L’haute couture o alta moda rappresenta il lavoro di alta sartoria. È la creatività unita all’artigianalità, tessuti preziosi e qualità senza tempo.

Si parla ancora dell’haute couture della fashion week di Parigi sui social. Diversi momenti hanno catturato la nostra attenzione. Tante nuove idee, trend e passione anche nei pareri contrastanti per alcuni debutti.

Schiaparelli.

Schiaparelli ha riconfermato la magia con la collezione “Icarus” caratterizzata dai volumi sostenuti, colori luminosi e una ricerca che conferma la scultura come costante. Uno stile glamour sofisticato che fa sognare e desiderare di indossare almeno uno dei vestiti. Marisa Berenson nipote di Elsa Schiaparelli sottolinea come il brand fondato nel periodo del movimento surrealista sia stato sempre innovativo grazie a una visione contemporanea della donna.

Omaggia l’attuale direttore creativo Daniel Roseberry per la sua visione artistica e personale di reinterpretare i codici del brand grazie al talento e alla creatività (https://www.instagram.com/theperfectmagazine/reel/DFU-_dmtlxq/). Ogni collezione haute couture fornisce spunti interessanti in cui il vestito è protagonista assoluto. Il make-up delle modelle ha un effetto naturale per non distogliere l’attenzione. Hanno catturato la mia attenzione sin dal primo momento il vestito lungo marrone con scollo halter neck che acquista volume dal fianco in giù con un nodo dietro e l’abito stile anni ’50 con un corsetto nero e una gonna oro strutturata da coni aperti che danno volume.

King George.

King George ha celebrato i suoi venti anni attraverso la collezione “Lumieres”. Una collezione dalla eleganza discreta, l’esperienza e l’amore che mette nelle sue creazioni. Un amore corrisposto pienamente a chi lo segue da sempre. Con il recente “gira la moda” in cui i direttori creativi si susseguono in nome dei risultati da raggiungere King George è una certezza di continuità di uno stile nato agli inizi degli anni ’70. Le celebrities che lo hanno scelto come stile di vita non lo hanno più lasciato a differenza di quello che succede in altri brand. I giochi di luce illuminano ogni capo. Il vestito dal corpetto incrociato che si apre in una gonna ampia dal volume sostenuto è un gioco di ricami e trame di indaco, rosa, verde, bordeaux su una base neutra di un’eleganza unica. Mi sono innamorata della scelta dei toni brillanti dei colori discreti utilizzati per tutti gli abiti. Chi sarà in grado di sostituirlo?

Sia Schiaparelli che Armani rappresentano una continuità di idee in una creatività coerente nel rinnovarsi. Una sfida complicata da affrontare in una moda che ultimamente è sempre più una ripetizione senza un valore aggiunto.

Viktor & Rolf.

Viktor & Rolf ha sorpreso per una collezione contemporanea e moderna. Volumi surreali, rouches e volant per il trench e camicia bianca che sono alla base di ogni guardaroba. Trench destrutturati, stroppicciati, annodati, oversize, plissé in tessuto gazar di seta. Chemisier oversize, minimalista e non. Entrambi i capi in colori basici neutrali mischiati al contrasto del blu scuro. Look rifiniti con accessori Louboutin e gioielli Droomfabriek per enfatizzarli. Una sfilata di capi timeless con un target più ampio in quanto si prestano a essere mixati per outfits visibili ma più accessibili nella quotidianità. Coup de foudre per le camicie che mi hanno ricordato l’architetto della moda Gianfranco Ferrè.

Miss Sohee.

La stilista coreana Miss Sohee ha sfilato per la prima volta a Parigi. L’avevamo già apprezzata qualche anno alla fashion week di Milano grazie a Dolce & Gabbana. Ha utilizzato nelle sue creazioni diversi spunti della cultura, eredità coreana come perle, fiori di ciliegio, peonie applicate nei gioielli e nei ricami. L’artigianalità dei ricami si intreccia con i cristalli Swarovski nelle gonne. Ne è un esempio l’abito dal corsetto in velluto nero adornato con delle piume che si aprono ad ali e una gonna in seta oro dove sono stati appunto ricamati i suddetti cristalli. La tradizione femminile tipica della cultura asiatica si ritrova in ogni dettagli come i copricapi e il tessuto mikado.

Valentino.

Valentino “Vertigineux” ha segnato il debutto di Alessandro Michele nell’haute couture. C’è teatralità e drammaticità nella collezione che ricorda i look di archivio anni ’80-’90 della Maison. Ha fatto rimpiangere la creatività di Valentino in primis e la maestria e innovazione nella continuità con Piccioli. Nel vestito neutro dalla gonna ampia con volant non sono riuscita a cogliere l’innocenza e la seduzione voluta anche perché la maschera sul volto mi è sembrata una reminiscenza di collezioni passate di Galliano, McQueen, Mugler che in questo look non ha senso. Nonostante le critiche positive mi è mancato l’allure, la magia che ci fa sognare anche quando non riusciamo a vedere la bellezza dei dettagli dal vivo. Michele è un grande alchimista perché riesce a gettare “fumo negli occhi” laddove manca un senso definito di ciò che è destinato a rimanere nel tempo.

Sostienici, cliccando qui: PINK