Artista poliedrica, ma soprattutto cantante eccezionale, Laura Dimitri si confessa in un’intervista in cui ci parla del suo universo, della musica di oggi e di domani.
Laura Dimitri è un artista pugliese generosa, che cerca di dare spazio a ogni forma di arte attraverso un programma sul canale 268 del digitale terrestre, dal titolo “Tratti e Ritratti”, nel quale presenta e dà voce a coloro che hanno qualcosa da raccontare sul proprio lavoro o sulla loro vita. Cantante dalla voce melodiosa e intensa, Laura si racconta a Pink Magazine Italia, aprendo le porte del suo universo musicale.
La musica ha sempre fatto parte della tua vita oppure c’è stato un evento che ha segnato una svolta?
La musica, in qualche modo, ha sempre fatto parte della mia vita. Da ragazzina ero molto timida e quindi non avevo molti amici e molti momenti di socialità. Nella musica ho trovato il mio porto sicuro, un’ottima compagna di vita. Le mie doti canore, forse, le hanno scoperte prima gli altri che io stessa. A scuola, quando cantavo, le maestre si complimentavano per la mia voce, tanto che alle scuole medie ho preso parte a eventi canori dove ho iniziato ad avere i primi risultati. Il cantare in modo più professionale è arrivato verso i 18 anni quando ho incontrato un insegnante che mi ha insegnato tutto ciò che c’era da sapere. Quindi, diciamo che il diventare una cantante è stato molto naturale.
Come potresti riassumere il tuo percorso nel mondo della musica?
Innanzitutto, io nasco come autodidatta e ho iniziato cantando ad istinto, senza una particolare regola, imitando le mie artiste preferite. Poi, con il tempo, ho sentito nascere l’esigenza di fare canzoni tutte mie, a partire dai testi e dal 2012 ho studiato canto con Giulia Pietruzzi che mi segue ancora oggi. Con lei ho potuto lavorare sulla qualità della mia voce e sulla tecnica. Ciò che ha dato una svolta importante al mio modo di fare ed intendere il canto è stato l’evento con il CET di Mogol. Ho fatto alcune masterclass con grandi artisti come Silvia Mezzanotte (n.d.r. cantante dei Matia Bazar), Rosanna Casale, Luca Pitteri e molti altri. Sono eventi altamente formativi ed importanti per chi vuole immergersi nel mondo della musica. Ad oggi, il mio percorso prosegue insieme alla figura di Ezio Scarciglia, compagno di lavoro e nella vita. Oltre ad essere un ottimo musicista, è anche un abile paroliere e dalla sua penna sono uscite canzoni che io ho interpretato, alcune le abbiamo anche scritte insieme, dando una chiave di lettura intima e sincera.
Cosa rappresenta per te la musica?
Da sempre la musica è stata una valvola di sfogo. Se non ci fosse la musica ci sarebbe un silenzio assoluto. La musica mi riempie facendomi sentire viva e completa. Se dovessi definirmi in qualche modo direi che sono ” una portatrice sana di emozioni”!
Su Youtube è possibile ascoltare alcuni dei tuoi brani. In particolare mi ha colpito “L’universo sei tu”. Puoi dirci qualcosa di più su questo brano?
“L’universo sei tu” è un brano che celebra l’amore più grande, cioè quello tra genitori e figli. Il testo è nato dalla penna del mio compagno in omaggio a sua madre che non c’è più. Tende a sottolineare il filo rosso che lega una madre al figlio, ma anche vuole celebrare il senso della vita: i genitori che all’inizio si occupano dei figli per poi vedere i ruoli ribaltati, quando i genitori invecchiamo. Credo si possa parlare di un amore circolare che va a ritorna e che non muore mai. L’universo è piano di amore e questo è quello più puro ed autentico. Della produzione artistica se ne è occupato Ezio Zaccagnini, affermato batterista e percussionista con alle spalle tour e dischi con importanti artisti come Bungaro e Massimo Ranieri.
La musica di oggi è molto diversa da quella che ascoltavamo anni fa. Cosa ne pensi di questa nuova era dove dominano nuovi stili diametralmente opposti al tuo?
Io credo che, come tutte le cose nella vita, esiste un ciclo. Ogni generazione ha una propria cultura musicale. Per questo sono convinta che molti generi, che oggi sembrano dimenticati o risultano noiosi, ritorneranno. Credo sia inevitabile. L’unica cosa che condanno e che percepisco è una forma di omologazione del mondo musicale: nel senso che non si dà spazio ad altri generi musicali ma si punta tutto su ciò che può fra guadagnare, svilendo il vero potere della musica. Per quanto mi riguarda, io resto fedele a me stessa, seppur a volte bisogna accettare dei compromessi che il mercato musicale richiede. Ciò che mi auguro è che ci sia un ritorno alla bellezza e alla cultura!
Rimanendo nel panorama amusicale attuale, molti nuovi artisti sono un prodotto che esce dai tanti talent musicali. Cosa ne pensi di questa nuova formula per scovare artisti?
Premetto che non ho nulla contro i talent, anzi! Quello che penso è che ogni talent ha un suo target definito e alcuni di questi seguono molto la logica del mercato. Ma questi programmi sono anche un’arma a doppio taglio: sono sicuramente un’ottima vetrina ma se non vengono gestiti nel modo adeguato, diventano un tritacarne. Come cantante che non ha vissuto la logica del talent, non li disdegno ma sono convinta che bisogna dargli l’adeguata importanza, nella consapevolezza che il mondo musicale è complesso e molto difficile.
In alcuni talent spesso sentiamo parlare di strumentazioni che migliorano il canto, come l’Autotune. Cosa pensi di questi strumenti che, a volte, nascondono voci molto imprecise per un tocco di musicalità che comunque risulta artefatto?
Di base io sono nemica dell’autotune perché credo fermamente che il cantante deve saper fare il cantante. Va bene dare un effetto, ma resta il fatto che un cantante senza autotune debba saper cantare e capace di trasmettere emozioni. Con queste nuove tecnologie si è perso un po’ di vista l’essere cantante e la capacità di dominare la propria voce. Non giudico chi usa questi strumenti ma bisogna saper cantare.
Quali sono i tuoi nuovi progetti?
Sto lavorando a un nuovo disco ma c’è ancora molto da fare per terminare il lavoro. Quindi spero il prima possibile di far sentire le mie nuovi canzoni.
Un’ultima domanda. Cosa ispira la tua musica?
La mia musica è continuamente ispirata dalla quotidianità umana. Io parlo dell’universo raccolto nelle nostre anime, perché l’universo umano è profondo, quasi insondabile. Parlo della fragilità umana, delle mie fragilità. Racconto anche delle assenze, intese in senso generale e non solo in relazione a chi non c’è più. L’assenza delle persone che ci circondano è una cosa a cui spesso non facciamo molto caso ma sono, a mio parere, le peggiori. Nel mio primo album, “Io come te”, racconto le mie emozioni, l’universo che mi appartiene e nel quale mi riconosco: io come tutti gli altri sorrido, soffro e vivo con le mie paure e le mie certezze. Con la mia musica voglio raccontare anche la forza che serve per reagire e le esperienze negative, credo, sono quelle che ci forgiano. Questo perché sono dell’idea che le cicatrici siano il chiaro segnale del nostro percorso che ci ha permesso di diventare quello che siamo.
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