Era il 9 marzo 2020. In tutta Italia venivano estese le misure drastiche per contenere il virus. Iniziava così, di fatto, il lockdown. Un evento storico, quello della pandemia, che non vede purtroppo ancora la fine. Con le scuole e le attività chiuse, gli italiani si trinceravano nelle proprie abitazioni al grido di #iorestoacasa. Si cantava sui balconi, si disegnavano arcobaleni, si pensava di vedere presto la fine. A un anno di distanza la speranza restano i vaccini e quel buon senso che è venuto, però, sempre troppo spesso a mancare.

Tutto il mondo convive con la pandemia di Covid-19 da un anno, oramai. Dai primi casi affermati in Cina, nessuno avrebbe mai immaginato che la vita di prima, quella che forse non abbiamo apprezzato pienamente, ci venisse sottratta o sconvolta. Molte cose sono cambiate dal primo decreto ministeriale: il sistema scolastico, quello lavorativo, i rapporti sociali e anche religiosi. Tutto è cambiato eppure sembra che, a un anno di distanza, non sia mutato nulla. Abbiamo ancora a che fare con un nemico invisibile che non molla la presa. Ci basiamo sui dati e sulle speranze che questi ci offrono, anche se a volte sono poco incoraggianti.

Parliamo di numeri.

Attualmente i casi totali in italia sono 3.081.368. Un dato sconcertante, se si pensa alla poca percezione che avevamo all’inizio, dove ciascuno di noi pregava e confidava in una soluzione sbrigativa del problema. I guariti sono 2.508.732. Un dato che comunque conforta. Ma, anche chi a scuola non andava bene in matematica, si accorge che tra le due cifre c’è uno scarto, un abisso. Sono i 472.53 attualmente positivi. Anche se il dato più nero è quello delle 100.103 vittime del contagio (QUI la situazione in questo momento in Italia).

100.103 persone che hanno perso la vita. Fino ad oggi. Numeri che non sono numeri ma esistenze. Volti e nomi. A un anno di distanza c’è ancora chi piange i suoi morti.

I numeri del vaccino

Ad oggi sono state somministrate 5.587.592 dosi di vaccino. Un numero che, a quanto dicono, lieviterà più velocemente entro l’estate. I vaccini somministrati in Italia sono 3, tutti autorizzati dall’EMA, l’Agenzia Europea per i Medicinali: parliamo degli ormai noti Pfizer BioNTech, Moderna e Astrazeneca. Tre nomi che sono entrati a far parte del nostro linguaggio. Gli Operatori Sanitari e Sociosanitari sono la prima categoria per numero di dosi. E anche quella che il Covid 19 l’ha guardato in faccia, quando ancora il virus si scambiava per una banale influenza e quando nessuno prendeva coscienza di quello che stava in realtà accadendo.

Sono stati mesi difficili per tutti, e continuano ad esserlo. Nessuna fascia d’età si è risparmiata le conseguenze della pandemia. Famiglie costrette a stare lontane, problemi e discrepanze sociali sempre più evidenziati, una crisi economica buia, tante domande e ancora poche risposte.

Il futuro appare ancora da costruire, eppure c’è voglia di ripartire, di riaprirsi al mondo. La pandemia di Covid 19 ci ha messo davanti alle nostre paure, a scelte che non avremmo pensato di compiere. Ci ha cambiati, proprio noi che troppo spesso ci siamo creduti invincibili. E invece ci siamo dovuti riadattare in un mondo che sentiamo poco nostro, facendo affidamento su un buon senso che molto spesso è venuto a mancare.

Le battaglie sono ancora in corso. Ma quello che ci deve premere è vincere la guerra. A un anno di distanza dovremmo averlo oramai capito.