Qualcuno ricorderà che a Codogno, città da dove partì l’epidemia di covid-19 per estendersi in tutta Italia, lo street artist padovano Alessio B aveva lasciato una Wonder Woman in abiti da infermiera, con una mascherina tricolore e l’aria di sfida negli occhi. Un simbolo della lotta contro il nemico invisibile, un simbolo però sfregiato nei giorni scorsi.

L’azione operata contro l’infermiera simbolica, palesemente deturpata, ha creato subito indignazione. L’artista si è detto amareggiato e il sindaco di Codogno, Francesco Passerini, gli ha già chiesto di tornare e di riproporre l’immagine. Un piccolo rimedio contro un gesto vandalico che andrebbe condannato per ciò che rappresenta: uno smacco contro chi combatte in prima linea una guerra che ci ha costretto a rivedere, e rivalutare, le nostre esistenze.

Che il gesto sia voluto, o magari frutto dell’incapacità di giudizio di qualcuno, non ci è dato sapere al momento. Eppure vedere quella serigrafia ferita, ferisce.

Ferisce non soltanto una categoria che si è prodigata fin dal principio al bene del prossimo ma anche una popolazione, la nostra, che soffre nel tornare a una normalità sempre più lontana.

Se si sminuiscono gesti del genere, allora vuol dire che dalla pandemia dell’indifferenza non guariremo mai perché non c’è vaccino.

Il vandalismo purtroppo è una piaga che ha colpito opere di importanza storica e artistica. Ancora abbiamo fisso nella memoria quel turista austriaco che per farsi un selfie con la statua di Paolina Bonaparte del Canova le ruppe l’alluce e due dita del piede. L’infermiera di Codogno non avrà certo la stessa valenza storico-artistica ma ha una profonda valenza umana.

Queste notizie non possono passare in sordina ma devono piuttosto far riflettere sul valore del gesto. Tutti stiamo ancora lottando per sopravvivere. Tutti siamo ancora preoccupati per un futuro nebuloso e incerto. Apprendere questo genere di fatti colpisce al cuore perché gesto voluto o no offende quella sensibilità che, ci auguriamo, sia sorta o sia aumentata in ciascuno di noi, in questo particolare momento storico.

Dovremmo considerarci un po’ tutti sfregiati perché se non siamo in grado di mantenere viva una figura su un muro, allora forse non siamo in grado nemmeno di comprendere il valore di una semplice opera di strada, complessa però nel suo significato, che voleva semplicemente ricordare, onorare, i sacrifici di molti per il bene di tutti.

Indignarsi in questi casi è normale. Ma non basta. Occorre prendere coscienza che ogni gesto, seppur piccolo, ha le sue conseguenze e può diventare grande quando viene compiuto nel bel mezzo di difficoltà comuni, ancora ben lontane dalla loro fine.