Capita sempre più spesso di ricevere in chat commenti, approcci e foto non richieste. È la rivincita dei timidi che altrimenti non avrebbero il coraggio di trovare un partner o più semplicemente la nuova frontiera del corteggiamento? Nulla di tutto ciò: si chiamano molestie sessuali e la legge le punisce. Vediamo come.
In principio c’era la collezione di farfalle. Che abbiamo imparato a evitare con cura. Ora c’è la collezione di messaggi di questo tipo:
Ciao, sei bellissima
Mi mandi il tuo numero così chattiamo su whatsapp e ci mandiamo foto?
Che scarpe indossi in questo momento? E l’intimo? Porti le mutandine?
Lo vuoi vedere il mio pene?
Queste sono solo alcune delle domande che molte di noi ricevono non dico quotidianamente ma quasi. Ormai i social network sono diventati un terreno di caccia: erano nati per scambiarsi opinioni e per incontrare persone che non vedevi da anni (e scopri dopo sei minuti in chat perché non le vedevi, chiedendoti come hai potuto pensare che fossero cambiate). L’approccio nelle chat è sempre lo stesso: si parte da un complimento generico per finire alla classica foto del membro del chattatore seriale.
Accettare l’amicizia e scambiarsi il buongiorno non è sinonimo di disponibilità sessuale. È solo educazione. Ripeto: EDUCAZIONE. Questa sconosciuta. E da qui si comincia a fare collezione di commenti, foto, suggerimenti. Tutti rigorosamente non richiesti.
Ma il chattatore seriale non conosce regole: deve solo mietere vittime, è più forte di lui. Spesso è sposato e si è anche riprodotto (e ovviamente la moglie non sa che è single inside). Alcune volte è semplicemente alla ricerca di una donna con cui andare a letto. Premesso che esistono siti specializzati negli incontri di questo tipo, ma che sono a pagamento (quindi il chattatore seriale è pure tirchio) va detto che se ci provano con tanta insistenza vuol dire che alcune donne cadono nella trappola.
In redazione arrivano decine e decine di segnalazioni di molestie sessuali di questo tipo, anche da uomini che vengono approcciati da chattatrici seriali. È dunque un fenomeno trasversale che non ha sesso nonostante il sesso sia il motore scatenante di tutto.
Come difenderci? La prima cosa da fare è segnalare il profilo del molestatore al social che si sta utilizzando e poi bloccarlo in modo tale che non ci possa più disturbare.
Ecco cosa dice il sito alfemminle.com in caso di molestie insistenti, ovvero continui tentativi di contatti reiterati, pur avendo manifestato la nostra volontà di non colloquiare con quel nick, o continue richieste via e-mail di contatti non graditi. Una collezione che nessuno vorrebbe mai avere.
È opportuno agire nella seguente maniera:
1. fare una copia cartacea del testo del messaggio (e-mail, chat, forum o simile), facendo attenzione a non aprire allegati o eseguire file sospetti (potrebbero contenere virus) oppure segnalare il sito ove questa persona continui a contattarci indebitamente;
2. segnare con attenzione data e ora in cui questa è avvenuta;
3. se è avvenuta in chat, segnare il nickname del molestatore e ogni altra informazione che potrebbe tornare utile al fine dell’identificazione (un numero seriale, un identificativo, l’indirizzo IP);
4. una volta acquisito il materiale potrete portare il tutto alla stazione dei Carabinieri (o Guardia di Finanza o Polizia) più vicina a voi e presentare il tutto all’incaricato che vi dirà come procedere.
L’idea che l’insistenza sia sintomo di reale interesse è sbagliata. Se si tartassa una persona e questa non ne vuole sapere e ve l’ha detto anche in aramaico antico, magari è perché davvero non è interessata. È che proprio non vi vuole, non perché sta facendo la preziosa, ma in fondo in fondo le piacete. Cari molestatori, quando si dice no, spesso è davvero NO, soprattutto se all’insistenza vengono allegate foto non richieste, anche piuttosto ridicole.
La violenza di genere in rete.
La Polizia Postale e delle Comunicazioni si impegna quotidianamente in attività di sensibilizzazione rivolte ai più giovani e al mondo degli adulti. È importante saper riconoscere i primi segnali di controllo, i tentativi di sottomissione che oggi possono passare dall’uso distorto di smartphone, app e socialnetwork, che minacciano concretamente la libertà e quindi la sicurezza delle donne in Rete. Sempre più spesso le vittime femminili scelgono il portale istituzionale www.commissariatodips.it per chiedere una tutela: il portale rappresenta di sicuro uno spazio “protetto” nel quale chiedere informazioni ed avere velocemente l’accesso ad un aiuto pronto e qualificato contro ogni forma virtuale di aggressione.
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