Margherita di Savoia, visita al castello di Gressoney St-Jean: una giornata che sa ancora di piena estate, l’aria fresca di montagna con i suoi magici panorami, un sentiero tra i boschi della bella Gressoney, e l’arrivo al fiabesco castello della regina Margherita.
Residenza estiva per le vacanze, ma soprattutto invernale, perché Margherita di Savoia era una scalatrice e conosceva il Monte Rosa perfettamente.
Un punto di partenza perfetto.
Per una gita fuori porta la località di Gressoney è una meta adatta a tutti e per tutte le età: l’arrivo con la macchina (o chi preferisce il pullman) nelle vicinanze del lago Gover, è il punto di partenza per chi vuole camminare tra i vari sentieri nei dintorni e per chi vuole fare un picnic vista lago. Soprattutto, è un punto di partenza perfetto per chi a piedi vuole raggiungere la Località Belvedere, dove è situato il meraviglioso castello della regina Margherita e godersi una passeggiata nel fitto bosco che non dura più di una trentina di minuti.
L’arrivo al castello.
Una volta arrivati, ancora qualche passo nel parco che circonda il castello fino al giardino botanico perfettamente curato che ti dà il benvenuto fino all’ingresso. Il costo del biglietto per entrare è di dieci euro, i bambini e i ragazzi sino ai diciotto anni compiuti non pagano e la visita guidata dura un’ora.
Una immersione indietro nel tempo.
Il castello è stato costruito nell’estate del 1899, ma re Umberto I, suo marito, non vi soggiornò mai, poiché venne assassinato a Monza nel 1900. La regina Margherita vi trascorse lunghi periodi di villeggiatura fino al 1925, ospitando importanti personaggi della letteratura di cui amava circondarsi, tra cui il poeta Giosuè Carducci che, nonostante fosse di vedute politiche completamente differenti dalla regina madre, divenne uno dei suoi più cari amici; di certo, non parlavano mai di politica.
Ed è proprio da questi racconti, oltre agli arredi rimasti originali e alle pareti decorate circostanti, che si viene catapultati fuori dal nostro tempo.

La bellezza del castello.
Al piano terreno vi sono la sala da pranzo, la sala da gioco con un biliardo, più salotti, una grande veranda semicircolare nella quale Margherita amava prendere il tè e il salone d’onore con la pregevole scala in legno di rovere a doppia rampa semicircolare. Questa, insieme agli arredi, ai soffitti a cassettoni decorati con simboli sabaudi e molte margherite che richiamano esplicitamente il nome stesso della sovrana, sono delle vere opere d’arte che dimostrano anche quanto la regina fosse un’esteta.
Il piano nobile ospita gli appartamenti privati della regina Margherita, del figlio Vittorio Emanuele III, della nuora, la regina Elena e del nipote Umberto II. Una stanza più piccola era riservata alla marchesa Paola Pes, sua dama di compagnia e migliore amica.
Al secondo piano vi sono ancora alcune stanze per gli ospiti e una particolarità contraddistingue il castello: ovvero, l’assenza delle cucine, in quanto la regina volle farle costruire al di fuori dell’edificio. Il collegamento per trasportare le vivande era garantito solo da una galleria dotata di un doppio binario, così le portate percorrevano un tragitto su appositi carrelli elettrici chiusi ermeticamente fino a un ascensore interno che portava le vivande direttamente nella sala da pranzo del castello.
Non si può non rimanere abbagliati dalla imponente libreria dotata di piccoli ma confortevoli spazi dedicati a lei stessa per leggere ma anche alla sua dama di compagnia e, infine, la camera da letto ricca di pizzi con un grande bagno collegato e arredato in modo già moderno per il tempo, un’altra chicca che mi ha molto colpita e che mi ha fatto capire ulteriormente quanto fosse avanti con i tempi, la regina.
Una donna avventurosa.
Per prima cosa, Margherita non era solo una regina ma una donna avventurosa e ciò lo hanno dimostrato le tante foto in cui veniva ritratta sulla neve, adeguatamente coperta ma con il suo immancabile abito tradizionale del posto, ad alture notevoli sul Monte Rosa, tanto da dedicarle un rifugio a oltre 4.000 metri, lo stesso rifugio raggiunto da lei con la sua immancabile dama da compagnia e scalatori, amici suoi, esperti.
Si tratta, ancora oggi, del rifugio alpino più alto d’Europa.
Cos’altro dire se non che, una volta uscita dal castello, tornata alla “nostra realtà”, ho lasciato un po’ di me stessa proprio lì, in quel luogo, ma portando con me nuove conoscenze con la consapevolezza che, e si può dir quel che si vuole, lì ha vissuto una donna, una regina fuori dal comune, gentile e generosa con chi lavorava per lei e una grande dama di mondo e avventuriera.
Per visitare il castello, clicca qui
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