Brigantesse
Il brigantaggio post-unitario in Italia è un argomento affascinante e complesso che merita di essere esplorato. Le origini di questo fenomeno risalgono al periodo successivo all’unità d’Italia, quando molte persone si ribellarono contro le ingiustizie sociali e politiche dell’epoca.

Le brigantesse chi erano e dove operavano? Le regioni della Calabria e della Basilicata furono teatro di numerosi episodi di brigantaggio, caratterizzati dalla presenza di donne coraggiose e determinate.

Le origini del brigantaggio post-unitario in Italia.

Le origini del brigantaggio post-unitario in Italia risalgono al periodo successivo all’unificazione nazionale avvenuta nel 1861. Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, molte regioni del Sud, come la Calabria e la Basilicata, si trovarono in una situazione di profonda crisi economica e sociale.
Le nuove leggi e le politiche governative favorirono principalmente il Nord industriale a discapito delle zone agricole meridionali, causando un aumento della povertà e dell’instabilità sociale. In questo contesto, molti contadini e lavoratori rurali si ribellarono alle ingiustizie subite, dando vita al fenomeno del brigantaggio.

I briganti erano spesso ex soldati o contadini senza terra che si organizzavano in bande armate per combattere contro l’oppressione e difendere i propri diritti. Il brigantaggio divenne quindi una forma di resistenza popolare contro un sistema che sembrava aver dimenticato le necessità del Sud.

La lotta per la giustizia sociale nel brigantaggio.

Il brigantaggio nacque come forma di ribellione e per ottenere le promesse fatte da Garibaldi, quindi si può affermare che fu un movimento per migliorare la situazione politico-sociale del Sud Italia. I briganti, spesso provenienti da famiglie povere e sfruttate, si ribellavano alle ingiustizie sociali perpetrate dal nuovo regime unitario.

Il brigantaggio diventava così una forma di protesta e resistenza contro le disuguaglianze e gli abusi del potere. I briganti, attraverso le loro azioni violente e di guerriglia, cercavano di difendere i diritti dei più deboli e di ripristinare una sorta di giustizia sociale. In molti casi, i briganti agivano come una sorta di “giustizieri sociali”, prendendo di mira i latifondisti, i borghesi arricchiti e le figure di potere corrotte. Sebbene il brigantaggio fosse spesso associato a un’immagine negativa e criminale, non bisogna dimenticare il suo intento originario: la lotta per una società più equa e giusta. È importante analizzare il contesto storico in cui si è sviluppato il brigantaggio, comprendendo le ingiustizie che hanno portato alla sua nascita e l’aspirazione dei briganti a un cambiamento sociale.

L’eredità storica del brigantaggio nel contesto italiano.

L’unità d’Italia avvenne il 17 marzo 1861 e la linea politica che si decise di adottare fu quella dell’accentramento dello Stato, dalla giustizia alle finanze alla   scuola.   Le   maggiori   difficoltà   si   incontrarono   nel   meridione  e  le luogotenenze   presenti   in   loco   non   furono   capaci   di   far   funzionare l’amministrazione e da più parti si chiese di abolirle. Si incontrarono molte difficoltà tecniche e spostare gli affari da Napoli e Palermo alla capitale fu complicato.

La   scelta   della   destra   di   realizzare   questa   forte   centralizzazione   a   livello amministrativo   e   legislativo   fu   una   delle   tante   cause   di   agitazione   della popolazione del Sud Italia che portarono al cosiddetto brigantaggio. Inoltre, non curanti dei bisogni e delle aspirazioni della gente povera, la nuova classe dirigente si preoccupò di tutelare solamente gli interessi della borghesia terriera.

Le masse contadine e liberali non furono perciò soddisfatte dei metodi utilizzati dalla nuova classe politica, ma gli  uomini  della luogotenenza non compresero il malcontento e lo stato di sottosviluppo che si andava manifestando. Sfruttando il malcontento dei contadini, i Borboni organizzarono la resistenza legittimista per tentare la restaurazione dell’Antico regime, mentre il clero non voleva perdere il controllo che aveva sulla popolazione. La situazione italiana dopo l’unificazione fu diversa tra Nord e Sud.

La politica attuale non fu affatto vantaggiosa per l’ex Regno delle Due Sicilie, che si trovò in una situazione sempre più arretrata. Ad esempio, il regime doganale giovò al   Nord   e   causò   danni   al   Sud.   L’unificazione   italiana   quindi   non   produsse egualmente gli stessi benefici nel Nord e nel Sud. Inoltre, lo sviluppo dell’Italia settentrionale non fu dovuto solo alle sue forze, ma anche ai sacrifici sopportati in grandissima misura dal Mezzogiorno.

Il contributo delle donne nel brigantaggio.

Il contributo delle donne nel brigantaggio è stato di fondamentale importanza soprattutto in Calabria e Basilicata dove erano presenti delle vere brigantesse, ossia di donne che, quando il capo brigante moriva, prendevano il suo posto di comando. Nonostante fossero spesso emarginate e discriminate nella società dell’epoca, molte donne si unirono alle bande di briganti per combattere l’oppressione e l’ingiustizia sociale.

Le brigantesse non solo dimostrarono coraggio e determinazione, ma furono anche strategiche e abili nell’organizzazione delle azioni. Spesso svolgevano ruoli chiave nelle bande, partecipando attivamente alle azioni di guerriglia e ai saccheggi, ma non solo: le donne nel brigantaggio erano anche responsabili della raccolta di informazioni, della cura dei feriti e della fornitura di cibo e supporto logistico. Inoltre, il loro coinvolgimento aveva anche un impatto significativo sulla morale dei briganti, infondendo speranza e determinazione nei momenti più difficili.

Nonostante i rischi elevati e la minaccia costante di violenza, molte donne scelsero di unirsi al brigantaggio per difendere i propri diritti e quelli dei più deboli. Il loro contributo spesso passato inosservato o minimizzato dalla storiografia ufficiale, ma è grazie a queste donne coraggiose che il brigantaggio ha potuto resistere.

Il coraggio e la determinazione delle brigantesse.

Il coraggio e la determinazione delle brigantesse è un aspetto fondamentale da analizzare quando si parla del brigantaggio post-unitario in Italia. Le donne che si unirono ai briganti dimostrarono una straordinaria forza d’animo e una volontà indomabile nel lottare per la loro causa. Nonostante fossero spesso svantaggiate rispetto agli uomini in termini di forza fisica, le brigantesse si dimostrarono capaci di affrontare le difficoltà e le avversità con grande audacia. Spesso erano costrette a vivere in condizioni precarie, nascondendosi nelle montagne e affrontando il freddo, la fame e la stanchezza. Tuttavia, questo non le fermò nel perseguire i loro obiettivi di resistenza e ribellione contro l’oppressione governativa.

Le brigantesse furono attive non solo come combattenti sul campo, ma anche come messaggeri, spie e organizzatrici all’interno dei gruppi di briganti. La loro presenza e il loro contributo furono cruciali per la sopravvivenza e l’efficacia dei briganti. La storia delle brigantesse è un esempio straordinario di coraggio femminile e determinazione nell’affrontare le ingiustizie sociali e difendere i propri diritti. La loro partecipazione attiva nel brigantaggio testimonia la profonda volontà di lottare per la libertà e la giustizia, sfidando le norme sociali dell’epoca e dimostrando che il genere non limita la capacità di essere agenti del cambiamento.

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