Son passati 209 anni dalla nascita di una delle scrittrici più amate della letteratura internazionale: Charlotte Brontë.

In un’epoca in cui la ricerca della visibilità e della fama personale sembra dettare lo spirito dei tempi, leggere la biografia di Charlotte Brontë è quanto mai illuminante. L’autrice di Villette, Shirley e Il professore, ma soprattutto di Jane Eyre (un vero successo all’epoca della sua pubblicazione e ormai classico intramontabile) scelse l’anonimato. Si firmò con lo pseudonimo di Currer Bell e si calò nell’insignificante esistenza dell’istitutrice, interpretando il ruolo della figlia obbediente prima e della moglie devota poi.

Eppure, nell’«ombra», racconta Lyndall Gordon, Charlotte seppe trovare le parole per dare voce alla propria esperienza e fece affiorare in superficie un mondo interiore rimasto celato. L’impatto con la società vittoriana fu «esplosivo»: una donna che esprimeva con candore i propri pensieri e sentimenti, che impiegava l’ironia nei confronti della società e dei costumi, era veramente una donna? Non andava forse considerata poco femminile? Ai contemporanei apparve “volgare”. Ma quella voce che si sollevò dall’oscurità ancora ci conquista con le sue intime rivelazioni, e il «fuoco» che bruciava in Charlotte tuttora infiamma le pagine dei suoi libri.

Le vicende umane della ragazza apparentemente schiva e docile nata in una canonica immersa nelle brughiere dello Yorkshire si intrecciano in profondità ai suoi romanzi, che hanno sempre un nucleo autobiografico, illustra Gordon. Ancora oggi Charlotte parla a chi cerca di «elevarsi» superando gli ostacoli sul proprio cammino, a chi desidera un amore che vada oltre le convenzioni, come fu il suo per l’insegnante belga che l’aiutò a scoprire la propria vocazione di scrittrice e per l’editore londinese che rivelò il suo talento al mondo. Chi prende parola dall’ombra, ci insegna la vita di Charlotte, non parla tanto per sé, ma assume una voce universale, che guarda a un tempo a venire.

L’ho sposato, lettore mio.

Per quale ragione «L’ho sposato, lettore mio» è una delle frasi più celebri e citate della letteratura inglese? La risposta, tutt’altro che ovvia, risiede nel capolavoro da cui è tratta: Jane Eyre (1847), la storia di un’orfana che, grazie alla sola intelligenza e caparbietà, riesce a convolare a nozze con il nobile signor Rochester. Per affermare il suo successo, e il cambiamento della propria condizione sociale, invece di dichiarare «mi ha sposata, lettore mio» – com’era da aspettarsi nella maschilista società vittoriana – Jane dice: «L’ho sposato, lettore mio».

Una sfumatura nella forma verbale che ha lo scopo di rimarcare la coscienza femminile della protagonista, e quella dell’autrice Charlotte Brontë, e che si ergerà a manifesto, ispirazione e stimolo per tutte le scrittrici a venire.

La raccolta celebrativa.


Quando Tracy Chevalier ha chiesto alle migliori autrici in lingua inglese di raccontare una storia ispirata a quella celebre battuta, non l’ha fatto solo per festeggiare i duecento anni della nascita di Charlotte Brontë, ma anche per ridare significato a quelle parole, per renderle di nuovo vive e attuali nella società odierna.


«In alcuni racconti sono le nozze stesse a essere drammatiche, a causa di una dolorosa scheggia di vetro in Coppia mista di Linda Grant, o di un mutamento improvviso in Il matrimonio di mia madre di Tessa Hadley, o di un rapporto clandestino durante una cerimonia in Zambia, in Uomini doppi di Namwali Serpell, o di un incontro gotico nel fango della brughiera in Tenersi per mano di Joanna Briscoe», dice Chevalier.


In altri, come La prima volta che vidi il tuo viso di Emma Donoghue, la frase di Jane Eyre diventa il trampolino di lancio per viaggiare indietro nel tempo, fino alla Germania di fine Ottocento, dove Miss Hall e Mary Benson, la moglie dell’arcivescovo di Canterbury, si macchiano del peccato di un amore saffico. Se in Lo scambio Audrey Niffenegger colloca Jane nel mondo contemporaneo, in un paese dilaniato dalla guerra, la penna originale ed eccentrica di Helen Dunmore si diverte a raccontare Jane Eyre dal punto di vista della governante ingelosita, mentre Tracy Chevalier – con la maestria che l’ha resa una delle scrittrici più lette e amate d’Italia, «in grado di donare il soffio della vita al romanzo storico» (Independent) – dipinge la relazione sentimentale di una coppia male assortita, «come margherite e gladioli, come pizzo e cuoio».


Il risultato è una collezione di ventuno storie d’amore, diversissime per sensibilità, scrittura e intenzioni, che ruotano attorno a una medesima eroina dai mille volti: una donna determinata e coraggiosa, che combatte per vincere i pregiudizi e gli ostacoli della società. E che non ha paura di affermare la propria identità dicendo, a testa alta, con un sorriso affaticato ma fiero: io «l’ho sposato, lettore mio».

Ventuno storie per celebrare Charlotte Brontë e Jane Eyre (link per l’acquisto: qui)

Racconti di: Tracy Chevalier, Tessa Hadley, Sarah Hall, Helen Dunmore, Kirsty Gunn, Joanna Briscoe, Jane Gardam, Emma Donoghue, Susan Hill, Francine Prose, Elif Shafak, Evie Wyld, Patricia Park, Salley Vickers, Nadifa Mohamed, Esther Freud, Linda Grant, Lionel Shriver, Audrey Niffenegger

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