
Diario di condivisione di riflessioni, pensieri, rispetto alle storie che ascolto, osservo o leggo nel mio Journal Intime. Affrontiamo insieme il delicato tema della vita effettiva.
Parigi, marzo 2025
Jurnal Intime. In questi primi giorni di primavera, sento il desiderio di condividere con voi alcune riflessioni su come possiamo cominciare a far fiorire nella società una nuova visione e nuovi comportamenti, improntati al rispetto dell’altro nella sua unicità sessuale, culturale e di genere. Nel mio percorso di ricerca sull’intimità delle donne, che dura ormai da sei anni e mi ha portato a intervistare decine di donne provenienti da diverse culture, lingue, età e origini, ho avuto l’opportunità di raccogliere numerose testimonianze sulla loro “prima volta”. Ho potuto constatare che l’esperienza sessuale iniziale non deve necessariamente essere traumatica o negativa.
Quando le giovani donne conoscono il loro corpo, comprendono cosa significa intimità e hanno avuto la possibilità di dialogare liberamente e positivamente sulla sessualità, la loro esperienza può essere vissuta in modo sano e consapevole.
Il sapere, la conoscenza, possono proteggere giovani donne e uomini dal trovarsi in situazioni di pericolo fisico e psicologico. Essere consapevoli permette loro di vivere la loro “prima volta” in accordo con i propri desideri e, soprattutto, di sapere che hanno il diritto di dire no quando lo desiderano.
Cos’è l’amore maestra?
Per questo motivo, il documentario audio C’est quoi l’amour maîtresse? di Lolita Rivé – ex giornalista diventata insegnante da sei anni – ha immediatamente trovato una forte risonanza con le mie riflessioni sull’intimità. Il documentario raccoglie le registrazioni delle lezioni di educazione alla vita affettiva, relazionale e sessuale che Lolita ha tenuto con i suoi alunni delle scuole elementari.
Pochi mesi dopo la pubblicazione del documentario, Lolita Rivé è diventata la portavoce di un movimento che unisce sindacati di insegnanti, associazioni femministe e collettivi di genitori, tutti uniti nel chiedere che queste lezioni vengano finalmente realizzate nelle scuole elementari, come previsto dalla legge del 2001. Una legge che, però, non è mai stata davvero applicata, in gran parte a causa delle forti opposizioni di genitori moralisti e partiti conservatori, che non hanno alcun interesse a far evolvere la società in questa direzione. Ho avuto il privilegio di dialogare con lei per il mio podcast Journal Intime.
Lolita mi ha raccontato come, arrivata nelle scuole elementari, si sia trovata a fronteggiare un ambiente molto più violento di quanto ricordasse dalla sua infanzia. Dal suo primo anno, Lolita si è trovata a dover gestire conflitti tra bambini violenti, insulti omofobi e, soprattutto, ha scoperto che molti bambini erano completamente all’oscuro dei temi legati alla società e al loro corpo. Si è quindi ritrovata a insegnare, senza nemmeno rendersene conto, le basi della vita affettiva, relazionale e sessuale. Non poteva limitarsi a rispondere a insulti violenti con un semplice: “Non si fa, non va bene”. Sentiva il bisogno di spiegare il perché.
Educazione alla vita affettiva, relazionale e sessuale.
Che cos’è un insulto omofobo? Perché non si fa? Che cos’è la discriminazione? Ha così deciso di aprire il dibattito con i suoi alunni. Si è resa conto che i bambini hanno opinioni su molti temi, ma poiché nessuno glielo chiede, non le esprimono. È stato un processo incredibilmente arricchente e potente, il momento in cui ha realizzato quanto fosse meraviglioso dare ai bambini gli strumenti per analizzare il mondo che li circonda. Le sue lezioni toccano temi fondamentali. Primo fra tutti, insegnare ai bambini a parlare quando subiscono violenze fisiche, e in particolare sessuali.
Ogni anno, 160.000 bambini sono vittime di incesto, un bambino su dieci. È fondamentale spiegare loro che nessuno ha il diritto di toccare le loro parti intime e che, se ciò accade, non sono loro i responsabili, ma la persona che compie l’abuso. Aiutarli a parlare e chiedere aiuto è, per Lolita, il cuore di questo lavoro, purtroppo reso necessario dalla tragica realtà di troppi bambini che subiscono violenze.
Il consenso.
Un altro concetto fondamentale che Lolita trasmette è quello del consenso, un termine che oggi si sente spesso ma che è essenziale che ogni bambino comprenda. È importante che i bambini apprendano che tutte le relazioni, che siano tra adulto e bambino o tra due bambini, devono essere basate sul mutuo consenso. Per esempio, non si deve forzare un bambino a giocare se non ha voglia in quel momento, bisogna rispettare la sua risposta, senza prenderla come un rifiuto personale. Allo stesso modo, se un bambino non vuole giocare, ha il diritto di dire no. È una nozione che noi non avevamo da bambini, e nessuno ce l’ha insegnata.
Questo, senza dubbio, aiuta a prevenire la violenza. Un altro tema fondamentale è l’eliminazione delle discriminazioni di genere, cercando di far comprendere che tutti dovremmo essere uguali. Sebbene sembri un concetto semplice, in realtà non lo è. Lolita racconta che, nei gruppi di bambini, chi non risponde agli stereotipi di “bambina” o “bambino” viene spesso escluso.
Si sentono ancora battute come: “Tu non lo puoi fare perché sei una femmina!” o “Tu corri come una femmina”, seguite da insulti omofobi.
Per affrontare questo tema, Lolita ha usato numerosi libri che raccontano di famiglie con due mamme, due papà, famiglie monoparentali o bambini adottati, mostrando così la varietà delle esperienze familiari. Normalizzare queste diversità attraverso letture di questo tipo è essenziale per evitare che diventino causa di violenza, esclusione o discriminazione tra i bambini.
Perché alla scuola elementare.
Ovviamente, non si parla di sessualità ai bambini come temono alcuni genitori e partiti politici. L’insegnamento riguarda la realtà che i bambini vivono ogni giorno: i conflitti a scuola, chi non rispetta quello che dici, chi ti insulta o ti tocca dove non vuoi. Questi sono i temi con cui i bambini si confrontano.
Alle medie e al liceo, l’educazione sessuale viene fatta, ma si concentra soprattutto sugli aspetti tecnici, come prevenire gravidanze precoci o malattie sessualmente trasmissibili, senza mai affrontare il tema di chi possiamo essere veramente. In realtà, dovrebbe essere una conversazione che nasce in famiglia, ma purtroppo è molto rara. Se l’educazione sessuale è necessaria, è perché esiste una lacuna evidente nella società, e questa mancanza si fa sentire. Inoltre, sappiamo che la maggior parte delle violenze che subiscono i bambini provengono in realtà dalla famiglia (circa l’80%). Chiedere alle famiglie di parlare di consenso per proteggere i bambini dalla violenza è una contraddizione.
I bambini che vivono in famiglie violente, che subiscono abusi o che provengono da famiglie che non sanno come parlare di questi temi perché li considerano tabù, non sono protetti né educati su questi argomenti. Ecco perché è fondamentale che la scuola se ne occupi, cercando di offrire un’educazione egualitaria per tutti i bambini. Spero che questi piccoli semi che stiamo piantando oggi possano, presto, germogliare in menti libere e far fiorire una società più giusta, così che tutti noi, insieme, possiamo vivere al meglio questa nuova primavera di rinnovamento e possibilità.
Immagine di copertina di Anastasia Shuraeva
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