Drinking with L. A.

Un drink con Alessandra Lumachelli

di Alessandra Lumachelli

Una serata di un po’ di tempo fa, a Rimini. Ma mi fa piacere, tanto più che è ufficialmente iniziata la stagione dei festival musicali all’aperto, condividere con voi questo racconto.

Otto di sera, crepuscolo. Strade vuote, tutti a cena, tranne una signorina, di spalle, alla fermata degli autobus. Mi avvicino dicendo “mi scusi”, lei si gira imbarazzata, e siamo imbarazzate in due: io non immaginavo chi fosse,  lei presume che io non le stia chiedendo un’indicazione stradale, e non sa come fare a spiegarmi che le sue preferenze sessuali non includono me. L’imbarazzo (suo) si scioglie quando il mio “Mi scusi” prosegue con “Saprebbe indicarmi la stazione?”. La ragazza lascia andare il respiro trattenuto fino ad allora, sorride e addirittura mi accompagna fino ad un cartello stradale. Anch’io sorrido e la ringrazio. Senza sottolineare che no, tranquilla, neanche io avrei mai incluso lei nelle mie preferenze. E magari avremmo potuto scoppiare a ridere insieme. Ma ora le mie priorità sono altre. Trovare queste benedette navette taxi per il Music Inside Festival e ripararmi dalla pioggia, che ha iniziato, leggera ma insistente, a cadere fitta nella sera fresca. I taxi ci sono, certo, presi d’assalto da fan della musica techno, che non vedono l’ora di partecipare alla seconda edizione della rassegna musicale. Io sono sola e il tassista, dopo aver riempito la navetta con 6 ragazzi allegrissimi, mi fa accomodare al posto di fianco al suo, e subito si capisce che la tariffa concordata sul sito web è opinabile…

Arrivata, pago, scendo e ottengo sia il braccialetto omaggio che il pass per la stampa (due is meglio che one, lo dicono anche in una pubblicità!), e mi avventuro nel grande stabile della Fiera di Rimini, pieno zeppo di appassionati di musica provenienti, anche, da oltre confine. Nella hall, mi sento chiamare, mi volto: Lorenzo e Alessandro, proprio loro mi avevano indicato il nome di Mattia Duranti, colui che gestisce i contatti con la stampa (e che mi ha fornito di conseguenza il pass d’ingresso). È davvero tutto ben organizzato, nonostante la vastità della struttura edilizia e la complessità degli eventi in contemporanea.

Ci sono tre padiglioni, chiamati col nome di un colore, blu verde o rosso, quel colore che prevale negli effetti di luce al di sopra del palcoscenico, perché è di un palco (non di una semplice consolle) che si tratta, a sottolineare l’importanza dei dj che si avvicendano, a partire dalle 19:30 fino alle 04:00 del mattino. Vere e proprie star della nostra epoca, dato che siamo tutti in cerca di nuovi miti che ci facciano emozionare e sognare, oltre che ballare, ovvio. Da Sven Vath ad Alicante (che è già stato “ospite” di Drinking!!), a Ralf a Sam Paganini, a Sasha Carassai e molti molti altri, sino ad arrivare a Paul Kalkbrenner, che infiamma non solo la platea ma anche letteralmente la consolle. Quasi alla fine della sua performance, infatti, l’audio manca e lui ironicamente si siede sopra ai macchinari che fanno i capricci, restando con lo sguardo nel vuoto e attendendo. Nessun problema, ci sta: è il bello dei live, sapere che tutto è vero e vissuto nell’istante. Bevo un po’ d’acqua, gentilmente fornita dall’organizzazione. Per rientrare in hotel (stanchissima) cerco un taxi, ma mi fermo alla pensilina sbagliata, dove passano gli autobus!

Me ne renderò conto solo dopo aver chiacchierato con alcune persone, tra cui un giovane marocchino che ha ritenuto inutile pagare il biglietto del festival in quanto (così dice) ha già sentito tutti quei dj a Ibiza, quando faceva il cameriere in un locale. Incalzato dalla mia domanda sul nome del locale in questione, si impappina. Io intanto abbandono la pensilina, perché come un miraggio è apparso un taxi, fermato da me e da due ragazzi, di cui segno i nomi, Francesco e Lorenzo, perché si rivelano gentilissimi: loro che sarebbero scesi dall’auto molto prima di me, si incaricano di pagare l’intera corsa al tassista, Fabio, che lasciandomi davanti all’hotel, mi elogia con un complimento che si sente autenticamente vero (“è stato un piacere parlare con te”). Più che altro, abbiamo riso tanto: sono ironica, sempre, conversazione tranquilla e buffa talvolta. Che dire? Sicuramente, buona estate, buona musica e… stay tuned, alla prossima!

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