Indubbiamente uno dei più bei film del Festival del Cinema Coreano di Firenze (FKFF), Next Sohee, ha vinto la ventunesima edizione della manifestazione. Diretto da July Jung, giovane regista coreana al suo secondo lungometraggio, il film denuncia lo sfruttamento degli studenti liceali da parte delle organizzazioni lavorative che offrono tirocini massacranti. Il cinema di July Jung potrebbe essere paragonato a quello di Ken Loach; diversamente però, la denuncia è al femminile, sia nelle tematiche, sia nello sguardo. Il lungometraggio è stato presentato nel 2022 a Cannes nella sezione Settimana internazionale della critica.

Due film, una voce

Il film si apre con un’immagine che descrive subito questo personaggio forte e tenace; Sohee balla da sola davanti allo specchio riprendendosi con il cellulare. A ogni caduta si rialza e ricomincia, non si arrende. Anche in A Girl at My Door, film d’esordio di Jung, la giovanissima protagonista Sun Do-hee trova nella danza la sua liberazione, “Ogni volta che vengo picchiata mi metto a ballare e poi riesco a dormire.” I due personaggi, Sohee e Sun Do-hee hanno molto in comune: se Sun Do-hee è costretta a scappare da una famiglia che la maltratta fisicamente e psicologicamente, Sohee non comunica con i suoi genitori, tanto che questi non sono neanche consapevoli del fatto che Sohee sappia ballare.

La vita della giovane viene scombussolata quando comincia il tirocinio in un call center. È la prima ragazza del suo liceo a riuscire ad ottenere un posto nell’azienda, tutti contano su di lei e ha tanto da dimostrare. Ci rendiamo presto conto che i ritmi del tirocinio, così come l’ambiente di lavoro non sono su misura umana.

I due lungometraggi hanno anche una struttura simile, vediamo un rovesciamento della trama e del ruolo dei personaggi nella seconda metà. Colpi di scena inaspettati che cambiano drasticamente il ritmo e il tono della narrazione. I primi atti sono una lezione di cinema dove assistiamo ad una disposizione di elementi che creano l’attesa.

Se in A Girl at My Door, la poliziotta arriva giusto in tempo per salvare il destino di Sun Do-hee, in Next Sohee il tempismo dell’ispettrice (interpretata dalla stessa Bae Doona) non è altrettanto puntuale. Il mondo femminile che cerca di farsi strada in un sistema assolutamente maschile e maschilista viene ripreso in queste due opere che in qualche modo si completano, mostrando uno slancio di maturità in Next Sohee che sancisce la voce di Jung nella cinematografia internazionale.

La regista si racconta

All’incontro con l’autrice, che si è confrontata con una regista coreana della generazione precedente, Yim Soon-rye, July Jung ha raccontato il suo rapporto con il cinema. “Mio padre era un grande appassionato della settima arte e quando usciva mi guardavo le sue cassette in televisione. Ho studiato cinema all’università e tra i ventuno e i ventinove anni non ho fatto altro. Quando ho visto il film di Yim Soon-rye, Waikiki Brothers, ho pensato, “Anche le donne possono fare film del genere in Corea? Anche io vorrei farlo!” Vedere quel film mi ha dato la forza per crederci.”

La giovane regista ha anche parlato del suo metodo: “Ho scritto e diretto due film. Per quanto riguarda la sceneggiatura, mi concentro sulle emozioni che voglio raccontare. Ho creato dei personaggi solitari e con gli attori mi sono dedicata a cercare di tirar fuori le emozioni. È sempre un lavoro di collaborazione. Quando ho incontrato Kim Si-eun, l’attrice protagonista di Next Sohee, mi ha detto una cosa che mi ha stupita molto. Aveva già letto la sceneggiatura e mi disse «Vorrei che Sohee venisse al mondo». Più ci parlavo più realizzavo che lei era Sohee”, ha concluso la regista.