Uno dei luoghi comuni più conosciuti è certamente quello secondo cui le donne non sanno guidare. Ma è davvero così? La giornalista Francesca Vecchioni smentisce tutto. Nel libro Pregiudizi inconsapevoli, Vecchioni ci spiega perché “i luoghi comuni sono sempre così affollati”. Scopriamo insieme di cosa si tratta.

Donne al volante… perché saper guidare è considerato un lavoro da uomini? Francesca Vecchioni, laureata in Scienze Politiche, è giornalista, attivista dei diritti umani e consulente sulle tematiche Diversity & Inclusion. Ha fondato e presiede DiversityLab, organizzazione no-profit impegnata a promuovere l’inclusione. Ha ideato i Diversity Media Award e il Divercity Brand Summit.

Francesca Vecchioni
Il punto di vista di Francesca Vecchioni.

“Senza rendercene conto, siamo immersi in dinamiche linguistiche e comportamentali che rafforzano pregiudizi, stereotipi e discriminazioni”. Francesca Vecchioni espone chiaramente il suo pensiero nel libro “Pregiudizi inconsapevoli”. Il testo si costruisce sulla base di studi di psicologia comportamentale più recenti. Una lotta contro gli stereotipi più diffusi che non hanno ragione di esistere. “Se per noi le persone anziane sono lente, le donne non sanno guidare, gli stranieri sono pericolosi e i gay sensibili- questo l’esempio riportato dall’autrice – lo penseremo per ogni singolo membro di quella categoria. Questo malgrado i dati ci dicano che la nostra percezione è scorretta o sovrastimata”.

Perché i luoghi comuni sono sempre così affollati?

Il libro “Pregiudizi inconsapevoli” risponde proprio a questa domanda. “Perché la mente spesso ci inganna”, questa è la spiegazione di Vecchioni. Spesso si prende distanza da pensieri che possono urtare la sensibilità altrui. Idee razziste, sessiste o omofobe. Nel momento stesso in cui ci proclamiamo distanti da ciò, cadiamo nella trappola. “E’ una donna con le palle, questo computer è un po’ handicappato, lavoriamo come negri”.

Queste sono alcune delle più comuni frasi utilizzate a casa, sul posto di lavoro, in compagnia di amici. Ci dichiariamo aperti e inclusivi, ma le nostre parole ci smentiscono. Per il dizionario della lingua italiana il luogo comune non è altro che un punto di vista generalmente accettato. “ Un luogo della mente, insomma che si raggiunge con il pilota automatico. – sottolinea la giornalista- un luogo da cui il pensiero razionale si tiene alla larga”. Insomma una sorta di comfort zone del cervello secondo Francesca Vecchioni. Una strada comoda, spesso intrapresa anche dai più attenti. Ma quali sono le conseguenze? Secondo l’autrice del libro: “Il luogo comune rischia di generare pregiudizio, esclusione, discriminazione”. Dunque le parole hanno un peso e plasmano la realtà intorno a noi.

Le donne preistoriche non sono mai esistite.

Il pensiero dei bambini non è contaminato. Spesso sono proprio loro, attenti osservatori, a far riflettere. Ed è proprio dal dialogo della giornalista Vecchioni con la figlia che scaturisce una riflessione. “Mamma, ma quando è arrivata la donna sulla Terra?”. L’interrogativo sorge guardando la Marcia del Progresso. Il libro scolastico illustra l’evoluzione dell’uomo, una serie di ominidi, dalla scimmia fino all’Homo Sapiens.

Perché le donne non compaiono sul libro? Le donne preistoriche non sono mai esistite? Su questo tema ha lavorato Margaret Ehrenberg. Studiosa dell’Età del Bronzo e autrice di “La donna nella Preistoria”. Il libro di Francesca Vecchioni richiama alcuni punti di questo saggio. “C’è voluto parecchio tempo prima che comprendessi il bisogno di lavorare sul tema delle donne nella Preistoria. – dichiara Ehrenberg- Se avessi chiesto, da studentessa, che cosa facevano le donne mentre l’uomo neolitico costruiva frecce. O l’uomo dell’Età del Ferro edificava fortini. La mia domanda sarebbe stata considerata impertinente o frivola”.  

Gli interrogativi irrisolti durante gli studi di archeologia spingono Margaret ad approfondire il ruolo della donna nella Preistoria. Ma la realtà è ben evidente. Le analisi sui testi scolastici hanno rivelato che i protagonisti maschi sono quasi il doppio delle femmine. Come si suol dire, senza le “basi” scordatevi le altezze. Non a caso il padre della teoria evoluzionista, Charles Darwin, avvalorava la tesi secondo cui le donne fossero inferiori. Superiori agli uomini per qualità morali, ma inferiori dal punto di vista intellettivo. La vera rivoluzione è stata l’entrata delle donne nella comunità scientifica. Da questo momento partono le prime vere indagini sul ruolo delle donne.

Auguri e figli maschi!

Quale augurio più classico se non “Auguri e figli maschi”. Questo è il titolo del settimo capitolo del libro di Francesca Vecchioni. Si augura sempre il meglio, nel caso specifico un figlio maschio. Ma perché questa preferenza? Ad oggi è diventato così automatico pronunciare frasi di questo tipo. In realtà non conosciamo neanche noi il perché. Perché un figlio maschio? L’autrice andando a ritroso indaga sulle origini e il significato di questa espressione. “Era un augurio di prosperità nelle società passate, avere una femmina significava meno forza lavoro nei campi. Inoltre anche una dote per darla in sposa”.

Oggi non ha più senso tutto ciò. Fortunatamente la società si è evoluta e le possibilità di accesso al lavoro prescindono dal sesso. Almeno questo è l’auspicio, dato nel 2024 si parla ancora di disparità. Non si placano infatti le polemiche sul discorso retribuzione. I famosi “figli maschi” vengono ancora una volta privilegiati rispetto alle donne. “L’indipendenza economica dei singoli va di pari passo con il benessere delle organizzazioni, con il livello culturale di una società, con un sistema di diritto che non discrimina- Francesca Vecchioni conclude- Tutto questo tende verso l’equità sociale che è ossigeno puro per il benessere di “tutte”e tutti.”.

Cos’è l’effetto Baader-Meinhof?

Chi non conosce le classiche battute quali: “Donne e motori, gioie e dolori” oppure “Donne al volante, pericolo costante”. Chiaramente ciò lascia intendere che le donne non sappiano guidare. Ma è davvero così? O semplicemente è l’ennesimo luogo comune che mette tutti d’accordo. Francesca Vecchioni nel suo libro “Pregiudizi inconsapevoli” risponde a questo interrogativo. “La convinzione che le donne non sappiano guidare è logicamente una generalizzazione” afferma l’autrice. La conseguenza è che spesso sono proprio le donne a convincersi di questo. L’ennesima dimostrazione che la nostra mente non funziona in modo obiettivo. Per intenderci, il nostro cervello trattiene solo una parte delle informazioni. Ovvero quelle che supportano le nostre convinzioni.

Vecchioni ci spiega che “se crediamo che le donne non sappiano guidare, tenderemo a prestare maggiore attenzione agli errori commessi dalle donne guidatrici rispetto ai colleghi uomini”. Le donne non sanno guidare? Colpa dell’effetto Baader-Meinhof, detto anche “illusione di frequenza”. Si tratta di una vera e propria illusione. Il libro di Francesca Vecchioni ci fornisce un esempio pratico. “Abbiamo deciso di comprare quell’auto, proprio quel modello lì, e guarda caso, ora la vediamo ovunque.” E’ proprio questo l’effetto Baader-Meinhof. L’illusione di frequenza è quando qualcosa di cui si è appena scoperta l’esistenza tende a manifestarsi subito dopo. Appunto, con un’insolita frequenza. Al di là di tutto sono i fatti la vera risposta. Una ricerca del Vias Institute ha rilevato che le donne sono meno frequentemente coinvolte in incidenti stradali rispetto agli uomini. Inoltre secondo i dati, i sinistri che coinvolgono le donne, comportano la metà del tasso di mortalità rispetto agli uomini.

Questa è la dimostrazione che le nostre convinzioni deformano la realtà. “Essere consapevoli di questi meccanismi mentali, nonché conoscere gli errori a cui conducono, è il primo passo per comprendere meglio la realtà e le altre persone- l’autrice conclude- dunque il primo passo per rendere il mondo più inclusivo”.

Immagine di copertina di Andrea Piacquadio

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