Pochi giorni ha fatto il giro del web la notizia di Marie Kondo che ha ammesso di avere la casa in disordine dopo la nascita del terzo figlio. La vicenda ci ha ispirato questa cronistoria semiseria assolutamente verosimile…
Ordine, questo sconosciuto?
Ammesso e non concesso che il concetto di disordine resta abbastanza soggettivo (il disordine di Marie potrebbe essere il mio migliore ordine), sembra automatica la logica dell’equazione figli uguale disordine. Ed in effetti nella mia esperienza è così (sorvolando sul marito, s’intende).
Solitamente si finisce super soddisfatte di aver tirato a lucido tutta la cucina mentre i pargoli – che angioletti! – li credevamo serenamente in sala a finire, in silenzio, un puzzle da 140 pezzi, che si voltano gli occhi e si nota un soggiorno che nemmeno dopo una bomba. I pezzi del puzzle ci sono, sì, ma sparsi ovunque. Li ritroverete dopo anni tra i cuscini del divano, dietro i mobili, dentro la credenza (come avranno fatto ad arrivare in certi posti poi?!).
Tecniche di riordino “disperato”
Una madre, solitamente, a questo punto, per prima cosa, spranga le porte della cucina e vieta a chiunque di entrarci. Poi, minaccia di buttare tutti i giochi dalla finestra se non vengono immediatamente rimessi in ordine – un must.
Infine, esasperata dalla lentezza e dall’inefficacia del riordino dei figli, mostra con non celata, infinita pazienza e un sorriso da Biancaneve le tecniche di riordino “di massa”. Scatola sotto al tavolo ed il grosso dei pezzi del puzzle fatti scivolare giù con tutto l’avanbraccio. Per i restanti a terra velocissimi colpi di scopa e paletta che andrà ad inserire nella scatola insieme polvere e briciole varie. Per i pezzi in giro per casa – ma ben nascosti agli occhi – dichiarazione di smarrimento con buona pace del cervello che cerca di non pensarci in più. Nonostante l’ultima immagine dello sguardo di fuoco, ma adesso anche leggermente clemente, di Marie Kondo.
Gli ospiti arrivano fra pochi minuti? Non c’è problema: il tavolo è sgombro, avete già spazzato. Basta che ogni cosa abbia un posticino preciso, per il resto vietato aprire scatole, cassetti e ante, anche solo per sbaglio. E se ci prova il marito durante l’aperitivo o la cena sguardo di fuoco e un dolce amorevole “Faccio io, amore”. Apriremo l’anta alla velocità della luce prendendo quello che occorre all’ignaro – e ignavo – coniuge meglio di un mago, proprio come una magia.
L’ultima, grande astuzia
“Occhio non vede, cuore non duole” vale anche in casa e le vostri ospiti lo sanno, per questo se volete superare con lauti voti la “prova costume” di una casa ordinata basta avere una sola unica accortezza-astuzia: i cassetti e i mobili del bagno, quelli sì, anche internamente, in perfetto assetto. Lavette arrotolate e sistemate in scala cromatica. Perché le mani delle vostri ospiti, dopo la pipì vera o presunta e il loro lavaggio accurato, s’intende, non resisteranno alla curiosità di quell’ordine apparente in tutta casa e vorranno verificare di persona.
Sorgerà così in loro, alla vista di contenitori in bamboo abbinati e lavette dai colori pastello sistemate chirurgicamente, l’atavico dubbio che forse, davvero, siete voi le Marie Kondo d’Italia.
Foto di Andrea Piacquadio
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