
Oggi, 10 ottobre, viene come ogni anno celebrata la Giornata Mondiale della Salute Mentale (World Mental Health Day), istituita nel 1992 dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale, con lo scopo di promuovere attività di tutela e informazione positiva riguardo la malattia mentale e i relativi tabù.
Proprio in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, il 10 ottobre di un anno fa iniziava in Kenya una camminata della pace organizzata dalla comunità Mijikenda. Perché in fondo, ovunque nel mondo, non siamo poi così diversi, e in ogni cultura possiamo trovare delle similitudini.
Il 10 ottobre 2023, ha avuto inizio nel Villaggio degli anziani Mijikenda una camminata. Da qui, la tribù ha marciato per giorni attraverso diversi villaggi dell’entroterra di Malindi, rinomata cittadina costiera, per poi terminare a Kilifi. Lo scopo è stato proprio quello di sensibilizzare la popolazione alla malattia mentale. Molti europei pensano che tale problematica non esista in Kenya, nel paese dove “meno hai e più sei felice con niente”. Ma la malattia mentale non conosce etnia ed esiste ovunque. In Kenya, questa è purtroppo a volte considerata una maledizione conseguente a quella che viene definita stregoneria, di cui sono accusati gli anziani che la compongono.
L’accusa di stregoneria.
La stregoneria viene spesso associata a chi pratica lo sciamanesimo, proprio come i Mijikenda. Mijikenda significa letteralmente “nove città”. Ed è il nome di un’etnia africana composta da nove tribù che vivono dal sud della Somalia, al nord della Tanzania e in Kenya. Mji in kiswahili significa città e kenda in bantu antico si riferisce al numero nove. Originariamente si trattava di gruppi con governi di stampo matriarcale e consigli di anziani.
Questi, attraverso la preghiera e donazioni ai sacri alberi baobab, erano e sono tutt’oggi capaci di mettersi in contatto con le anime dei defunti per prendere decisioni importanti per tutta la comunità. Si parla di stregoneria, ma fondamentalmente sono dei curatori, coloro che in Kenya vengono chiamati mganga. Il mganga, infatti, non è uno stregone che pratica magia nera. Ma è colui che si cura e cura gli altri con tutto ciò che la natura offre. È quindi un dono, che i Mikikenda utilizzano per fare del bene. Le persone vanno da loro per farsi curare attraverso riti magici.
A volte succede però che i curatori vengono accusati di magia nera, insieme ai loro figli. La disabilità, mentale o fisica che sia, è dunque considerata una maledizione e una punizione ai loro atti di stregoneria. Non va curata ma annientata. Si dice spesso che il Kenya sia il paese degli estremi e dei contrasti. Ogni giorno, infatti, mentre noi combattiamo lo stigma, discriminazione e giudizi che uccidono metaforicamente chi soffre di tali patologie, in Kenya qualcuno perde la vita. Ucciso.
L’ignoranza che uccide.
Per il volere di un avvocato Mijikenda, nel 2003 nasce l’Associazione culturale di Malindi, la MADCA. Essa gestisce il Mekatilili cultural centre, più semplicemente chiamato Villaggio degli anziani Mijikenda. Inizialmente l’associazione era stata creata per la salvaguardia di cultura e tradizioni, ma in seguito a ripetuti atti violenti, è diventata anche il luogo dove vengono portati gli anziani scacciati o addirittura salvati da morte certa.
L’associazione ha infatti iniziato a salvare fisicamente anziani che vengono accusati di essere portatori di maleficio, anche se poi la stregoneria è solo una scusante e spesso sono le stesse famiglie che, a causa dell’ignoranza, cercano di eliminare i loro stessi anziani per impossessarsi dei loro piccoli possedimenti di terra.
Proprio per questo è importante occuparsi dell’istruzione dei bambini, per insegnare loro a ragionare e costruire dei valori ma, mentre i più rivolgono la loro attenzione sempre ed esclusivamente ai più piccoli, c’è tutta un’altra fetta di popolazione più anziana abbandonata a sé stessa. A occuparsi di loro in prima linea Laura Scrivani e la sua associazione.
Il villaggio delle storie.
Laura nasce in provincia di Pavia e cresce tra Lombardia e Emilia Romagna. Da ormai dieci anni vive e lavora in Kenya dove ospita viaggiatori nella sua casa nell’entroterra tra Malindi e Watamu in un piccolo villaggio chiamato Msoloni, villaggio tanto piccolo, quanto autentico, da non essere nemmeno presente nelle mappe. Insieme alla sua attività, porta avanti anche il suo grande impegno con gli anziani e con le donne vedove, cercando di migliorare la loro qualità di vita e il breve futuro che resta loro.
Laura non ha avuto il privilegio di veder invecchiare i suoi genitori, e forse proprio questo vuoto incolmabile l’ha spinta a proiettare il suo amore verso di loro. Insieme agli anziani Mijikenda sta ritrovando un po’ dei suoi genitori e un po’ di sé stessa. Ascoltando i loro racconti, ritorna all’infanzia, alle sue origini. Perché, come dice lei: «In fondo non siamo così diversi, in ogni cultura possiamo trovare delle similitudini.»
È proprio Laura a volere e fondare Il villaggio delle storie odv, associazione regolare di raccolta fondi per la salvaguardia dei Mijikenda. Il nome prende spunto da tutte le storie di vita e di sopravvivenza che Laura ha ascoltato da questi anziani. Tra queste, una delle più toccanti è quella di Hakika, giovane ragazzo disabile, figlio di un’anziana mganga.

La storia di Hakika.
Hakika non cammina e ha problemi cognitivi. Ma non è stato sempre così. Alla nascita e per i primi anni della sua vita è perfettamente sano e va addirittura a scuola. Dopo quella che viene interpretata come una di crisi epilettica terribile e inaspettata, rimane semi paralizzato. Purtroppo non è mai stato seguito adeguatamente e i suoi muscoli si sono atrofizzati. Ciò che ha causato la crisi potrebbe essere una meningite o un’ischemia, ma la mamma di Hakika è una mganga che praticava e pratica ancora riti di protezione.
È una curatrice. Per questo, il figlio sarebbe stato colpito da maledizione e lei, di conseguenza, viene accusata di essere una stregona di magia nera che merita quanto accaduto. A seguito di ciò, gente del villaggio ha incendiato più di una volta la loro capanna con lo scopo di ucciderli. Nel giro di una notte, dopo l’ennesimo tentativo, Hakika e la sua mamma sono messi in salvo e vengono accolti al villaggio insieme agli altri anziani Mijikenda.
Qui, grazie all’associazione, viene finalmente aiutato. Laura, seguita infatti da un caro amico fisioterapista in Italia, si preoccupa di far eseguire esercizi mirati a Hakika, aiutata anche dalla mamma e dagli altri anziani. Ora Hakika sta in piedi da solo e fa qualche passo, progressi immensi per lui. Con il presidente del MADCA, avv. Mwarandu, Laura e gli altri componenti dell’associazione sono riusciti anche a rifare i documenti d’identità bruciati nell’incendio. Necessari per accedere a una Special School che ospita ragazzi con disabilità sia fisiche che mentali.
La consapevolezza che salva.
Proprio ricordando e prendendo come esempio quanto accaduto a Hakika e la sua mamma, nella Giornata Mondiale della Salute Mentale, il 10 ottobre 2023 i Mijikenda hanno marciato per diffondere consapevolezza riguardo alla salute mentale, alla salute di tutti loro e di tutti noi, in un corteo di vesti tradizionali dai colori sgargianti. Durante il percorso ci sono state diverse fermate dove i responsabili del MADCA spiegavano alle persone che la disabilità mentale, proprio come quella fisica, è una malattia, che non bisogna temerla ma, anzi, essere di supporto. Domani, 11 ottobre 2024, si terrà una nuova camminata dedicata a tutte le persone che continuano a perdere la vita, nella speranza che i colori dell’ignoranza si colorino di consapevolezza, uguaglianza e solidarietà. In Kenya e in tutto il mondo.
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Foto di Federica Ooyen (all rights reserved)
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