di conoscere i pensieri intimi di Susan e farci compenetrare nelle sue vicende famigliari.

Il finale non è scontato.

Non è un romanzo impegnato ma fornisce molti spunti di riflessione sui rapporti famigliari, interpersonali e sociali.

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