Quella del ceppo di Natale è una leggenda che ci accompagna da tempo. Ma da dove è nata, di cosa parla e chi sono i suoi protagonisti? Armatevi dunque di tisana calda, divano comodo e leggete…

Era giunto l’inverno, faceva molto freddo e iniziò a nevicare. La neve coprì tutto il versante della montagna. Mancavano pochi giorni al Natale, una festa magica per i bambini.

In una baita di legno, piccola e graziosa, viveva un ragazzo insieme alla sua sorellina.

I due vivevano da soli, senza i genitori; la mamma era scomparsa già da molti anni e il loro papà era uscito di casa pochi giorni prima per procurarsi un po’ di legna, visto il freddo, e ancora non aveva fatto ritorno. Forse era scivolato in un dirupo o forse qualche animale l’aveva aggredito.

Rimasti da soli i due bambini dovevano arrangiarsi per le varie faccende. Il fratello maggiore si occupava del fuoco, sapeva mungere gli animali e preparare la polenta e altre pietanze.

Cercava di sorridere sempre, di incoraggiare la sorellina ma la speranza di poter rivedere il loro papà svaniva ogni giorno.

Una mattina il ragazzo mise fuori di casa il secchio con la cenere. La sorellina voleva aiutarlo così si mise una coperta di lana molto pesante, uscì di casa e attratta da qualcosa che brillava all’interno del secchio infilò una manina dentro per afferrare quella che sembrava una stella luccicante. Ma appena sfiorò la brace si scottò la punta delle dita.

La bambina iniziò a gridare e scappò dal fratello, facendo cadere la coperta nel secchio. Gli disse di aver messo la mano nel secchio della cenere per raccogliere qualcosa che brillava molto. Il fratello le spiegò che all’interno c’erano dei carboni ardenti e che si sarebbe potuta fare molto male. Ma mentre parlavano, videro del fumo: la legnaia andava a fuoco a causa della coperta che era caduta nel secchio. Il ragazzo provò a spegnere l’incendio buttando della neve sulle fiamme ma non ci fu nulla da fare: la legnaia andò distrutta.

Come sarebbero sopravvissuti se non avevano più legna per riscaldarsi?

La mattina seguente il ragazzo partì per cercarne un po’ nel bosco. Conosceva bene il sentiero: il padre lo aveva segnato incidendo sui tronchi degli alberi delle croci. Ma si accorse ben presto che la neve aveva coperto tutto e dunque cosa avrebbe potuto portare a casa? A un tratto un luccichio lo abbagliò; questo sembrava provenire da un abete. Il tronco dell’albero era l’unico libero dalla neve e sembrava proprio il nascondiglio di una fata. Ma anziché fate o folletti, a splendere nell’albero era la grossa lama di un coltello: il coltello di suo padre. Era conficcato dentro un grosso ceppo di legno, che si rivelò molto pesante tanto da doverlo far rotolare fino alla baita.

Giunto a casa, tutto infreddolito, chiamò la sorellina per farsi aiutare e insieme lo spinsero fino al camino dove accesero il fuoco. La baita fu illuminata dalle fiamme e i due bambini si riscaldarono. Il ceppo bruciò per molti giorni fino a che, un gelido mattino, sentirono bussare alla porta. Quando corsero ad aprire si ritrovarono davanti proprio il loro papà. Si abbracciarono fortemente, iniziarono a saltare e a cantare. Gli raccontarono, tra le altre cose, della legnaia incendiata e di quel ciocco che li aveva salvati. Il papà invece raccontò che era caduto in un crepaccio e, soccorso da uomini misericordiosi, era stato portato via per essere curato dall’altra parte della montagna. Ma, tornato in forze, li aveva subito raggiunti.

Di nuovo insieme festeggiarono intorno a quel grande ceppo scoppiettante. Ogni anno a Natale da quel giorno, per ricordare di quella loro avventura finita bene, accendevano un grande ceppo e lo lasciavano ardere per molti giorni.

La leggenda, simile a una bella favola della buonanotte, ci insegna dunque che accendere il ceppo di Natale è un modo per riunire intorno al fuoco tutta la famiglia e gli amici, per raccontarsi le proprie vicende e per condividere le proprie emozioni.

Ecco perché il Natale è molto spesso considerata la calda festa della famiglia.