Questo mondo non mi renderà cattivo. Zerocalcare torna su Netflix con una seconda serie, dopo il successo della prima “Strappare lungo i bordi”.
Un passo in avanti

Questo mondo non mi renderà cattivo. Il successo della prima serie è arrivato grazie  al modo fresco ma deciso di raccontare una storia della periferia romana. Personaggi genuini e autentici, ragazzi alle prese (come il protagonista Zero) con i problemi di tutti e costantemente perseguitati dalla propria coscienza che, nella serie, è l’armadillo doppiato dal grande Valerio Mastrandrea. Il tono di romanità permea ogni minuto della serie ma questo non sminuisce affatto il messaggio e le tematiche affrontate.

Un taglio più sociale

Con la seconda serie, uscita i primi di giugno sulla piattaforma Netflix, Zerocalcare affronta temi più collettivi e non più solamente legati ai singoli personaggi creando, pertanto, una serie più complessa. La serie, questa volta, vede i protagonisti alle prese con un centro d’accoglienza nel loro quartiere, osteggiato da una parte della comunità a cui si aggiungono anche i nazifascisti. Le puntate sono lunghissimi flashback di Zero e dei suoi amici che, portati in questura per aver preso parte a dei tumulti, vengono interrogati dalla polizia.

La presa di coscienza

In particolare, il racconto di Zero, è ricchissimo di dettagli e mostra come i protagonisti sono stati combattuti sul fare o meno la cosa giusta. Soprattutto, viene fuori come la cattiva informazione possa distorcere la realtà e creare dissidi e rancori. Questo perché non si vuole fare una netta distinzione fra buoni e cattivi ma, far comprendere come il confine sia labile e nebbioso.

Una piccola perla

La serie è ben costruita così come tutti i suoi personaggi. Le canzoni sono l’elemento portante, soprattutto quelle non originali che richiamano alla giovinezza dell’autore. Ogni cosa è realizzata per trasmettere un messaggio e la figura dell’armadillo è qualcosa, a mio avviso, eccezionale: sagace, pungente ma dannatamente obiettivo tanto che più che una coscienza sembra un giudice che sentenzia sulla nostra stupidità.

L’unico neo di “Questo mondo non mi renderà cattivo” che, a titolo personale, ho riscontrato, è quello che le  vicende raccontate rallentino quel dinamismo caratteristico di “Strappare lungo i bordi”. Sarà per il tema affrontato, sarà per i protagonisti che sono diventati più adulti ma, alla fine, anche questa serie è da ricordare!