Un inno alla cucina francese ma soprattutto un inno all’amore, alle stagioni, all’indipendenza e al sostegno. La passion de Dodin Bouffant è in concorso ufficiale a Cannes per la Palma d’oro.
Juliette Binoche è splendida, come sempre. E come sempre ci commuove, interpretando Eugénie, una donna all’avanguardia instancabile che non ha bisogno di essere “moglie di” ma è perfettamente soddisfatta di sé stessa, sentendosi amata proprio perché, prima di tutto, è lei ad amarsi.
Il regista naturalizzato francese di origine vietnamita Tran Anh Hung è, da sempre, stato in grado di impregnare la sala di odori gastronomici (pensiamo a Il profumo della papaya verde, 1993); missione difficile se non impossibile.
I primi venti minuti di film, privi di parole, sono una lezione culinaria senza pari. Gli unici suoni che udiamo sono il rosolare delle carni, il borbottamento dell’acqua che bolle, il travaso di latte, creme, verdure da una pentola all’altra, mentre il vapore sale, regalandoci un sentore dei profumi irrappresentabili.
Le pietanze diventano arte
Fine ‘800. Dodin Bouffant (l’affascinante Benoît Magimel) è uno scienziato dell’arte gastronomica. Passa le sue giornate a studiare pietanze, vini ed accostamenti, “L’umanità è più grata della scoperta di una nuova ricetta che di quella di una nuova stella”. La cuoca del maniero, Eugénie, dà forma alle sue idee sui fornelli. Per vent’anni la collaborazione tra le intuizioni di lui e le mani di lei ha saputo sfornare il meglio della cuisine française, ricreando piatti tipici della tradizione in chiave ancora più squisita e regalando delizie inedite. Si amano follemente ma non sono uniti dal matrimonio: lei non vuole rovinare il loro rapporto così speciale. Lo sposalizio è come “una cena che ha inizio dal dessert”: un’oscenità.
La prima immagine del film, dove vediamo Eugénie raccogliere tuberi immersa in una luce crepuscolare, annuncia delle ombre, delle inquietudini tacite. La sua forza d’animo metterà da parte questi turbamenti fino alle estreme conseguenze di questo silenzio, che non è debolezza ma voglia di vivere. Il passare delle stagioni, scandito da frutti e ricette, verrà accolto con resilienza, tra le luci dorate del sole di campagna. Un film che necessita una visione a stomaco pieno; romantico e toccante.
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