
L’aquila arpia detiene il primato di più grande rapace al mondo: la femmina pesa intorno agli 11 Kg, è lunga circa un metro e ha un’apertura alare di due metri. Il maschio generalmente è un po’ più piccolo e il suo peso non supera i 7 Kg, seppur anche lui abbia un’apertura alare notevole.
L’aquila arpia è originaria dell’America del Sud, solitamente è di colore grigio, con la testa grigio cenere, la pancia bianca ed è caratterizzata da una cresta di lunghe penne che la fanno sembrare mascherata. Ha artigli molto lunghi grazie ai quali è anche un’abile cacciatrice, preferendo mammiferi come piccole scimmie e bradipi, ma spesso caccia anche volatili. Costruisce i nidi sulla parte più alta degli alberi, vicino alle altre aquile, utilizzando rami, e lì depone le sue uova; solitamente nasce un piccolo ogni due o tre anni.
Mitologia
Il suo nome deriva dalla mitologia greca, infatti le arpie erano esseri metà donna e metà aquile, considerate le responsabili delle tempeste e degli uragani, e accompagnatrici delle anime verso l’Ade, il regno dei morti. O come scriveva Dante Alighieri nella Divina Commedia: le Arpie tormentavano le anime dei dannati, beccando rami e strappando con i loro affilati artigli le foglie degli alberi in cui erano stati trasformati coloro che avevano commesso un suicidio.
Vita di coppia
Un’aquila arpia vive mediamente tra i 25 e i 35 anni, soprattutto se vissuta in cattività, perché purtroppo rischia l’estinzione.
Quando un’arpia sceglie il compagno o la compagna della sua vita, rimangono insieme per sempre: finché la femmina si occupa dell’uovo prima della schiusa, il maschio caccia per entrambi, una volta nato il piccolo anche lei comincia a cacciare lasciando il papà con il nuovo arrivato. Un sistema familiare veramente paritario in cui entrambi hanno un ruolo essenziale di aiuto reciproco, senza distinzione.
I genitori si occupano del piccolo per circa diciotto mesi, anche se è da considerarsi adulto intorno ai quattro anni.
Salvaguardia
Questo meraviglioso rapace è stato inserito dall’Unione Internazionale per la Conservazione, tra le specie a rischio estinzione, anche se il pericolo non è al momento imminente. Ciò soprattutto a causa della deforestazione delle foreste pluviali e amazzoniche portando così a veri e propri aiuti per la salvaguardia.
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