La monogamia dei calzini. Può una malattia cronica che stravolge la quotidianità di una coppia essere vissuta anche in modo meno stressante di come lo immaginiamo? “La monogamia dei calzini” di Giulia Pretta per Le Plurali, ci aiuta a dire di sì.
La malattia non sempre distrugge o allontana

La Monogamia dei calzini. Raccontata dal punto di vista della protagonista Alice, che lavora come agente immobiliare, la storia racconta del suo rapporto con Alberto, suo marito conosciuto grazie al suo amico informatico Riccardo. I due si innamorano e iniziano al loro vita insieme fino a quando una tempesta si abbatte su di loro: Alberto mostra i sintomi di un Alzheimer precoce. Da questo momento in poi la vita di Alice conosce un capovolgimento, alimentato dalla consapevolezza che le cose non saranno mai

più le stesse.

Un inizio spumeggiante

Il libro si apre con Alice a una serata di ballo dove incontra un uomo che la corteggia per fare un sensuale ballo che chiude la serata. L’uomo è Alberto che già manifesta i primi sintomi. Si intuisce che, per evitare di perdere la loro identità di coppia, continuano a fare alcune cose familiari anche se Alberto, spesso, è come se le facesse per la prima volta. Sin da subito si nota una coppia giovane e fresca che, nonostante la malattia, va avanti seppur tra mille difficoltà.

La scelta di Alice

Questo libri, scritto in modo fresco e a tratti ironico rappresenta la parte migliore di una malattia che non lascia scampo. Alice sceglie di andare avanti con Alberto, non scappa davanti alla difficoltà e alla certezza che l’uomo che ama un giorno possa non riconoscerla più. Alice combatte perchè l’amore può andare oltre la malattia. Sembra una frase da Baci Perugina ma non è così. La malattia cambia in qualche modo anche Alice: la donna forte e sicura di sè diventa capace di mostrare crepe, debolezze che non devono diventare motivo di vergogna ma possono essere la benzina che spinge a lottare con il coltello fra i denti.

Il tema del ricordo

Questa storia mette in luce la perdita della memoria, dei ricordi belli e meno belli. Chi soffre di Alzheimer non ha controllo su questo meccanismo e, nei casi in stadio avanzato, non riconosce neanche le persone più care. Come se il cervello andasse in burn out. Ecco, la storia di Alice e Alberto rappresenta il potere che la malattia ha di unire. La malattia non sempre divide, ma può unire e consolidare rapporti. Per tali motivi, consiglio vivamente di leggere questo libro sia per il modo leggero ma intenso con il quale una simile malattia viene descritta. Un romanzo dove l’amore sincero e profondo e il rispetto per il prossimo hanno la meglio su tutto. Perchè tutti abbiamo bisogno di credere che sia così.

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