Ottobre è il mese della prevenzione, in particolar modo rispetto a tutti i tumori femminili.
Pink Magazine Italia si fa portavoce di questa campagna di sensibilizzazione per palesi motivi: le nostre lettrici sono per lo più donne (anche se non solo e di questo ne siamo felici!).

Nell’aprile di quest’anno è uscito un bel libro della giornalista Silvia Ferreri, finalista al Premio Strega con “La madre di Eva” ed edito da Rizzoli. Già il titolo è interessante: Le cose giuste”. Ho avuto il recente piacere di leggerlo e ho pensato di soffermarmi sull’ultima delle cinque storie al femminile riportate, che in qualche modo si lega al tema delicato e importantissimo di questo mese autunnale. Parla (anche) della malattia di Valeria.

Vi consiglio comunque la lettura di tutto il libro, perché affronta cinque grandi temi importanti nel dettaglio delle vite delle protagoniste, quasi vivisezionandone le vicissitudine e le emozioni. Un libro che vi porterà nel cuore di ogni moglie, madre, figlia, sorella, amica e che ci ricorderà la forza e la tenacia delle donne che credono nella “cosa giusta” da fare e la portano avanti, anche se è la più difficile, la più dura, la più solitaria, la più dolorosa.

Con le citazioni che più mi hanno colpita, soprattutto della prima parte di questo racconto di vita vera, spero di poter compiere un piccolo e umile viaggio letterario nell’inferno della malattia e di chi si ammala e deve affrontare un demone grande, sconosciuto, terribile e deve farlo per lo più da sola.

LA STORIA DI VALERIA

Valeria è una giovane donna, ha poco più di trent’anni ed è sposata da appena due mesi quando le diagnosticano una forma rara di tumore all’altezza del torace, si tratta di un linfoma non-Hodgkin. In quanto “non”, si tratta di una “bestia nera”, qualcosa di ancora più sconosciuto degli altri. Una malattia che, tradotta, è una palla di dieci centimetri che va assolutamente tolta e questo va deciso in fretta.

“Effetti collaterali in caso di sopravvivenza: infertilità totale e assoluta. Per sopravvivere deve decidere di rinunciare a diventare una madre naturale. E deve deciderlo in un momento. Solo che Valeria non è una donna normale, una come noi, una terrestre. Valeria è una donna che sembra scesa dal pianeta degli angeli, è la cura, la madre, l’accudimento per eccellenza, Valeria è la madre di tutte le madri. Dire a una donna come lei che non sarà mai madre è una condanna. Non è la pena di morte, ma è come se lo fosse… La chemio prevista è forte, devastante, un napalm che le brucerà gli organi e sterminerà le sue riserve ovariche”.

Parole forti, che servono a descrivere qualcosa di devastante e che quindi non possono essere né diverse, né addolcite.

“E’ pazzesco – mi dice – ci mettiamo giorni a scegliere il posto dove andare in vacanza, mesi per decidere il nome di un bambino, ore per comprare un vestito o un paio di scarpe. E poi in un momento, in pochi minuti, devi decidere del tuo futuro e di quello dei tuoi cari, devi dire sì, mi fido di voi, bruciatemi il ventre, azzeratemi il futuro, mi fido di voi. So che questa sarà la cosa migliore per me. Lasciatemi cava, ma viva”.

“A trentatré anni la mettono in menopausa farmacologica e la stravolgono. Autotrapianto è la parola che la salva. Un anno a letto, in una stanza da sola, in camera iperbarica. Solo Aldo, suo marito, è ammesso con camice, mascherina e guanti”.

La prima parte di questa storia è lunga, anche se raccontata in poche pagine, ed ha un lieto fine:

“Dopo due anni, tre ospedali, due città, un cambio in corsa di protocollo, una nuova terapia, l’incubo finisce. E Valeria guarisce completamente”.

GLI AFFETTI VICINI

In questa storia, come in tutte quelle delle persone che si ammalano, un ruolo chiave lo ha la persona che ha scelto di restare accanto. Sembra un ruolo secondario e invece è quello più importante per la persona che deve affrontare la malattia e si sente più volte sola e incompresa.

Sarà la riserva d’amore, sarà lo sfogo nei momenti di sconforto, sarà la risata nei momenti più impensabili, l’ironia e la bellezza che salvano.

“Suo marito, l’uomo della sua vita da sempre, le cammina accanto durante tutto il percorso senza mai lasciarla un attimo. Piange, si dispera, si rialza. Consulta medici e ospedali, dorme sulle sedie di plastica, resiste. Non è un superuomo. E solo un Uomo. Ma non cede mai. E la vita alla fine gli dà ragione”.

LA RINASCITA

Silvia Ferreri – l’autrice del libro, la giornalista che intervista Valeria – è a questo punto di questa storia (che non è finita) che la incontra per la prima volta:

“E’ una donna bellissima. Ha i capelli biondi, lunghi e lucidi e gli occhi azzurri. Ha un corpo sano, gambe lunghissime e caviglie sottili da fare invidia, e il sorriso dolce di chi ama la vita e l’ha accolta tutta nel bene e nel male. Se pensi a quello che ha passato ti chiedi come abbia fatto a tornare così. Così bella. Così serena. Così piena”.

Silvia ha portato il suo ultimo figlio, perché lo sta ancora allattando e Valeria lo sa, ha portato un grande peluche per lui:

“Quando noto i suoi occhi sul bozzolo che mi sta rannicchiato addosso, le dico di prenderlo e lei, con un gesto naturale, lo accoglie e lo ingloba. La guardo stupita, mi domando come faccia. Fa cose che io ho imparato nel tempo, cose che ho imparato sulla mia pelle dopo ore di pianti”.

UNA RIFLESSIONE

La storia di Valeria e di Aldo continua, molte parole più in là e oserei dire che non è ancora finita.

Molte cose accadono dopo questa morte e questa rinascita.

Sembra che la malattia e la sofferenza che ne deriva in qualche modo non li voglia abbandonare.

Si parla di gestazione dell’elefante, che è quella di chi aspetta uno o più figli adottivi.

Si parla di burocrazia, ma anche di precarie condizioni di vita in tanti Paesi del mondo, della freddezza di certi luminari nei nostri ambienti ospedalieri.

L’ultima frase dell’ultimo racconto, una frase di Valeria, merita di essere riportata, perché spesso si dà un grande peso alla scienza, alla terapia da seguire, alla cura per quella malattia, ma ancora più spesso ci si dimentica della strada, del modo, della via, del mondo psicologico e affettivo di cui siamo fatti, che è altrettanto importante:

“Aspettare, aspettare ancora. Questo lo sappiamo fare. E dove non arriva la medicina, arriverà l’amore”.

CARATTERISTICHE DEL LIBRO

  • Marchio:               Rizzoli
  • Collana:                La scala
  • Pagine:                 224
  • Data di uscita:    20/04/2021