Al cinema dall’11 dicembre il film interpretato da Jodie Foster e Daniel Auteuil. L’attrice americana, nei panni di una psichiatra di successo, recita in francese.

La sua presenza è già una garanzia: abbiamo imparato negli anni ad ammirare Jodie Foster, attrice, regista e produttrice nata praticamente sul set, due Oscar,  quattro Golden Globe, la Palma d’Oro d’onore al Festival di Cannes nel 2021 “per il suo impegno forte e insieme umile nei confronti della maggiori cause del nostro tempo” .

Non delude nemmeno questa volta in “Vita privata” sesto film della regista francese Rebecca Zlotowski. La ritroviamo a Parigi, nei panni di Lilian Steiner, psichiatra di successo che si risveglia dalla sua comfort zone dopo il suicidio di una paziente sul quale decide d’indagare, ipotizzando che invece sia stata uccisa. Senso di colpa, forse, voglia di chiarezza, Lilian, americana trapiantata in Francia, che durante le sedute registra i pazienti perché è sempre meno capace di ascoltarli, inizia a lacrimare senza motivo.

E così si rivolge all’ex marito, Gabriel, oftalmologo, che ammette stupito di non averla mai vista piangere in precedenza. Sarà proprio lui, poi, interpretato da un altro attore di chiara fama come Daniel Auteuil, ad aiutarla nelle indagini.

Un segreto scoperto grazie a una regressione nella vita precedente.

Indagini che coinvolgono inevitabilmente anche la vita privata di Lilian,  la difficoltà di rapporti con il figlio e il nipote, il matrimonio fallito, i limiti della sua professione e che portano la psichiatra persino a consultare un’ipnotista per smettere di lacrimare.

Una regressione nella vita passata le farà  scoprire che aveva già incontrato in precedenza Paula, la paziente che si è suicidata, e che hanno un segreto in comune. In un crescendo di situazioni, tra ipotesi e campanelli d’allarme, Lilian rimette in gioco le sue scelte e la rigidità che l’ha protetta,  smantellando piano piano il mito della donna forte che ha costruito intorno a sé. Jodie Foster disegna questo personaggio con la solita maestria, recitando in un ottimo francese.

«Da molto tempo volevo fare un film in francese – ha dichiarato – con un regista francese, girato interamente in francese. Cercavo un film con uno stile più sobrio, uno che si confrontasse con le idee, con la vita della mente.»

Anche la regista, Rebecca Zlotowski sognava da sempre di lavorare con Jodie Foster: poterla dirigere, ha sottolineato. «è stato un qualcosa di esaltante e atteso a lungo. Il nostro primo incontro non si era materializzato ai tempi del mio film d’esordio, Dear Prucence

Un titolo sognato e preso in prestito da Louis Malle.

Vita privata, commedia thriller a sfondo psicanalitico che riecheggia per certi versi il Misterioso omicidio a Manhattan di Woody Allen e i colpi di scena alla Hitchcock, ha un titolo che è stato capace di tormentare da tempo la regista. Lo ha preso in prestito all’omonimo lavoro di Louis Malle del 1962 con Brigitte Bardot e Marcello Mastroianni.

«Per anni – ha spiegato Zlotowsky – ho proiettato vari film su quel titolo, convinta che contenesse una verità che dovevo scoprire: la sfera intima, la tensione tra ciò che sappiamo di noi stessi e ciò che gli altri pensano di sapere. E ovviamente, la sua controparte, la vita pubblica e professionale, dove emergono tante delle nostre contraddizioni.»

Poi sono arrivate la sceneggiatura e Jodie Foster e il progetto ha preso vita.

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