Ah, le feste, che piacevole delizia. E tra le feste, si sa, Natale è il Re! Ma le festività hanno una doppia faccia e Maledette feste, di Isabella Pedicini, riesce a catturare tutte le sfaccettature dei giorni rossi sul calendario.
Maledette feste non è solamente un libro di Natale sul Natale: è un’immersione completa e dettagliata in un tipico Natale italiano in cui ognuno può ritrovare un pezzo della propria famiglia, se non proprio tutta; è un percorso interiore alla riscoperta di cosa è davvero importante, di qual è, veramente, il significato di Natale.
Maledette feste.
Come ogni anno, in tutte le famiglie comincia una lenta ma inesorabile lotta per decidere dove trascorrere il Natale. Agata lo sa bene che anche lo scorso anno erano stati dai suoi genitori e quest’anno sarebbe il turno dei genitori di Bertrand, suo marito, e di una bella vacanza in Francia. Ma sua mamma ha organizzato una cena della Vigilia con tutto il parentado: gente che viene addirittura dalla Sicilia! Non può mancare, no?
E così Agata, Bertrand e i due figli si dirigono verso un paese dell’Irpinia, con l’idea di passare il Natale il più velocemente possibile per poi tornare alle proprie vite. Anche perché il Natale, nonostante la sua magia, si rivela essere una puntuale fonte di stress, soprattutto per chi come lei che detesta le feste comandate.
Peccato che un piccolo imprevisto costringerà Agata non solo ad approfondire il Natale in tutte le sue forme e tradizioni, ma anche a diventare protagonista del tanto temuto cenone della Vigilia.
Il Natale tra piaceri…
Maledette feste è un libro apparentemente semplice e divertente. Si propone di portare all’attenzione del lettore il Natale (e le festività in generale) e tutto quello che, volenti o nolenti è diventato il loro contorno.
E allora eccole, le luci di Natale, la magia che si respira in questo periodo dell’anno, i volti sorridenti, i bambini con le loro letterine a Babbo Natale e, nel caso di Agata, la cartoleria di quartiere che segna il passare delle stagioni e del tempo.
E’ vero che a Natale l’aria è diversa, che ognuno si sente in qualche modo differente, forse migliore. Così come è vero che tutte queste luci, tutto questo innocente ottimismo, spingono ognuno di noi a sentirsi più sereno: l’anno sta volgendo al termine e quello nuovo sarà migliore!
…e dolori!
Ma l’aspetto decisamente interessante di Maledette feste è che, dietro la scrittura brillante dell’autrice, si nascondono anche tutti quei piccoli tormenti legati a ogni festa.
Ha ragione Agata, che si stressa quando a maggio gli amici cominciano a chiederle se ha prenotato le vacanze estive. Ma da quando è diventato un obbligo? E, soprattutto, da quando non fare le vacanze in un posto considerato in, comporta immancabilmente uno sguardo quasi di pietà nell’interlocutore?
Ho un altro ritmo e non resisto quando nei giorni festivi ritrovo gli elementi che quotidianamente attanagliano quelli feriali: gli orari, lo stress, le scadenze. Possiamo definire questa condizione dell’essere una vacanza?
E siccome Natale è il re delle feste, si riserva la particolare capacità di essere anche il re dei piccoli tormenti: lo stress dei regali, l’ansia nel decidere dove trascorrerlo, il terrore di fare o dire qualcosa di sbagliato e innescare la miccia che porta a galla tutti i vecchi rancori che ogni famiglia nasconde come polvere sotto al tappeto.
Ecco, Agata, le feste sono spesso maledette e il Natale è così in ogni angolo del mondo. Ogni famiglia ha sicuramente una storia da raccontare. Poi, qui in Italia e al Sud, magari, ne avete anche più di una perché culturalmente amante il melodramma e vi riunite con molta più frequenza rispetto alla media delle altre nazioni del pianeta.
Natale italiano.
Maledette feste, quindi, si rivela essere un perfetto spaccato del tipico Natale italiano. Dapprima viene l’estenuante braccio di ferro per decidere dove trascorrere la Festa, poi l’ansia da regalo ideale e quella da prestazione in occasione del cenone o pranzo con i parenti. Insomma, della bellezza del Natale, della sua religiosità, si è un po’ perso il senso ed è rimasto solo questo intenso momento che poi, come dice Agata, si vive in uno stato di semi incoscienza: si arriva al sette di gennaio e non si sa bene come ci si è arrivati.
In verità è la festa per un bambino divino che nasce d’urgenza nel primo luogo utile, in una mangiatoria, “al freddo e al gelo”, durante una fuga, in una parte del mondo segnata oggi da avvenimenti strazianti. Basterebbe quest’immagine per ricordare a tutti – credenti e no – il valore simbolico della ricorrenza e spingerci a fare una riflessione profonda sul concetto di dolore, soprattutto se ingiustificato.
Maledette feste è un romanzo che vuole raccontare, in chiave brillante e forse un po’ irriverente, il Natale in tutte le sue sfaccettature. A causa di un bizzarro incidente che colpisce la famiglia di Agata, si trasforma in un percorso alla scoperta delle origini del Natale e di tutte le tradizioni che lo circondano: dalla prima apparizione della stella cometa che accompagnò i Re Magi fino alla creazione del panettone, dalla nascita di Babbo Natale fino alla presenza, imprescindibile, di Maradona nel presepe.
Il Natale è fatto dei vuoti lasciati dalle persone che non ci sono più e di cui ritroviamo una traccia fortuita in un oggetto sbeccato, in un gesto involontario, in un sapore della festa.
E, soprattutto, Maledette feste ci ricorda in maniera estremamente sottile e delicata che non sono le luci, l’albero, il panettone o i classici film di Natale a creare la magia natalizia. No, la vera magia sta nei nostri ricordi d’infanzia, in quell’attesa carica di mistero e nelle vecchie tradizioni. La magia del Natale, in tutta la sua potenza, sta nei nostri ricordi più preziosi.
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