Si corre e si cammina oggi in tutto il mondo nel nome della prevenzione.

La Race for the Cure, organizzata dalla fondazione Susan G Komen, è una manifestazione dedicata alle Donne in Rosa, donne affette da tumore al seno, che ne sono uscite o che ricordano quelle che non ce l’hanno fatta. In tutto il mondo e in tutta Europa, l’ultimo fine settimana di Settembre si organizzano corse di 5 km o camminate di 3 km, tutte unite in nome delle prevenzione e dunque della vita.

A causa della pandemia mondiale quest’anno la Race for the Cure verrà svolta in maniera diversa, rispettando il motto lontane ma unite, attraverso eventi singoli e online. Perché non è importante come si faccia ma che si faccia.

Prevenzione. Una parola che purtroppo tendiamo a dimenticare, assorbite come siamo dalle nostre vite frenetiche. Ma è una parola che può salvare esistenze intere, preservarle da malattie e cure invasive non volute. Per questo motivo è importante documentarsi e informarsi, soprattutto perché ogni donna non deve sentirsi sola.

Tra le tante iniziative organizzate in questi tre giorni ce n’è una guidata dalla scrittrice Monica Serra con la quale ho avuto il piacere di approfondire diversi aspetti della Race for the Cure.

Ciao Monica. Intanto ti do il benvenuto sul Pink Magazine Italia. Sei la creatrice di un piccolo evento online che riguarda la Race, piccolo ma allo stesso tempo importante per sensibilizzare le donne, e non solo, su un dramma che colpisce e a volte annienta. Per chi ancora non lo sapesse: cosa è la Komen Italia?

Susan G. Komen Italia è un’organizzazione basata sul volontariato, in prima linea nella lotta ai tumori del seno, su tutto il territorio nazionale. Nasce nel 2000 a Roma come primo affilato europeo della Susan G. Komen di Dallas sotto la guida del Prof. Riccardo Masetti, attuale Presidente. Gli obiettivi dell’Associazione mirano principalmente a tenere alta l’attenzione sul tema dei tumori del seno e più in generale della salute femminile e a promuovere in modo concreto la prevenzione nelle sue diverse forme, oltre a sostenere e migliorare le opportunità di cura delle donne che vivono l’esperienza del tumore del seno. Ogni anno, in diverse città d’Italia, l’Associazione organizza la principale raccolta di fondi per sostenersi, che è costituita appunto dalle quote di partecipazione e dalle donazioni che supportano la maratona chiamata Race for the cure. Quest’anno, causa Covid19, la gara si svolge in modo virtuale e contemporaneamente in tutta Europa.

So che hai partecipato in passato alla manifestazione Race for the Cure. Che tipo di esperienza è stata?

Per me la Race è stata un raggio di luce nel momento più buio che stavo vivendo dopo aver subito l’intervento per il carcinoma mammario. Mi sentivo a pezzi: le terapie erano invasive, avevo una tremenda paura di morire e la sensazione di essere senza punti di riferimento… Vedere le Donne in Rosa indossare la maglia che rappresenta il marchio della malattia come se fosse un trofeo, guardare i loro volti sorridenti nonostante i segni esteriori (e chissà quali abissi interiori), percepire l’energia che le univa nel reagire tutte insieme al mostro è stata la scossa che mi ha spinto a cambiare prospettiva. Un punto di vista diverso sulla malattia che mi ha portata a raggiungere consapevolezza di me stessa, dei miei limiti ma anche e soprattutto dei miei punti di forza. Allora ho rimesso insieme i pezzi, e laddove le crepe non combaciavano perfettamente ho riempito gli spazi con l’oro, come fanno i giapponesi nell’arte del Kintsugi. Ero di nuovo io, ma diversa. Più preziosa, più unica. E più forte.

Come si può dare il proprio contributo all’Associazione?

Il sostegno all’Associazione può avvenire in diversi modi: con le quote di iscrizione alla Race for the Cure, come dicevo, con delle donazioni, devolvendo il 5×1000, organizzando eventi di raccolta fondi o facendo volontariato.

Le donne e il mostro. Se dovessi scrivere una manciata di righe su questo argomento, cosa diresti in particolare?

Userei semplicemente le parole che ho letto qualche anno fa sulla grande lavagna che viene installata all’ingresso dell’area riservata alla Donne in Rosa e che durante la Race si riempie di messaggi. “Il drago non si combatte, si cavalca”. La reazione alla malattia non è sempre uguale, è molto soggettiva, ma per quanto mi riguarda in questa frase ho trovato una forte ispirazione su come affrontarla.

E allora cavalchiamolo insieme questo drago, oggi e sempre.