Avere a che fare con il dolore non è un’ipotesi ma una delle poche certezze che si hanno nella vita. Tutti, presto o tardi, dovremo affrontare la perdita di una persona cara ma ciò che rende soggettivo il dolore è il modo che ognuno di noi ha di affrontarlo.
Eventi che cambiano noi stessi

La soggettività del dolore. Una morte improvvisa causa un forte shock e una forma di disorientamento che cambia le coordinate della vita e ci obbliga a guardare le cose come se le guardassimo  per la prima volta. Si capisce l’importanza di un attimo, di un “ti voglio bene” non detto o di un abbraccio non dato. Si capisce, solo in questi momenti, quante occasioni speciali perdiamo nella convinzione di avere tutto il tempo del mondo per recuperare. Il dolore, a quel punto, mette l’uomo davanti a un bivio: lasciarsi schiacciare da esso o reagire? Eppure, la scelta di reagire non ha un protocollo da seguire uguale per tutti, ma è diverso per tutti. E qui sta la soggettività del dolore: non esiste una ricetta o un libretto di istruzione dove ci viene spiegato come affrontare un qualcosa che ti divora l’anima e ti fa sentire incapace di provare qualunque forma di emozione.

Il dolore cambia l’uomo

La cosa, però, peggiora quando si deve affrontare la morte di qualcuno che, a causa di un brutto male, si è spento lentamente consumandosi come una candela. Per chi resta la sensazione di dolore che si prova è devastante. Certo, davanti a situazioni del genere, in qualche modo si è consapevoli dell’epilogo anche se la domanda non è il “se” ma il “quando”. E quando accade, in chi ha vissuto quel percorso insieme alla persona cara, scatta un senso di rabbia, di impotenza che, in moltissimi casi, si evolve in un senso di colpa che anziché diminuire nel tempo, aumenta. Il senso di colpa di non aver fatto abbastanza e che si tramuta in una serie di domande che resteranno senza riposta. Ad esempio, ci si domanda se quello che è stato fatto era tutto il possibile oppure si poteva agire diversamente. Ma nessuno potrà mai dare una risposta.

Il dolore non è uguale per tutti

Avendo vissuto in prima persona entrambe le situazioni, posso dire che ogni lutto è personale proprio perché sono fermamente convinta che ognuno di noi abbia il proprio personalissimo modo di affrontare il distacco dalle persone amate. Non bisogna giudicare chi, magari, si sforza di sorridere ugualmente o non si strugge davanti agli altri. Ognuno ha la propria dignità del dolore e, consciamente o meno, lo affronta nel modo a lui più congeniale. Detto questo concludo con una frase di Winnicott il quale afferma che “Il fatto che il dolore richieda così tanto tempo per risolversi, non è segno di inadeguatezza.” Ognuno ha il suo tempo.

Foro di copertina di Wendel Moretti