Il V-Day è un movimento attivista globale che ha lo scopo di abbattere ogni forma di violenza su donne e bambine. Fondato nel 1998 dalla drammaturga, scrittrice e attivista Eve Ensler, il movimento, attraverso molteplici eventi di sensibilizzazione, mira alla costruzione di un mondo in cui le donne possano vivere sicure e libere.
“I Monologhi della Vagina”: dove tutto ha avuto inizio

Il 14 febbraio del 1998 – giorno di San Valentino – a New York nasce ufficialmente il V-Day in occasione di una rappresentazione di beneficienza de “I Monologhi della Vagina” (The Vagina Monologues), opera teatrale di Eve Ensler.

La “V” in V-Day sta infatti per Valentino, Vagina e Vittoria in quanto le attività di sensibilizzazione hanno luogo ogni anno il giorno di San Valentino.

La dichiarazione del V-Day

Durante la rappresentazione, Eve Ensler – fondatrice del movimento e vittima di violenze da parte del padre in tenera età – declama quella che è tutt’ora la dichiarazione programmatica del V-Day:

«Il V-Day è una risposta organizzata contro la violenza verso le donne. Il V-Day è una visione: noi vediamo un mondo in cui le donne vivono in sicurezza e libertà.

Il V-Day è una richiesta: stupro, incesto, maltrattamenti, mutilazione genitale e schiavitù sessuale devono cessare subito.

Il V-Day è uno spirito: noi crediamo che le donne dovrebbero passare la loro vita a creare e prosperare anziché a sopravvivere o a guarire da terribili atrocità.

Il V-Day è un catalizzatore: raccogliendo denaro e accrescendo il livello di coscienza, unificherà e rafforzerà le iniziative antiviolenza esistenti. Innescando una consapevolezza di vasta portata, porrà le fondamenta di nuovi sforzi educativi e legislativi in tutto il mondo.

Il V-Day è un processo: noi lavoreremo finché sarà necessario. Non smetteremo finché non smetterà la violenza.

Il V-Day è un giorno: noi proclamiamo il giorno di San Valentino “V-Day” per celebrare le donne e mettere fine alla violenza.

Il V-Day è un movimento e una comunità: potente e audace, travolgente e inarrestabile. Unisciti a noi!»

Nonostante le critiche ricevute dalla destra conservatrice, il V-Day ci mostra quanto sia importante parlare e sensibilizzare sul tema della violenza di genere.

A maggior ragione se si guardano ai dati raccolti dall’ONU: una donna su tre in tutto il mondo è vittima, nel corso della propria vita, di violenza a causa del proprio sesso.

Stupro, incesto, attacchi da acido, mutilazione genitale, stalking, molestie sessuali, violenza domestica, maltrattamento, mercificazione del corpo femminile sono, purtroppo, all’ordine del giorno.

Il V-Day e il suo operato

Quella prima rappresentazione dell’opera di Eve Ensler all’Hammerstein Ballroom di New York fu la miccia che permise al V-Day di irradiarsi in tutti gli Stati Uniti fino a raggiungere, nel 2003, la fama mondiale.

Inizialmente venivano promossi eventi creativi di beneficienza durante i quali si svolgevano spettacoli tratti da “I Monologhi della Vagina”.

Successivamente, grazie al prezioso aiuto di gruppi di volontari, attivisti ed enti benefici locali la manifestazione si è rapidamente ampliata, includendo marce e festival ma anche mostre d’arte, documentari, letture, proiezione di film e, in particolare, dei documentari V-Day: Until the Violence Stops e What I Want My Words To Do To You.

Il lavoro e l’operato del V-Day si basano quindi su quattro pilastri principali:

1. L’arte ha la capacità di modificare il pensiero e ispirare le persone ad agire.
2. Il cambiamento sociale e culturale duraturo è trasmesso da persone normali che fanno cose straordinarie.
3. Le donne del posto conoscono meglio le necessità e le dinamiche sociali all’interno della comunità e potrebbero diventare dei leader formidabili.
4. Per capire la violenza sulle donne si deve conoscere l’etnia, la classe sociale e il genere.
Alcune curiosità sul V-Day
  • Nel 2006 la rivista “Marie Claire” conferisce al V-Day il titolo di secondo miglior ente di beneficenza mondiale.
  • In Canada, il 14 febbraio viene tradizionalmente celebrata la “Marcia Annuale in Memoria delle Donne Indigene Morte e Disperse” per onorare e piangere le migliaia di donne che ancora sono disperse o che sono state assassinate (per saperne di più, clicca qui).
  • Il film-documentario poc’anzi citato What I Want My Words To Do To You nasce a seguito delle visite di Eve Ensler al carcere Bedford Hills Correctional Facility di New York. Qui Ensler è coordinatrice di un laboratorio di scrittura con un gruppo di detenute. Eve instaurò fin da subito un forte legame con queste donne chiedendo loro di approfondire le cause, i dettagli e le conseguenze dei loro reati. In questo modo, viene posto l’accento sul rapporto tra la violenza subìta e la propensione a compiere reati.  
  • Una rappresentazione de “I monologhi della Vagina” è stata portata in due carceri maschili di New York per sensibilizzare i detenuti sui temi dello stupro e della violenza domestica.
“Io ballo alla fine della crudeltà | […] Io ballo oltre le identità inflitte | e gli sguardi di disprezzo | Io ballo oltre i limiti ristretti delle mie capacità e del mio valore | Io ballo oltre i vostri sguardi lussuriosi | Le vostre sudicie interpretazioni del mio corpo adolescente | Mi scrollo di dosso i burqa e i legami | e i busti e le diete | Mi scrollo di dosso le restrizioni e le regole arbitrarie | Mi scrollo di dosso i vostri moniti opprimenti | Io ballo al pulsare della vita | Io ballo perché le ragazze sono le ultime sopravvissute” (Eve Ensler)
Fonti

V-Day

Bibliografia utile
  • Eve Ensler, Io sono emozione. La vita segreta delle ragazze (Piemme, 2011)
  • Eve Ensler, I Monologhi della Vagina (Il Saggiatore, 2018)