Si chiamava, Kyal Sin, ma in Myanmar era conosciuta come “Angelo”. A soli 19 anni era diventata il simbolo delle proteste contro il golpe del Paese.

Kyal Sin l’”Angelo” è stata uccisa durante una delle tante manifestazioni che si stanno tenendo in queste settimane in Birmania. La giovane attivista è stata colpita alla testa da un proiettile partito da una pistola di uno dei tanti poliziotti che presidiava il corteo a Mandalay, dove da giorni vi sono violenze e arresti.

Il giorno della sua morte, mercoledì, Kyal Sin indossava una maglietta con scritto “Andrà tutto bene”, un messaggio di speranza senza sapere che quel giorno sarebbe stato l’ultimo della sua vita.

La giovane, soprannominata “Angel” era appassionata di danza e di arti marziali, aveva deciso di unirsi alle manifestazioni di piazza per chiedere il rilascio di Aung San Suu Kyi e il ripristino nella legalità nel Paese dopo il colpo di stato militare dello scorso 1° febbraio.

Consapevole del rischio che correva, Kyal Sin aveva messo su Facebook il suo gruppo sanguigno e chiesto di donare i suoi organi in caso di morte.

Le ultime immagini pubblicate sui social mostrano Kyal Sin mentre tenta di fuggire agli agenti insieme a un gruppo di compagni; poco dopo un video mostra mentre cade sotto i colpi esplosi dalla polizia.

Ai funerali di Kyal Sin, che si sono svolti il giorno successivo a Mandalay hanno partecipato migliaia di cittadini che hanno intonato canzoni rivoluzionarie e slogan contro il colpo di stato.

Quel giorno durante lo stesso corteo sono morti altri 37 manifestanti portando a 54 le vittime del golpe. L’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, Michelle Bachelet, ha lanciato un appello alle forze di sicurezza affinché venga fermata quanto prima la feroce repressione dei manifestanti pacifici. All’appello si è unito anche il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel.

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