Incontriamo Elisabetta Villaggio, autrice di molteplici libri e figlia del compianto Paolo. Il suo ultimo romanzo “Fantozzi dietro le quinte” sta avendo un grande successo. Tra una tappa e l’altra del suo tour italiano per la promozione del romanzo, Elisabetta è stata nostra ospite rispondendo ad alcune domande. Conosciamo meglio questa donna interessante e quest’ autrice davvero talentuosa.
Elisabetta Villaggio, sei reduce dal successo del tuo “Fantozzi dietro le quinte“, innanzitutto quindi ti chiediamo, quand’è che hai capito di voler scrivere?
In realtà l’ho capito quando ero alle medie, infatti mio padre mi aveva regalato la famosa macchina da scrivere portatile Olivetti e con le mie amiche avevo fondato un giornalino scolastico. Successivamente, tra l’ultimo anno di Liceo e il primo di Università, mi ero dedicata alla scrittura di alcuni racconti che poi però sono rimasti chiusi nel cassetto. Poi quando ho iniziato a lavorare in televisione, avevo un bambino piccolo ed ero sola, quindi mancava anche il tempo materiale per dedicarmi alla scrittura, che ho ripreso una decina di anni fa, fino al mio recente “Fantozzi dietro le quinte”.
Nel tuo romanzo “La Mustang rossa”, ambientato in California, parli di un’amicizia particolare tra due donne molto diverse tra loro. Il romanzo di certo attinge alla tua esperienza di vita vissuta in quel di Los Angeles, la stessa cosa vale anche per il legame che racconti tra Maria e Alex, le protagoniste? C’è stato un episodio, un’esperienza nella vita di Elisabetta Villaggio che ha ispirato questo particolare rapporto di amicizia narrato?
Sicuramente il mio romanzo “La Mustang rossa” è stato influenzato da quel periodo di cinque anni in cui ho vissuto a Los Angeles, quando ero molto giovane, e in realtà Maria la protagonista era una persona reale, che io avevo conosciuto, quindi è una storia vera, di certo romanzata, però si basa sulla vera vita di questa Maria.
Quanto ti ha influenzata (se lo ha fatto) tuo padre Paolo nel tuo percorso di scrittrice?
Secondo me, mio padre ha influenzato il mio percorso di scrittura soprattutto quando, a cavallo tra le scuole medie e il Liceo, mi ha messo tra le mani dei classici molto importanti, come ad esempio i libri di Dostoevskij. La grande letteratura, insomma.
Cosa vuol dire essere la figlia di Paolo Villaggio? Quanto c’è di lui in te?
Inizialmente mi dava un po’ fastidio, perché io ero molto timida e lui era riconosciuto un po’ da tutti, chiedevano autografi, c’era questo assalto continuo, io ero sempre “la figlia di…”. Poi, una volta cresciuta, mi sono resa conto che in realtà avevo vicino un intellettuale, una persona colta, molto stimolante e curiosa. Certamente mi ha tramandato questa sua curiosità e il suo stesso amore per i viaggi, la voglia di essere sempre attivi e di conoscere persone nuove, e in ultimo una cosa che forse può essere negativa: il fatto che io mi annoio molto facilmente.
Nel romanzo “Una vita bizzarra” avevi già affrontato la tematica dell’amicizia. Vuoi confidarci come mai questo argomento è così ricorrente nei tuoi scritti?
Sì, io racconto spesso di amicizia femminile, anche perché sono una donna e forse anche per quello mi viene più facile. In secondo luogo, per me l’amicizia è molto importante, infatti le mie migliori amiche le ho conosciute entrambe al Liceo e tuttora ci vediamo e ci frequentiamo, per me sono quasi sorelle. L’amicizia è importante, ovviamente non solo quella tra donne, perché ho anche amici maschi, ma come ho già detto, mi viene più naturale raccontare quella al femminile.
Il tuo romanzo “Fantozzi dietro le quinte” sta avendo un ottimo successo di pubblico e di critica. Vuoi raccontarci cosa ami del personaggio Ugo Fantozzi e se c’è invece qualcosa di lui che odi?
Non c’è qualcosa in particolare che amo o che odio di Fantozzi, sicuramente la sua cosa più carina è il fatto che nonostante lui venga sempre bistrattato e preso in giro, comunque non si arrende mai. E’ un personaggio puro, anche con un certo romanticismo. Si tratta sì di un sottomesso, ma che in fondo rimane una persona integra, integerrima, con i suoi ideali e il suo modo di pensare. Esteriormente è sottomesso, ma interiormente conserva una sua personalità.
Nonostante il tuo cognome, sei rimasta una persona molto semplice e modesta. Pensi che questo sia un pregio ma che allo stesso tempo sia svantaggioso quando si fa carriera?
Non saprei come rispondere: sono gli altri che devono giudicarmi non posso farlo da sola. Io credo di essere una persona normale e sincera, che non bleffa. Ma lascio che siano gli altri a giudicarmi.
Naturalmente invitiamo tutti a leggere il tuo “Fantozzi dietro le quinte”, ma intanto tu hai dei progetti in cantiere per il futuro? Vuoi anticiparci qualcosa?
Sì, ho un progetto di scrittura teatrale che devo rivedere, ma non voglio dire più di tanto per un po’ di scaramanzia. Poi certo, mi piacerebbe scrivere un nuovo romanzo, ma dovrò destreggiarmi tra i miei impegni, in quanto io insegno e inoltre seguo mia madre e mia zia, e per scrivere ci vogliono il tempo materiale e quello spirituale da poter dedicare. Negli ultimi mesi sono stata molto presa da mille interviste, televisioni e radio in giro per l’Italia a promuovere il mio libro, ma certo mi piacerebbe scrivere un nuovo lavoro.
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