Si può superare il trauma di un amore finito? Certo che si può e si deve. Come? Attraverso la consapevolezza di sé, l’amor proprio e un pizzico di sano egoismo. Ecco qui un vademecum semiserio su come affrontare le rotture… in tutti i sensi!

L’amore eterno esiste? Certo, è l’amore che si prova per i nostri cari, gli amici, i figli, il partner. È sacrosanto pensare che sia eterno, e a mio avviso lo è. Quando si arriva a provare indifferenza per una persona vuol dire che in realtà non l’abbiamo mai veramente amata. E non lo diceva solo mia nonna, ma lo confermano moltissimi studi di prestigiose università. Richard Schwartz e Jacqueline Olds, della Harvard Medical School, nel loro articolo: Love and the Brain: Rewarding Ourselves with Love, raccontano l’evoluzione dell’amore, le aspettative quando si comincia una relazione, ponendo l’accento sul processo di innamoramento, dalle farfalle nello stomaco alla fine di un rapporto.

L’amore è solo una questione di ormoni?

L’amore nel nostro cervello risponde alla formula della ricompensa per la nostra mente, grazie a due ormoni. Il cortisolo, che aumenta nella fase iniziale dell’amore facendo abbassare la serotonina, che per Schwartz significa «avere pensieri intrusivi e follemente preoccupanti, speranze e terrori». L’altro ormone è la dopamina, responsabile della felicità, responsabile del sistema della “ricompensa”: sto bene se vedo chi amo, sto male se e quando non c’è.

L’amore è un’esperienza piacevole, simile all’euforia associata all’uso di droghe o alcol.

Richard Schwartz e Jacqueline Olds

Un ulteriore studio, Sexual Deprivation Increases Ethanol Intake in Drosophila dell’Università della California, pubblicato dalla rivista Science nel 2012, avvalla proprio questo meccanismo di ricompensa: se veniamo respinti, cerchiamo quella sensazione di benessere altrove. Studiando il comportamento dei moscerini della frutta, i ricercatori californiani hanno notato che i maschi sessualmente respinti, bevevano quattro volte più alcol rispetto ai moscerini della frutta che invece si accoppiavano. Ma al di là degli studi – che potrebbero essere un palliativo quando il mondo ci crolla addosso e vediamo tutto nero – quando ci si lascia, la formula matematica che garantisca l’eternità dell’amore esiste. Si chiama amore verso sé stessi.

Come se ne esce e soprattutto in quanto tempo?

Il processo di superamento di una rottura sentimentale è diverso per ognuno di noi e può influire sulla nostra salute non solo mentale. Ammalarsi d’amore non è solo un modo di dire. In generale, venire fuori da una relazione può richiedere da pochi mesi a tre anni (anche se il rapporto è durato poco). Vediamo come in pochi, semplici punti:

  • Non è colpa di nessuno se è finita, non potete accollarvi tutto il peso della rottura, anche se avete tradito voi. Se lo avete fatto, un motivo c’era e non sempre è ascrivibile alle circostanze esterne alla coppia.
  • Datevi tempo, elaborate il lutto (eh sì, il meccanismo è proprio quello) e non rimproveratevi se gli scrivete o se avete buttato la dignità sotti i piedi: capita, ma a un certo punto, basta! Leggete questo articolo di Pink, in caso vi venga voglia di scrivergli: la dignità va esibita con fierezza.
  • Alcol e droghe, abbiamo visto, non funzionano nemmeno con i moscerini della frutta! Meglio un viaggio, lo yoga, le uscite con le amiche.
  • Non trascuratevi, i tempi del gelato davanti alla tv sono finiti. Uscite, fatevi belle, abbiate il coraggio di vestirvi anche quando non vi va. Coraggio? Ebbene sì, ci vuole coraggio a farsi belle, prendersi cura di sé è un atto rivoluzionario!
  • Non rifiutate un nuovo amore. Se una relazione finisce, è perché doveva finire, il tempo vi darà ragione e intanto avrete imparato a godervi la solitudine.

La vita è una sola, le persone da amare sono tantissime, alcune non le abbiamo ancora conosciute. Ma al mattino, guardandoci allo specchio, ne incontriamo una che dobbiamo amare più di ogni altra al mondo: noi.

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Immagine di copertina di Marta Branco