Cinzia Rota è una poetessa e scrittrice milanese, di recente, è uscito il suo libro-esordio: “L’emersione. L’intervista.
Cinzia Rota e “L’emersione”: La presentazione

Si chiama Cinzia Rota, è una poetessa e scrittrice nata a Milano. Cinzia inizia a scrivere, fin da giovanissima, poesie e racconti. Inoltre, Cinzia si dedica, da anni, altresì. come autrice e interprete alla collaborazione con diverse emittenti radiofoniche e con svariati laboratori teatrali.

La penna di Cinzia Rota è nota già a molti per essere ermetica e sagace, ironica e pungente, potremmo aggiungere: “geniale”.

Soltanto, di recente, tuttavia, è avvenuto il debutto letterario libro della autrice, trattasi, nello specifico, di una sorta di libro-concept, contenuto all’interno della Collana Editoriale Calliope della Di Carlo Edizioni, l’opera è stata pubblicata durante lo scorso marzo e intitolata “L’emersione“.

Per scoprire, quindi, maggiormente questa artista poliedrica e irrefrenabile ho pensato di intervistarla per Pink Magazine Italia.

Il significato del mio libro-esordio: “L’emersione”

Cosa rappresenta per te il tuo libro-esordio (pubblicato da Di Carlo Edizioni) “L’emersione”? Quale significato gli attribuisci?

«Il libro è un viaggio che attraversa l’uomo dal suo interno nelle sue diverse sfaccettature, comprese le più oscure. Per poi scoprire la luce e riemergere, da cui il titolo “L’EMERSIONE”. Rientra nella categoria delle “sillogi” ma in realtà si tratta di un cross che si articola attraverso pensieri, riflessioni, poesie e racconti.

Un senso di onda che trasporta il lettore come stesse guardando all’interno d’un caleidoscopio di sensazioni.

Tutte le scelte, non solo dei contenuti, ma ogni particolare di editing e grafica sono state curate e concepite nella loro globalità e interconnessione. Il fine era quello di dare al lettore la possibilità di seguire insieme il mio e perché no, il suo percorso di “Emersione”.

Ringrazio ancora la mia casa editrice DI CARLO EDIZIONI. Ma soprattutto ringrazio il mio editore, Antonello Di Carlo che ha creduto in questo vero e proprio “concept”. Antonello Di Carlo mi ha lasciato infatti carta bianca nel curare personalmente grafica e editing.

L'”immersione” e “L’emersione

Da cosa sei emersa o stai tentando di emergere?

«Mah, l’essere completamente assorbita nel bel mezzo del cammino della mia vita, da tragiche avventure che hanno procurato indecisione, dolore, soprattutto confusione, mancanza di fiducia in coloro che avrebbero dovuto invece procurarmela.

Queste “disavventure” poi sono state ulteriormente aggravate dalla perdita di chi veramente era di supporto alle mie ansie, agli affanni, ha finito con ingolfare una crescita mentale e artistica che stavo perseguendo in assoluta autonomia.

Accorgermi di non essere poi così forte per affrontare tutto ha prodotto un cambiamento, era logico ma non esattamente certo.

 Ho trovato anche chi mi ha decisamente aiutata in ciò, non lo nego.

Eppure, il prendere in mano la mia vita, e costretta a farlo in evenienze che avrebbero fatto tremare i polsi a chiunque, è stata l’esatta “emersione” da quella confusione. Ma è stata anche la chiarezza che si è fatta strada dentro, è poesia.

Perché da lì nasce, è anche l’emersione di me stessa da dentro. Infatti, è anche l’uscita dal liquido amniotico, l’uscir dall’acquasantiera, prendendo la rincorsa fin da quel punto che può concepirsi il fondale, e su, attratta dal bagliore di quella luce in superficie, che ho sfondato prendendomi il primo vero autonomo respiro della mia vita.

Quanti di noi sono “immersi” e nemmeno lo sanno. Quanti di noi entrano in rassegnazione, pascolano senza vivere davvero; la mia emersione non avviene per essere un “emergente”, sarebbe una mia conquista questa, un’ambizione. Ma la mia emersione è il mio dato di fatto. Punto d’arrivo di metà corsa, e punto di partenza per l’altra metà».

La frase dell’antropologo David Le Breton

Il sociologo e antropologo David Le Breton ha scritto: «Chi scende in apnea ha un grande bisogno di provare la sua innocenza, di rimetterla nelle mani del mare». Tu sei d’accordo con questa affermazione?

«Non concordo con la frase di Le Breton i motivi di una immersione se non è sport, non sono mai volontari, così come quell’apnea. Quell’apnea è angoscia e l’emersione si rende necessaria per salvare la tua vita, o l’anima, o la mente. Non cerchi affatto l’innocenza. Capisco che la metafora del liquido amniotico riporti un tributo alle teorie freudiane, che quindi si tratterebbe di un’apnea totale, atavica dove davvero esiste l’innocenza del limbo vitale non totale, quindi, penso proprio che il “mare” non possa essere concepito come la coscienza, che trova spazio nella maturità. Il mare è una sorta di divinità che partecipa al giudizio. Non chiudo a lui le coordinate della mia innocenza, nel momento in cui m’immergo credo di avere altro cui pensare».

Le “tenebre” e la “luce” per me

Cosa indentifichi tu nella luce e cosa e cosa individui nelle tenebre, invece?

«Ti ringrazio per la domanda. Esiste comunemente la tendenza ad identificare, luce e tenebre, come due elementi distinti e alle seconde viene spesso attribuita una connotazione negativa. In realtà, luce e ombre sono la stessa cosa per me, due facce di una stessa medaglia.

 “La luce nasce sempre dalle tenebre notturne”, diceva Jung, dunque, colui che non è capace di affrontare i propri lati oscuri, difficilmente potrà creare luminosa bellezza. Potremmo definirlo un percorso necessario per una vera evoluzione e consapevolezza. Eppure, tale iter va affrontato un ostacolo, le nostre paure… e qui, diventa una questione di coraggio».

Perché acquistare “Lemersione”

 Perché i nostri lettori dovrebbero acquistare “L’emersione”?

«Se collabori ad una rivista che si occupa anche di poesia, immagino che i tuoi lettori amino il bel verseggiare. Quindi, senza falsa modestia, mi sembra proprio che la mia silloge possa accontentare i palati più fini, come ha già conquistato la critica di settore».

I miei sogni come donna e come scrittrice

Infine, svelaci un tuo sogno come donna e uno da scrittrice.

«Il sogno del mio mondo onirico lo lascio sguinzagliato da ogni legame della logica, lì non sono donna, non sono poetessa, sono libera. Il sogno inteso come ambizione è proprio quello di non concepire una linea di confine tra la donna e l’artista. In ogni sua specifica manifestazione le due fasi di me devono compenetrarsi perché sono la medesima essenza, tutto ciò che è poesia, recitazione, creatività parte da molto in fondo, ma a chilometro zero, sono “IO”. La mia ambizione è esattamente quella di continuare ad essere così».