Se durante il Natale vi sentite assaliti da una travolgente voglia di romanticismo… tranquilli, sono solo i palinsesti TV.

Ogni anno arrivano decine di film d’amore natalizi, perfetti per chi cerca emozioni forti come prevedere l’intera trama dopo il primo starnuto della protagonista. Sono storie che scorrono sicure come una pista da sci senza curve: una città innevata, un amore improbabile, una nevicata finale che anticipa l’happy end. Eppure li guardiamo lo stesso. Forse perché a Natale siamo più buoni. O più rassegnati.

Che si tratti di Un Natale da ricordare, Holidate o dell’intramontabile Un principe per Natale o un Cavaliere per Natale, la protagonista è sempre una giovane donna in carriera, nevrotica quanto basta o altamente disillusa sull’amore, che vive in una metropoli dove nevica solo quando lo decide la produzione.
E indovinate? Torna nel suo paesino d’origine o è il fusto di turno ad andare da lei.

Perché se Maometto non va alla montagna…

L’uomo dei sogni.

Il Lui di turno è uno di quei personaggi usciti da GQ. La palestra non sa neanche cosa sia ma sfoggia un fisico da fare invida alle statue greche di Policleto. Ma il fascino, statene certe, deriva da quella camicia di flanella dozzinale e decennale che viene indossata con orgoglio, quasi fosse una divisa militare.

A questo si aggiunge l’aspetto lavorativo che, nella maggioranza dei film, prevede un attività nel settore primario: falegname, agricoltore, pescatore senza dimenticarci dei principi che vogliono l’amore vero. Per questo agiscono sotto copertura, neanche fossero degli agenti dell’FBI. A questo possiamo aggiungere un carattere burbero maturato negli anni, la cui resistenza dura il tempo di un raggio di sole: si scioglie al primo sguardo!

Il drammatico conflitto.

La tensione narrativa, come un sentiero tracciato col fuoco, si regge su conflitti che sembrano insormontabili: un biscotto bruciato, lei perde una sciarpa o un cappello, si scontrano nell’unico minimarket esistente dove le trame di Beautiful trovano degni avversari oppure si contendono l’unico abete rimasto al mercato ma, a quanto pare, anche in tutto il pianeta.

Trame uniche.

Se sappiamo che l’happy end è assicurato, ancora più certa, come la morte, è la trama di cui possiamo sempre già anticipare le mosse. Neanche fossimo noi le sceneggiatrici. Lei, stanca del suo lavoro pagato profumatamente dove l’orario di lavoro è la metà di un part-time italiano, molla tutto e sceglie letteralmente a caso sulla cartina un luogo dal nome improponibile e impronunciabile dove rifugiarsi per sfuggire dai suoi drammi personale e psichici.

Ed è lì, in un posto più sperduto delle Isole Svalbard, che incontra l’unico maschio in età di accoppiamento, bello come il sole ma duro come la pietra. Dal fatidico incontro si susseguono tira e molla, liti, capricci e ripicche perché si odiano. Anzi no, in realtà si amano perché colpiti da Cupido che, stanco di questi due casi umani, ha lanciato arco, frecce e pure la faretra. Ma, l’orgoglio è il sale di queste trame e porta ad una serie di drammi con il finale già scritto.

Perchè li guardiamo?

Perché ci fanno sentire al sicuro. Perché il mondo è complicato, ma i film di Natale no. E perché, in fondo, speriamo che almeno loro siano felici. O forse perché il telecomando l’ha preso qualcuno che ama The Christmas card. E allora sì, continuiamo a guardarli. Ridiamo, prevediamo la trama e ci immergiamo in un mondo dove l’amore è semplice come un biscotto alla cannella. Bruciato, ovvio. Buona visione!

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