Il libro di Enrico Mannucci ripercorre le avventure, le illusioni e i successi del pioniere della moda italiana Emilio Pucci, anticipatore del Made in Italy
La gioia è una delle cose più importanti che ho introdotto nella moda. E l’ho introdotta con il colore.
Emilio Pucci
Il libro di Enrico Mannucci, Emilio Pucci, lo stilista aviatore (ed. Diarkos) ripercorre la vita del marchese Emilio Pucci, il geniale anticipatore dai primi anni Cinquanta del Made in Italy, diventato stilista quasi per caso. Nel 1947, durante una vacanza a Zermatt, la fotografa di «Harper’s Bazaar» notò la tenuta sciistica con inusuali colori fluo di una giovane amica di Pucci, ideata e creata proprio da lui. Gli fu dedicato un articolo sulla rivista di moda. Il suo successo fu immediato.
Una carriera che iniziò dunque sulle piste da sci svizzere, e che gli permise di aprire la prima boutique a Capri nel 1950. Cosmopolita per eccellenza, Emilio Pucci era sempre in viaggio tra la sua Firenze, e le località di vacanza del jet set internazionale. Vestiva le donne con abiti che esprimevano una nuova idea di eleganza: pratica, vivace e allegra. Aveva un senso unico del colore, che coniugava all’idea americana dello sportswear, del comfort assoluto, unita a un senso innato del bello e del lusso. Il marchese Pucci creò uno stile tutto suo, riscontrabile in particolare nelle stampe che gli valsero il titolo di Prince of Prints.
Nella vita di Pucci il lato fatuo, la flànerie, ha convissuto e si è intrecciato con episodi tragici e a volte drammatici.
Il suo legame sentimentale con Edda Ciano accese di pettegolezzi tutti i salotti buoni dell’Italia fascista. Quando lei gli si affidò per sottrarre alla Gestapo i diari del marito, Galeazzo Ciano, appena fucilato a Verona, in un susseguirsi di fughe mozzafiato dai servizi segreti alleati e dagli ufficiali tedeschi.
In questo lungo e appassionante racconto Mannucci riesce perfettamente non solo a ricostruire le atmosfere e i personaggi dell’epoca che circondano e accompagnano la vita di Pucci e mezzo secolo di storia italiana, ma anche e forse soprattutto a parlarci dell’uomo che rivoluzionò il concetto di colore, del geniale creatore di moda che riusciva a plasmare tessuti e forme. I suoi arditi accostamenti cromatici, i suoi mirabili materiali fluidi sono pilastri della storia della moda internazionale.
Oggi il brand Emilio Pucci, nel womenswear come negli accessori, è inconfondibile: un gusto colto, raffinato, vivace, italiano. Il senso artistico di Emilio Pucci è riconoscibile in particolare modo nelle stampe. Inizialmente pensate per foulard e sciarpe ma poi estese agli abiti, ai tappeti, con motivi che vanno dai tratti delicati degli anni Cinquanta alle psichedelie dei Sessanta e Settanta. Emilio Pucci ispirandosi ad altre culture, faceva sempre in modo che anche le sue creazioni facessero viaggiare con la mente e con il corpo.
Forse non tutti sanno di Emilio Pucci:
– Fu un abile sciatore, tanto da essere arruolato dalla squadra nazionale olimpica italiana e partecipare alle Olimpiadi invernali del 1936
– Nel 1938 si arruolò come ufficiale nell’aviazione italiana e partecipò alla Seconda guerra mondiale come aviatore sugli aerosiluranti
– Ogni stampa che Pucci ideò riportava il nome “Emilio” con una firma scritta a mano. Particolare che segnò il debutto del nome di uno stilista come logo
Enrico Mannucci, nato a Firenze nel 1952, ha lavorato a «Paese Sera», «La Nazione», «Il Tirreno», «Panorama», «L’Europeo» (diretto da Lanfranco Vaccari, la testata cui è più affezionato), «Anna», «Sette», «Il Corriere della Sera». Fra i libri che ha scritto troviamo Grandi marche d’Italia, Casa Savoia, Caccia grossa ai diari del duce, In pace e in guerra, nonché due biografie: questa di Emilio Pucci e quella di Tommaso Besozzi, I giornali non sono scarpe.
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